di Leonardo Giorgi
«Ho dovuto lasciare l’Ucraina perché ho una figlia di un anno e tre mesi, sennò sarei rimasta lì con mio marito. Sei giorni fa ci siamo svegliati con le bombe, adesso per fortuna sono in Italia». Per Tania, 30 anni, è il primo viaggio da sola, con la figlia Sofia. Un viaggio in bus di tre giorni che l’ha portata ieri sera a Treia, dove vive la mamma Vira. Tania, fino a una settimana fa, non si sarebbe mai aspettata di lasciare Ivano-Frankivs’k, la sua città. Ma l’invasione russa non le ha dato scelta.
«Non mi sarei mai immaginata la guerra – racconta Tania al telefono, in inglese -. È stato uno choc. Sei giorni fa, attorno alle 5 di mattina, ci siamo svegliati sentendo il rumore delle esplosioni. Abbiamo guardato le notizie e dicevano che Putin aveva attaccato l’Ucraina. Hanno lanciato missili su tutti i nostri aeroporti, anche su quello di Ivano-Frankivs’k. Le persone erano in strada, avevano affollato i negozi e i supermercati, comprando tutto quello di cui avrebbero potuto avere bisogno. Prima che la situazione potesse peggiorare abbiamo preso la decisione e sono partita con mia figlia in bus verso l’Italia. Mio marito, come tutti gli uomini in Ucraina, non poteva e non può lasciare il Paese». Così Tania parte per l’Italia, destinazione casa dei genitori a Treia. «È stata veramente molto dura- racconta ancora la 30enne -. Non avevo mai fatto viaggi così lunghi in bus. Tre giorni insieme a tanta altra gente e tanti bambini. Il conducente si fermava ogni 2-3 ore per le soste. In Romania un uomo, dopo che ha saputo che venivamo dall’Ucraina, ha pagato da mangiare e da bere a tutte le persone che erano scese per la sosta». Tania e la piccola Sofia sono infine arrivate ieri a Bologna, dove Giacomo Pascucci, di Treia, le ha portate a destinazione. Giacomo conosce da vent’anni Vira, mamma di Tania, perché è stata prima badante del padre e ora babysitter delle figlie.
«La Russia sta bombardando Kyiv e Kharkiv – continua Tania -. Non muoiono solo i militari, hanno colpito anche i civili. Le persone sono scioccate. Io piango tutti i giorni per l’Ucraina. Nessuno si sarebbe aspettato la guerra qui, da un momento all’altro. Putin è pazzo, siamo tutti spaventati. Mi sento con mio marito più volte al giorno e sta bene, ma non so quando potrò tornare. Tutti me lo chiedono, ma davvero non lo so». Intanto, la comunità di Treia ha già accolto Tania e Sofia, per farle sentire il più possibile a casa. Lo racconta lo stesso Giacomo Pascucci.
«Per me sono persone di famiglia – racconta Pascucci -. Vira la conosciamo da una vita. Io stesso ho insistito negli ultimi giorni per fare venire qui a Treia la figlia. È stata una decisione molto sofferta per Tania. Ha affrontato un viaggio durissimo, da sola, con una bambina piccola. Era stanca, provata, eppure ci ha sempre informato tutti sulle tappe del viaggio. Quello che sta succedendo in Ucraina è un dolore immenso. Sentire certe cose e vedere quelle scene fa capire che cosa significa dover fuggire dalla guerra. Sono contento che a Treia, in Comune, questa mattina sono stati tutti gentili con Tania. Una signora addirittura voleva regalarle dei soldi, appena ha sentito che era scappata dall’Ucraina». «In queste situazioni – conclude Pascucci – anche un piccolo gesto di solidarietà può fare la differenza».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati