di Claudia Brattini
La baia delle Due Sorelle, a Sirolo, ha fatto da sfondo ad un momento davvero suggestivo: il rilascio in mare di una tartaruga Caretta caretta.
Numerosissimi i turisti che sono giunti nella piccola spiaggia lunedì per radunarsi ordinatamente, con i bambini in prima fila, intenti a sostenere la corda posta a protezione del percorso riservato alla tartaruga. I biologi della fondazione Cetacea, impegnata in prima linea per la conservazione di queste specie a rischio, hanno raccomandato ai presenti il massimo silenzio per non disorientare il bellissimo esemplare di rettile nella sua “corsa” verso il mare. Nella pace della natura e nel silenzio si è celebrato quasi come una sorta di rito il rilascio suscitando l’emozione dei bambini e degli adulti presenti per poi sfociare in un applauso liberatorio non appena la tartaruga ha preso il largo.
Del resto, è raro vedere da vicino una tartaruga marina, soprattutto nel mar Adriatico eppure, «qui nel mar Adriatico – spiega una delle biologhe della fondazione Cetacea di Riccione – la popolazione delle tartarughe marine (che abbiamo stimato tramite survey aerea durante il progetto NetCet) è all’incirca di 50mila esemplari, la maggior parte localizzati nell’alto Adriatico, dove vengono a nutrirsi attirati dalla quantità di pesce. Sono stati ritrovati esemplari anche nella zona delle coste venete».
Gli esemplari di Caretta caretta si cibano principalmente di crostacei e molluschi, ma anche di meduse e non è raro che residui di plastica vengano scambiati per questi animali planctonici mettendo in serio pericolo la vita delle tartarughe, a rischio anche per la distruzione dei siti di nidificazione. «Tra le specie presenti in Adriatico – prosegue la biologa – la specie Caretta caretta o Tartaruga comune, è seriamente minacciata dagli interventi di antropizzazione. Le attività dell’uomo come ad esempio l’interazione accidentale con le reti da pesca, l’inquinamento, i rifiuti, il traffico nautico ma anche il riscaldamento eccessivo dovuto ai cambiamenti climatici mettono a rischio questi animali».
La tartaruga rilasciata ieri, un esemplare di circa dieci anni soprannominata dai volontari Paolo, proviene, infatti, dall’ospedale delle tartarughe della fondazione Cetacea che, avvalendosi del contributo di biologi, veterinari, naturalisti e volontari, è attiva nel soccorso e nella cura di tartarughe marine e cetacei.
Solo una volta che le tartarughe sono state curate, nutrite e riabilitate vengono riportate in mare, come accade appunto sul Conero. Qui, grazie alla collaborazione con i “traghettatori del Conero”, è possibile partecipare a questi rilasci e il contribuito dei turisti serve proprio a sostenere il centro.
Il momento del rilascio è davvero carico di emozione, vedere da vicino una tartaruga che per istinto ritrova il mare e si immerge spontanea lascia senza fiato ma ancora più importante è rendere questa esperienza uno spunto di riflessione: è giusto ricordare che il mare è una risorsa non scontata ed è necessario educare alla consapevolezza in termini di sostenibilità ambientale, soprattutto tra i bambini.