Percosse e insulti razzisti ai titolari
di una sartoria cinese:
denunciati tre ragazzi

JESI - Un gruppo di neo-maggiorenni è stato individuato dalla polizia dopo la denuncia sporta dalle vittime lo scorso mese. Oltre alle offese, ci sarebbero stati episodi di violenza

La centrale operativa della polizia (Archivio)

 

Aggressioni e insulti razzisti: denunciati tre ragazzi, tutti neo-maggiorenni, residenti a Jesi. Avevano scelto come vittime i titolari di una sartoria cinese, da tempo presente nella città di Federico II. Il trio è stato individuato dopo le indagini portate avanti dagli agenti del Commissariato di Jesi. Alla fine del mese scorso, le vittime denunciato alla polizia di aver subito comportamenti vessatori e molesti da parte di tre giovani sconosciuti. Questi ultimi, in più occasioni e da circa due mesi, introducendosi nell’esercizio, avrebbero proferito ai presenti – tutti di nazionalità cinese – frasi offensive anche a sfondo razziale accompagnate da atteggiamenti e gesti offensivi. Le espressioni denunciate, che si sarebbero verificate con cadenze che hanno raggiunto le tre volte a settimana, sarebbero state tali da suscitare, in una occasione, la reazione del figlio dei titolari, il quale avrebbe cercato di dissuadere gli aggressori ottenendone, però, percosse ed ulteriori veemenze riservategli dai tre che si sarebbero poi dileguati lungo le vie adiacenti alla sartoria.

Il Commissariato di Jesi

Non appena raccolta la denuncia sono partite le indagini volte alla individuazione dei tre.  Un prezioso contributo è stato fornito dalle memorie dei circuiti di videosorveglianza presenti nei pressi della sartoria. Le immagini sono riuscite a delineare con accurata precisione le fisionomie dei tre ragazzi. Inoltre, la memoria di un ispettore in servizio al Commissariato ha consentito la svolta alle indagini e la soluzione del caso.  L’investigatore, libero dal servizio, mentre faceva due passi in prossimità dei giardini pubblici, ha notato che uno dei due giovani che passeggiavano proprio a pochi metri da lui indossava capi di abbigliamento identici e quelli già visti indosso a uno degli aggressori della sartoria cinese e captati dalle telecamere, i cui fotogrammi erano stati acquisiti e studiati proprio da lui; avvicinatosi ai due si è reso conto che anche le caratteristiche somatiche corrispondevano perfettamente a quelle dei soggetti ripresi e, quindi, li ha raggiunti, si è qualificato e li ha così identificati. I due – entrambi italiani – avendo compreso di non avere scampo hanno ammesso di essere gli autori delle condotte. In breve è stato individuato anche il terzo, di origine romena.

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