L’Università per la Pace si mobilita contro la guerra in Ucraina. E lo fa domani, sabato 26 febbraio, ad Ancona, con un presidio organizzato insieme a tutti i soggetti che hanno firmato un appello per fermare il conflitto. Un appello rivolto al presidente del Consiglio Mario Draghi, a quelli di Giunta e Consiglio regionale, Francesco Acquaroli e Dino Latini, e ai sindaci delle Marche, ma anche a «tutte le forze vive della società civile» affinché si adoperino «per impedire nel nostro continente una nuova tragedia ed una insensata carneficina». In piazza anche i sindacati: «Condanniamo l’aggressione militare Russa e richiediamo uno stop immediato delle ostilità: il primo obiettivo deve essere la protezione umanitaria dei civili e la pace e la stabilità in Europa. La vita, il benessere e la sicurezza di milioni di persone sono concretamente messe a rischio dal precipitare del conflitto» le parole di Cgil, Cisl e Uil per far scendere i cittadini in strada.
Quella di Ancona, in programma alle ore 17 in Piazza Cavour, non è un’iniziativa isolata. Presidi analoghi sono infatti previsti in tutte le province marchigiane. L’appuntamento nel capoluogo dorico sarà per l’Università per la Pace l’occasione per proseguire nella raccolta di sottoscrizioni all’appello, di cui la stessa Università è prima firmataria, e dove si richiama alla necessità che «ciascuno al livello delle proprie responsabilità operi fattivamente e in ogni direzione per far abbassare l’altissima tensione, creare canali di dialogo, assumere iniziative efficaci che consentano una soluzione negoziata, equilibrata e giusta della crisi». Al presidente del Consiglio Draghi, i firmatari chiedono anche «di avviare il percorso parlamentare affinché l’Italia aderisca al Trattato Onu sulla proibizione delle armi nucleari (Tpnw)». Inoltre i sindaci vengono chiamati ad attivare «contatti, costituire gemellaggi, ponti di dialogo» con i loro colleghi delle città nelle zone in conflitto.
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