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«Ciccioli redarguito da Saltamartini
è l’emblema del fallimento sulla sanità»
«Irpef? Castelli un Robin Hood al contrario»

REGIONE - Il Pd attacca la giunta Acquaroli. Mangialardi:: «L’insofferente invettiva lanciata dal capogruppo di FdI contro la politica sanitaria marchigiana dal palco del trentennale del 118 dimostra una resa dopo le strumentalizzazioni populiste fomentate in campagna elettorale». Fabrizio Cesetti sulla riforma delle aliquote: «Tassazione ridotta solo per i redditi più alti»

 

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Maurizio Mangialardi, capogruppo regionale del Partito Democratico

 

«L’insofferente invettiva lanciata da Carlo Ciccioli contro la politica sanitaria regionale dal palco del trentennale del 118 è l’emblema del fallimento della giunta Acquaroli e delle strumentalizzazioni populiste fomentate dal centrodestra in campagna elettorale». A dirlo è il capogruppo regionale del Partito Democratico Maurizio Mangialardi, che attacca il capogruppo di Fratelli d’Italia.

«Quando parla testualmente di “troppi frenatori”, di “burocrazie sanitarie”, di “dare spallate”, di “aggirare i tetti di spesa imposti dalla legislazione nazionale” dimostra sostanzialmente due cose. Da un lato il suo totale scollamento dalla realtà, che non gli consente di vedere la profonda trasformazione del quadro legislativo nazionale che, negli ultimi dieci anni, ha imposto a tutte le amministrazioni, sia di centrosinistra che di centrodestra, severi vincoli nella gestione della sanità pubblica. Dall’altro, l’inevitabile resa della giunta regionale, che ora, alla prova del governo, è costretta a rimangiarsi una dopo l’altra tutte le promesse fatte, con buona pace di quanti avevano creduto alle bacchette magiche brandite da Acquaroli e Saltamartini in campagna elettorale. In questo anno e mezzo – continua Mangialardi – la retromarcia di assessori e consiglieri regionali è stata costante e inesorabile. Si sono giocati prima la carta dello scaricabarile nei confronti della precedente amministrazione, poi, compreso come non fosse quello il problema, hanno iniziato a chiedere aiuto al governo nazionale. Oggi, dopo aver preso forse coscienza della situazione, sembra abbiano finalmente capito che le leggi dello Stato possono essere criticate (come fatto anche dal centrosinistra nel corso dei cinque anni precedenti) ma, al contempo, devono essere applicate. Tanto è vero che non c’è alcuna traccia dei 3mila infermieri che Saltamartini aveva promesso di assumere, mentre la riapertura dei 13 piccoli ospedali è stata già da tempo archiviata dalla Giunta regionale. Del resto, non è casuale neppure che lo stesso Ciccioli sia stato più volte redarguito in Consiglio regionale proprio da Saltamartini, in occasione della discussione di alcuni suoi ordini del giorno insostenibili dal punto di vista degli equilibri di bilancio. Ciò che va però sottolineato – conclude il capogruppo dem – è come nonostante le oggettive difficoltà, il centrodestra marchigiano sia riuscito perfino a peggiorare la situazione, grazie anche a una gestione raffazzonata del Pnrr Sanità. Basti pensare che gli ospedaletti con cui hanno deciso di cancellare e sostituire gli ospedali di primo livello programmati dal centrosinistra, non solo faticheranno a entrare in funzione, ma, se e quando verrai mai realizzati, rischieranno di creare forti squilibri nell’utilizzo del già scarso personale sanitario».

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Fabrizio Cesetti

Il Partito Democratico marchigiano alza la voce contro il governo regionale anche sul fronte della riforma delle aliquote Irpef. Lo fa tramite il consigliere ed ex assessore regionale al Bilancio Fabrizio Cesetti. «Dati alla mano, con la proposta di legge sull’adeguamento dell’addizionale regionale Irpef alla nuova normativa nazionale che andrà in discussione in consiglio martedì prossimo, la Giunta regionale ha ridotto di un punto la tassazione solo per i redditi più alti, quelli oltre i 75mila euro, mentre ha lasciato inalterate le aliquote per le fasce fino a 50mila euro, in cui rientrano la gran parte dei contribuenti e che comprendono anche le categorie con reddito più basso. Chi pagherà di più, invece, grazie all’aumento di due punti di tassazione, saranno le fasce di redditi tra i 50 e i 55mila euro. Francamente appare del tutto infondato il trionfalismo con cui l’assessore al Bilancio Guido Castelli, novello Robin Hood al contrario, ha annunciato la riduzione della pressione fiscale nella nostra regione. Tra l’altro, le decisioni assunte dalla Giunta regionale sono in assoluta controtendenza, sia rispetto alle disposizioni del governo Draghi, sia rispetto alle scelte operate da altre regioni, comprese alcune amministrate dal centrodestra come l’Umbria. È pur vero – continua Cesetti – che nelle Marche, grazie alla precedente amministrazione, l’addizionale Irpef pro capite è ben al di sotto della media nazionale (320 euro contro 410) ma, alla luce delle ricadute negative sui bilanci di famiglie e imprese causati dalla pandemia da Covid-19, dalla crisi energetica e ora anche dalla guerra scoppiata in Ucraina, sarebbe stato necessario, contrariamente a quanto sta facendo il centrodestra marchigiano, proseguire in quella che è stata una virtuosa, giusta e possibile azione di progressiva riduzione della pressione fiscale, a partire dai redditi più bassi, lasciando invariati quelli più alti, cosicché da evitare squilibri di bilancio».

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