Le giornate difficili vissute dal Pronto soccorso di Jesi durante le festività pasquali hanno fatto emergere drammaticamente la condizione di estremo disagio che ormai da tempo si vive all’ospedale ‘Carlo Urbani’. Una situazione simile a quella di altri ospedali provinciali, ma che a Jesi sta ormai assumendo un carattere esplosivo a causa del sempre più diffuso dirottamento verso il nosocomio cittadino di tutte le chiamate di emergenza che giungono alla centrale operativa del 118 di Torrette dai Comuni della Vallesina, del Fabrianese e perfino del Senigalliese, tutti territori le cui strutture sanitarie risultano a loro volta duramente provate dalla politica sanitaria regionale degli ultimi due anni. Il caso ora approda in consiglio regionale grazie a un’interrogazione presentata dal capogruppo regionale del Partito Democratico Maurizio Mangialardi, che sollecita il presidente Acquaroli e l’assessore alla Sanità Saltamartini ad assumere misure per ridurre la pressione sul Pronto soccorso del Carlo Urbani e superare le analoghe criticità presenti nelle altre strutture sanitarie del territorio provinciale.
«Purtroppo – afferma Mangialardi – i malati che sostano nelle barelle in attesa dell’operatore sanitario e le code di autoambulanze fuori dai Pronto soccorso sono diventate una spiacevole consuetudine in tutta la provincia di Ancona. Un dato certificato anche dalle proteste e dai sit in organizzati negli ultimi mesi da un personale sanitario ormai stremato dalla lotta al Covid, il quale continua a essere ignorato dalla giunta regionale. Anziché continuare a rimpallare responsabilità per giustificare il loro immobilismo, dopo quasi due anni di governo la destra di Acquaroli e Saltamartini dovrebbe iniziare a dare risposte concrete ai cittadini. Sapevamo che le roboanti promesse della campagna elettorale si sarebbero rivelate una presa in giro e oggi, chiunque non sia in malafede, può constatarlo. Ma è evidente che alla disastrosa situazione dei Pronto soccorso concorre l’assenza di indirizzi da parte del presidente e dell’assessore riguardo l’organizzazione dei servizi, che di fatto lascia abbandonati a sé stessi medici, infermieri e personale socio-sanitario. Un’assenza che si riflette soprattutto sugli ospedali della provincia di Ancona, sempre più penalizzati dagli squilibri territoriali alimentati dalla politica sanitaria della giunta Acquaroli».
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