di Leonardo Giorgi
«Oh, sta piazzetta spacca». Parola di Mahmood: nonostante l’abitudine ai palchi importanti, tra l’Ariston e il Bataclan di Parigi, anche il re delle classifiche italiane si emoziona davanti alla palpitante piazza del Popolo di San Severino. Il centro settempedano si fa “barrio” per le sonorità elettriche e sospese tra la tradizione europea e quella araba dell’applauditissimo live del cantautore, fresco vincitore del Festival di Sanremo (per la seconda volta) con Brividi. Un vero e proprio show multisensoriale, in cui Mahmood ha trascinato i mille e passa fan arrivati in città nella visione artistica del Ghettolimpo Tour, tra pezzi struggenti (Gioventù bruciata, Rapide), ballate oniriche (Il Nilo sul Naviglio, Rubini) e la carica sincopata delle hit che hanno fatto stragi di ascolti tra streaming e radio (Soldi, Dorado, Barrio, Inuyasha).
Mahmood canta, balla e si diverte accompagnato dai suoi grandi musicisti per circa un’ora e mezzo di concerto, scatenato, ma dalla precisione chirurgica nell’interpretazione dei suoi pezzi. Tra una canzone e l’altra parla con il pubblico, chiede l’applauso per una ragazza sotto palco che dice di essere al suo primo concerto, legge i cartelli degli ammiratori, fa i complimenti alla città per la bellezza della piazza e lancia una frecciatina a Rhove (il trapper che qualche giorno fa è stato al centro delle discussioni in rete per aver abbandonato un suo live a Ferrara perché il pubblico, a suo dire, non si stava muovendo abbastanza). «Se la gente non si muove, sarà colpa di chi sta sul palco no?» ha detto Mahmood prima dell’ultima parte di scaletta. Non è il caso di San Severino però, come poi sottolinea il cantante «Voi raga siete stati pazzeschi, posso dirvelo? Avete spaccato tutto».
È proprio sul finale che il pubblico segue nota per nota a squarciagola il cantante, che addirittura ad inizio concerto aveva chiesto l’aiuto dei suoi fan su qualche canzone per un calo di voce con cui ha avuto a che fare negli ultimi giorni. Calo di voce che, a conti fatti, non si è minimamente fatto sentire. La voce di Mahmood, soprattutto nei momenti improvvisati a cappella, ha fatto invece piovere applausi sulla piazza. La stessa piazza che all’ultima canzone prima del bis, Brividi, ha esaudito la richiesta del cantante: «Questa canzone io la canto con Blanco, raga. Potete fare la sua parte stasera?». Non c’era bisogno di chiederlo. Un esercito di cellulari spunta dalla folla, sono tutti pronti a immortalare e cantare la canzone più attesa. Sul palco si spengono le luci, ma il pubblico non è ancora pronto ad andare a casa e chiede un ultimo bis. La band torna, i due coristi danno prova della loro potenza vocale e infine Mahmood accontenta la preghiera dei suoi fedeli. La liturgia può finire, inizia il primo verso della sua canzone manifesto, il pubblico scambia col suo eroe un ultimo segno di pace: «In periferia fa molto caldo…».
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