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La gara di solidarietà per i profughi ucraini:
«Il viaggio della speranza
della mia amica Oksana verso Filottrano»

GUERRA – A buon punto la raccolta di beni di prima necessità e medicinali avviata al bar ‘Jumi’ in collaborazione con Cum. Anna Drabiuk che vi collabora con il marito, aprirà le porte della sua casa per ospitare l'infermiera 36enne attesa nelle prossime ore nelle Marche con i due figli di 2 e 15 anni. «Non potevano restare nell'area di Cernivtsi, vivendo nel panico e nell’incertezza del domani. I bambini sono terrorizzati dai bombardamenti»

I beni di prima necessità e i medicinali da spedire in Ucraina, raccolti in pochi giorni al bar ‘Jumi’ di Filottrano

 

Filottrano si mobilita per aiutare il popolo ucraino. Julia Rachynska e il suo compagno Lorenzo Rogati, i gestori del bar ‘Jumi’, con Anna Drabiuk da qualche giorno hanno avviato la raccolta dei beni di prima necessità e di medicinali organizzata dalla Comunità Ucraina Marche. Il carico confluirà poi nel punto di raccolta di Jesi, uno dei 4 nella provincia di Ancona allestiti da Cum, prima di partire con destinazione Est Europa in soccorso di chi fugge dalla guerra. Alcune famiglie filottranesi sono pronte anche ad ospitare parenti e amici. Anna Drabiuk con il marito hanno deciso, ad esempio, di aprire la loro casa. Attendono di ora in ora l’arrivo nelle Marche della amica Oksana, 36 anni, con i suoi due figli di 2 e 15 anni.

«Il loro è un viaggio della speranza da affrontare in auto fino alla frontiera, perché sono consapevoli dei pericoli che si possono incontrare lungo la strada. – racconta Anna – Si trovano a 500 chilometri da Kiev, nell’area di Cernivtsi, ai confini con la Moldavia e la Romania. Anche se la loro città non è stata bombardata nel nucleo urbano e non sono arrivati i carri armati, vivono nella paura perché sentono i colpi di artiglieria, la deflagrazione degli ordigni  lanciati dagli aerei militari  a poche decine di chilometri di distanza. Scappano al suono delle sirene nei rifugi sotterranei e non possono accendere le luci per tutta la notte proprio per evitare di attirare l’attenzione. Vivono insomma nel panico, nell’incertezza del domani, di sapere che cosa accadrà ancora. Sono scioccati e terrorizzati quando avvertono il suono delle sirene ed i bombardamenti sia il bambino più piccolo ma soprattutto il figlio adolescente che è più consapevole di quello che sta accedendo. In Ucraina ci sono anche i miei parenti, mio padre e mio zio che non possono andarsene perché entrambi hanno meno di 60 anni. Mio padre sta ospitando parenti in fuga da Kiev. Siamo tanto in pena anche per una nostra parente che sta per partorire, il tempo della gestazione scadrà tra pochi giorni e non sa dove rivolgersi in questa situazione».

Anna rammenta che Oksana è un’infermiera come lei e solo su sollecitazione del marito, che resterà in Ucraina per difendere la patria, ha deciso di mettersi in cammino con i figli. «Spero di abbracciarla tra pochissimi giorni qui a Filottrano – auspica l’amica – siamo cresciute insieme e abbiamo fatto gli stessi studi. E’ successo tutto così i fretta e nessuno se l’aspettava. Persino le comunicazioni ed i contatti in chat in quest ultime ore comunciano ad essere difficili. Sono giorni che Oksana rimanda la partenza non volendo lasciare il marito e pensando che gli attacchi sarebbero terminati ma non sappiamo quando finirà questa guerra e non può più rischiare di ritardare il viaggio.  Quello che ci addolora di più è che ucraini e russi sono fratelli».

(m.p.c.)



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