‘Soddisfatti o rimborsati o nessuna garanzia? Progettare il futuro di Fabriano’. Era già di per se’ un programma il titolo del convegno che lo scorso 5 maggio la Fiom di Ancona e quella nazionale hanno organizzato proprio nella città della carta. Una giornata di approfondimento sul tema del lavoro alla quale hanno partecipato rappresentanti del Goverrno, della Regione, imprese del territorio. L’obiettivo del sindacato dei metalmeccanici della Cgil, era quello di provare ad aprire una discussione su come, in un ragionamento più generale e di settore (elettrodomestico) si possa riuscire a capire come conciliare e mettere insieme le esigenze di tutti, nell’interesse del Lavoro e del Territorio.
L’entroterra montano sta continuando da anni a registrare e subire scossoni sul fronte occupazione per le diverse crisi industriali che nel tempo si sono succedute. Gli strascichi del passato, le variabili del mercato globale e le tensioni sullo scacchiere internazionale e geopolitico non possono che generare incertezza. Nelle ultime settimane, dopo la conclusione dell’acccordo Elica, si è tornati a parlare della Indelfab, della Whirlpool. ‘Soddisfatti o rimborsati’ è una formula di garanzia e garanzie sono quelle che oggi chiedono ed necessitano le persone che il sindacato rappresenta. «Per fare questo è fondamentale capire come rendere il territorio attrattivo per le imprese, al fine di invertire i processi di delocalizzazione di desertificazione industriale, quindi progettare in prospettiva e andare oltre la gestione delle singole crisi, partendo proprio dal completamento e dal potenziamento delle infrastrutture materiali e digitale, che rischiano di tenere isolata e sganciata l’area montana della provincia di Ancona. – sottolinea in una nota Pierpaolo Pullini della segreteria Fiom Cgil Ancona -Sicuramente la strada da seguire è quella della innovazione, per valorizzare le competenze che già esistono e per svilupparne di future e necessarie, puntando sulla rete di fornitura, utilizzando gli strumenti normativi che già esistono (area di crisi industriale complessa) e cogliere le opportunità previste nel decreto sud, al fine di sburocratizzare e semplificare gli adempimenti per chi investe nel territorio, individuando agevolazioni fiscali e facilitando accessi al credito. Creare un equilibrio tra attività industriali e tutela dell’ambiente, anche nella logica di sviluppo di un’economia circolare, puntando sullo smaltimento sostenibile di quanto si è prodotto , anche con il fine di recupero delle materie prime, i cui prezzi oggi sono aumentati in maniera esponenziale e che rischiano di non rendere più sostenibile la produzione in Italia».
E’ necessaria anche una attenta analisi delle reali necessità professionali che contempli anche la richiesta futura (robotizzazione, industria 4.0), istituendo delle vere e proprie scuole di formazione lavorativa che prevedano la partecipazione del pubblico e del privato, bacini professionalizzanti finalizzati all’assunzione a tempo indeterminato, anche per contrastare l’eccessiva precarietà che rischia di svilupparsi in nome della richiesta di flessibilità del mercato. «Abbattere l’aumento dei costi energetici, – prosegue Pullini – tornando ad incentivare la produzione di energia pulita ( fotovoltaico ) come sta già avvenendo e superincentivando le imprese che mettessero a disposizione delle comunità circostanti il surplus di energia verde prodotta durante i momenti di fermo produttivo, rivedendo ed allargando lo stesso concetto di comunità energetica. Ringiovanire le fabbriche attuando la staffetta generazionale significherebbe puntare sul futuro, abbattere il costo fisso del lavoro, garantendo il turn over che deriverebbe dall’applicazione di strumenti normativi come i contratti di espansione e l’isopensione. Ma se è vero, ed è vero, che i principali costi oggi sono quelli della logistica ed esiste una grandissima difficoltà a reperire componentistiche, bisognerebbe davvero puntare sulla ricomposizione della storica filiera di fornitori del territorio, anche attraverso operazioni di reshoring di quelle componenti che sono state delocalizzate in tutto il mondo: costituire reti d’impresa della fornitura serve a creare occupazione stabile, sostenibilità e ricchezza da redistribuire a tutti, dentro una logica di contattazione inclusiva, abbattendo i costi per le aziende e le disefficienze che penalizzano i bilanci e peggiorano le condizioni di vita delle persone che lavorano; su questo servirebbe davvero una forte volontà del Governo, con interventi di politiche industriali vere».
Dopo gli apprezzamenti per l’iniziativa della Fiom, che ha lanciato una forte richiesta di confronto che nasce dalla necessità di mettere in sicurezza il lavoro nel Fabrianese, presentando una propria proposta e delle idee, «è necessario che le istituzioni, Regione e Governo, convochino il tavolo di discussione tra tutte le parte e tanto auspicato da tutti. – chiude Pullini – Non vogliamo più gestire solo emergenze ma parlare di progettualità, di sviluppo e della tutela della qualità e della quantità dei posti di lavoro, del futuro del territorio all’interno di una discussione di politiche industriali e di settore (elettrodomestico ), per farci trovare preparati quando arriveranno le prossime scelte che le aziende faranno. Non più delocalizzazioni ma creare i presupposti per altre operazioni di reshoring: l’accordo Elica ha dimostrato che si può fare».
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