di Francesca Marsili
L’estate è arrivata e il Covid è tornato a colpire con le sue sottovarianti. La pandemia nelle Marche cresce e a salire è sia il tasso di positività al virus che quello dell’occupazione ospedaliera nei reparti non intensivi. Nell’ultima settimana le Marche hanno registrato 11.926 nuovi contagi al virus della Sars-CoV-2, nella settimana dal 4 al 10 giugno erano stati 3.363. Quindi sono quasi quadruplicati in poco meno di un mese.
Venendo gli ultimi sette giorni, al secondo posto il Maceratese con +2337 casi dopo Ancona che segna un +3888; segue Pesaro Urbino con +2078, Ascoli Piceno con +1622 e Fermo con un +1252; (+749 arrivano da fuori regione). Nello stesso periodo dello scorso anno erano appena 69. Nella giornata di ieri, 30 giugno, sempre nella nostra regione, sono stati 2164 i tamponi risultati postivi e dove l’incidenza maggiore si ha nella fascia di età compressa tra i 25 e i 59 anni; un anno fa i contagi giornalieri erano stati 15 e l’incidenza era a quota 4,6, oggi siamo a 793 casi ogni 100mila residenti. I dati quindi lo confermano, il numero dei contagiati si allarga a macchia d’olio. Per quanto riguarda la situazione nei soggetti affetti da una forma più grave della malattia, a ieri, negli ospedali regionali, si registravano 3 pazienti ricoverati in terapia intensiva, il giorno precedente erano 5, dati sovrapponibili a quelli dello scorso anno dove alla stessa data erano 4. Ma è nei ricoveri in area medica che l’ondata dei contagi partita a giugno ha causato un notevole incremento: ieri eravamo a quota 156 pazienti suddivisi in reparti semi e non intensivi, pronto soccorso e post criticità, mentre il 30 giugno 2021 erano 16.
Nessun allarme quindi nonostante il rialzo per la saturazione dei posti letto nelle Marche che resta sotto i livelli di guardia: 1,3% in terapia intensiva e 10,3% in area medica. E’ la fotografia che emerge dai dati dell’osservatorio epidemiologico delle Marche diretto da Marco Pompili. Cronache Maceratesi ha chiesto un commento al professor Menzo, direttore della Virologia di Torrette di Ancona. «In questo momento nella Marche stanno circolando Omicron 4 e 5 e dove la seconda doppia la prima per presenza. Hanno raggiunto circa il 50% di prevalenza – spiega il virologo – una piccola ondata che a mio avviso per la fine di luglio potrebbe avere il suo picco e iniziare la fase di decrescita». Nel cercare di far comprendere il motivo della recrudescenza dei contagi Menzo ci tiene a premettere che le differenze tra questa variante in termini di pericolosità e sintomatologia rispetto alle precedenti non sono quantificabili.
«Di sicuro c’è che Omicron 5 ha potenzialità di diffusione più alta. Ma chi dice che una variante fa questo rispetto all’altra sbaglia; non c’è modo di verificare nulla dato che questa variante compare sulla scena quando c’è stata non solo una vaccinazione, ma anche un numero di infezioni naturali con le varianti precedenti che hanno modificato il quadro immunologico della popolazione. Quindi – aggiunge – non c’è nessun modo per affermare che una di queste ha caratteristiche peculiari diverse, non abbiamo mezzi per poter dire questo. E’ chiaro – prosegue – che più passa il tempo più per esempio l’immunizzazione da vaccini che è avvenuta orami da tempo cala e quindi saremo un pochino più esposti. Aumenta, magari, l’immunizzazione da variante precedente come la Omicron2 e quindi, molte persone recentemente immunizzate da questa, sicuramente non potranno prendere la B.a4 e la B.a5 che saranno molto simili».
Diversi quindi i fattori che stanno determinando questo aumento del numero di contagi. «Sicuramente perché sono cadute le barriere con l’annullamento delle restrizioni. Lo stiamo vedendo – prosegue Menzo – abbiamo un picco che sta salendo rapidamente. Poi perché questa variante ha delle potenzialità di diffusione più alte. Inoltre – aggiunge – il vaccino proteggeva già poco contro le varianti Omicron in generale, poi, più passa il tempo e meno protegge e quando si verifica un aumento del numero dei contagi importante come in questo caso c’è chi, per età o patologie pregresse, può arrivare ad aver bisogno di terapie in ospedale dopo circa dieci giorni dalla contrazione del virus». Questo spiegherebbe quindi l’aumento degli accessi in area medica. Occorre quindi pensare ad un’ulteriore dose di vaccino? «Non possiamo pensare a una dose ogni due mesi – risponde il virologo – però direi che se vogliamo mantenere un titolo immunitario medio – alto e impedire la circolazione di nuove varianti occorre pensarla con cadenza annuale; per l’autunno sarebbe utile una vaccinazione per tutti». Ci sono novità per i vaccini? «Sono in arrivo vaccini a base proteica come il nuovo di Sanofi che non dovrebbero più neppure generare i dubbi assurdi sulle modificazioni genetiche come quelli a piattaforma mRNA tipo Pfizer. Potrebbero essere più convincenti per chi era scettico e dovrebbero anche generare meno fastidi».
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