di Francesca Marsili
«Abbiamo buone notizie, nonostante fosse difficile ce l’abbiamo fatta, stiamo portando in salvo tre persone, una gatto e un cane». Quando Leonardo Profili e Ives-Heidi Van Couwenberghe-Bosman, entrambi di Matelica, pronunciano queste parole, si trovano al confine con l’Ucraina e hanno appena strappato alla guerra una mamma, suo figlio e la fidanzata.
Leonardo e Ives hanno percorso oltre 1.500 chilometri a bordo di un furgone, un viaggio di venti ore no stop da Matelica sino a Višné Nemecké una cittadina slovacca al confine con l’Ucraina per salvare una famiglia ucraina in fuga da Cherson, appena bombardata dai russi. Lì, una coda lunghissima di donne, disabili e bambini in cerca di una via di salvezza. A cinquanta metri da loro i militari armati in territorio ucraino intimavano lo stop, oltre non si può andare. Ora, tutti insieme, stanno facendo rientro verso casa, a Matelica. Poche semplici parole, ma dense di umanità e commozione quelle dei due matelicesi che tengono a non essere descritti come eroi «Vogliamo solo restituire dignità a questo popolo – raccontano a Cronache Maceratesi raggiunti al telefono mentre sono sulla strada di ritorno – la crudeltà si combatte solo con l’umiltà».
I due maceratesi provati per ciò che i loro occhi hanno visto, ripercorrono il momento in cui la famiglia ha deciso di riporre nelle loro mani la propria vita.
«Attraverso un’operatrice della Croce Rossa che ci ha fatto da interprete, abbiamo detto a queste tre persone che potevano venire con noi in Italia – spiega Leonardo – ci hanno pensato pochissimo, e hanno detto ok. Venti minuti dopo la nostra partenza, abbiamo incontrato un convoglio militare slovacco che portava aiuti umanitari al confine e la mamma è scoppiata a piangere pensando a quelli rimasti in Ucraina mentre la sua famiglia si stava mettendo in salvo».
Il viaggio da Matelica verso il confine è iniziato giovedì mattina, alle sette, a bordo di un furgone sette posti. Con loro un carico di beni umanitari raccolti dalla comunità ucraina di Morrovalle e che doveva essere consegnato. L’arrivo all’una di notte del venerdì a Staničny Piovorar, a cento chilometri di distanza dal confine ucraino, in territorio slovacco, dove c’è un centro di accoglienza e dove gli aiuti raccolti sono stati consegnati.
Qui, Leonardo e Ives speravano, dopo tantissime ore di viaggio di poter trovare un posto dove riposarsi, ma non avendo trovato nulla, hanno dormito nel furgone. In questo luogo i due, tramite un contatto di Fabriano, avrebbero dovuto far salire due donne che volevano venire in Italia, ma che purtroppo non sono riusciti a contattare, «non rispondevano, non sappiamo cosa sia accaduto». Nonostante tutto, Leonardo e Ives, decisi a portare in salvo delle vite umane, questa mattina, si sono ulteriormente avvicinati al confine ucraino, a Višné Nemecké appunto, e li hanno cercato altre persone da far salire a bordo con destinazione Italia incontrando la mamma, suo figlio e la fidanzata.
I due raccontano di quanto inizialmente la famiglia fosse impaurita, comprensibilmente scossa e disorientata e di come l’iniziale diffidenza abbia pian piano lasciato il posto alla fiducia. «Sono partito ieri che avevo due figli – spiega Ives – ora torno a casa con due figli in più. La comunità di Matelica si arricchisce di una nuova famiglia». Ed è proprio da Ives-Heidi Van Couwenberghe-Bosman che la famiglia ucraina troverà la sua nuova casa perchè l’uomo, belga di origine, ma da molti anni a Matelica, è titolare assieme a sua moglie del B&B “Casa Grimaldi”.
Un viaggio umanitario, quello di Leonardo e Ives organizzato in pochissimi giorni grazie a Fabio Barboni, anche lui di Matelica, avvocato che si occuperà anche della prima assistenza e dell’aspetto burocratico dei tre ucraini. «Ho risposto a Ives che su Facebook chiedeva se qualcuno volesse partire con lui, con la sua auto, per andare al confine per portare degli aiuti – spiega Barboni – ho risposto che mi sarebbe piaciuto ma che non sarei potuto partire prima di sabato o domenica. Cosi ho detto: io non posso venire, cerco però di procurarmi un mezzo più grande per poter caricare altro materiale e portare in Italia delle persone – prosegue – ho contatto dei ragazzi ucraini di cui avevo letto su Cronache maceratesi che stavano organizzando una raccolta, tramite loro ho preso accordi con Irina Kukudyak che vive a Trodica di Morrovalle e che aveva la necessità di far partire del materiale. Grazie al furgone messo a disposizione dall’associazione Il Lume di Treia mercoledì sera abbiamo caricato». A quel punto, data l’amicizia che lo lega a Ives, Leonardo Profili si è offerto di accompagnarlo in questo viaggio umanitario.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati