di Alberto Bignami
La protesta dei pescatori arriva a Roma dove, oggi, era presente anche una delegazione di marinai anconetani.
Raggiunta la Capitale in pullman, hanno manifestato in piazza Santi Apostoli insieme ai colleghi di tutta Italia in attesa dell’incontro con il sottosegretario alla Pesca, Francesco Battistoni, e il direttore generale, Riccardo Rigillo.
Una manifestazione non solo per il caro gasolio, che sta costringendo i pescherecci a rimanere ormeggiati alle bitte del Mandracchio, ma per rivedere anche altre situazioni che stanno sfiancando coloro che lavorano nel settore della pesca.
Sono 8 i punti affrontati per permettere di poter rialzare la testa partendo dalla richiesta «di 18-20 milioni come contributo Covid e fermo pesca – ha detto Giovanni Ciarrocchi, del Cda dell’Associazione Produttori Pesca Ancona -; un ulteriore scostamento di bilancio per rimettere i soldi nella pesca; la cassa integrazione in deroga; la legge per aumentare le percentuali di sgravio; la sospensione del pagamento delle rate di mutui; lo sgravio immediato sul gasolio; la richiesta alla Ue di ulteriori risorse comunitarie e l’anticipo dei rimborsi per il fermo pesca».
Al momento dunque i pescherecci rimangono fermi «ma venerdì, o sabato al massimo – prosegue –, vedremo se è il caso di tornare in mare già a partire da lunedì ma con una pesca però ridotta e cioè di 2 giorni a settimana, ovviamente secondo le condizioni meteo marine che speriamo ce lo permettano. Questo per contenere i costi del carburante e poter comunque lavorare».
Si va dunque con la pesca a singhiozzo, almeno fino a quando non si interverrà sulle accise del carburante «che ora sono aumentate del 75%».
Per fare i conti in tasca ai pescatori c’è infatti da sapere che quando si muove un’imbarcazione «un peschereccio medio consuma 1.500 litri di gasolio al giorno. Ovviamente questi non sono tutti uguali, in base anche al tipo di pesca che fanno, e le spese quotidiane vanno quindi dai 1.000 per arrivare pure ai 4.000 euro, con una media comunque di 2.000. A tutto ciò ci sono poi da aggiungere gli stipendi dei 5 o 6 marinai imbarcati, le tasse e tutto il resto. Insomma – spiega – a fine mese bisogna sperare di non trovarsi a prelevare o chiedere prestiti in banca per poter coprire tutti i costi».
La data di lunedì, per il ritorno a pescare, è molto probabile seppur si tratti di una necessità poiché la cinta è ormai decisamente stretta.
Un allarme che era stato lanciato dai pescatori già lo scorso ottobre ma che ancora non è stato ascoltato.
Le ripercussioni ovviamente ci sono perché «a soffrirne sono tutti coloro che vivono con il settore ittico – conclude Ciarrocchi -: dalle pescherie fino ai ristoranti ma pure quelle aziende meccaniche che si occupano del settore nautico per le varie manutenzioni e il controllo delle apparecchiature elettroniche e molto altro».
Insomma, non è purtroppo una questione di sola pesca e basta. Il sottosegretario Battistoni al termine dell’incontro ha annunciato la prossima adozione di un provvedimento ministeriale d’urgenza che offra un sostegno finanziario alle imprese di pesca colpite oltre che dall’emergenza sanitaria anche dalla crescente crisi energetica. L’ipotesi è quella di un’iniezione finanziaria di 20 milioni di euro.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati