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Assessori regionali candidati alle elezioni,
Morgoni: «Menefreghismo verso la comunità
Tradito il patto con gli elettori»

POLITICA - La critica dell'ex deputato dem verso l'amministrazione regionale: «Un vero e proprio esodo biblico di amministratori regionali di destra verso il Parlamento. Fino al 25 settembre avranno testa e cuore solo alle elezioni e non certo ai marchigiani e ai loro problemi in un momento particolarmente drammatico»

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Il Consiglio regionale delle Marche

 

«Due terzi della giunta Acquaroli (4 assessori su 6) ignorano i faraonici propositi e gli impegni inviolabili assunti con gli elettori, veleggiando verso i più sicuri e comodi lidi parlamentari». E’ l’accusa di Mario Morgoni, ex deputato del Pd a pochi giorni dalla presentazione delle liste dei candidati alle politiche del 25 settembre. 

«Le campagne elettorali trasudano propaganda e illusioni – scrive l’esponente dem – anche in momenti come quelli che viviamo, nei quali la politica dovrebbe stare molto lontana da queste malsane abitudini. Ma tra gli aspetti degenerativi della competizione elettorale vanno segnalate altre patologiche abitudini che non fanno altro che sottolineare il degrado della politica sotto il profilo della coerenza e della serietà dei comportamenti. Guardiamo il caso delle Marche. Meno di due anni fa, precisamente il 20 e 21 settembre 2020, un risultato elettorale storico consegnava al centrodestra la Regione dopo 25 ininterrotti anni di governo del centro sinistra. La destra che aveva sfiorato la maggioranza assoluta annunciava trionfante ai marchigiani una nuova età dell’oro che doveva passare per lo smantellamento delle strategie del centrosinistra e l’attuazione di un grande e avveniristico progetto di rinascita per la nostra Regione, dalla ricostruzione alla sanità, all’economia».

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Mario Morgoni (Pd)

Morgoni ricorda le parole di Acquaroli dopo la vittoria: «Dichiarava “Un risultato storico, grazie al quale vogliamo recuperare la frattura tra istituzioni e territorio, per dare risposte concrete e attese dalla comunità marchigiana. Ricostruzione, impegno per superare la crisi economica, una riforma sanitaria rispondente, con equilibrio, alle esigenze di tutti i territori, lavoro, dialogo forte con il mondo produttivo, l’associazionismo professionale e le parti sociali”. E aggiungeva “la guida della Regione rappresenta una sfida impegnativa per la quale ci impegneremo giorno e notte”. “Cercheremo di mettercela tutta per non tradire la fiducia che è stata riposta in noi”. Anche Giorgia Meloni sanciva solennemente “Passeremo i prossimi cinque anni a mantenere le promesse“. A meno di due anni da questa svolta epocale 4 assessori su 6 sono candidati al Parlamento».

Morgoni ricorda che non sono figure di secondo piano: «Il vice presidente della giunta Mirco Carloni, con deleghe a industria, commercio, artigianato, pesca, agricoltura e altre, Guido Castelli con deleghe al bilancio , alla ricostruzione post sisma e altre,  Giorgia Latini con deleghe istruzione, università, cultura e Stefano Aguzzi  con deleghe all’ ambiente, alle risorse idriche, all’edilizia pubblica e altre. Come se non bastasse sono in partenza anche altre pedine di primo piano della maggioranza, come Elena Leonardi, figura chiave in materia di sanità visto che ne presiede la commissione. E ancora Jessica Marcozzi, capogruppo di FI che solo qualche mese fa dichiarava “c’è un solido progetto che vogliamo portare avanti in Regione“. Un vero e proprio esodo biblico di amministratori regionali di destra candidati al Parlamento che fino al 25 settembre avranno testa e cuore solo alle elezioni e non certo ai marchigiani e ai loro problemi in un momento particolarmente drammatico».

L’ex deputato si chiede cosa accadrà se dovessero essere eletti tutti: «Se tutti o gran parte di loro fossero eletti Acquaroli dovrebbe ricominciare tutto daccapo, anche se questo non sarebbe un problema vista la nullità di due anni di governo regionale. E forse qui è la vera ragione di questa migrazione verso Roma: la consapevolezza che il progetto di governo della destra nelle Marche è già fallito. In ogni caso, sia che si scappi in vista dell’imminente naufragio, sia che si privilegino ambizioni personali anche a costo di tradire i patti sottoscritti con gli elettori , le garanzie profuse a piene mani e gli impegni ardentemente assunti, il centrodestra delle Marche ha scritto una pagina nera della sua vicenda dimostrando di cercare il consenso in modo sfrontato e di usarlo senza alcun pudore recando così un grave insulto alle Marche e ai marchigiani. Non esiste alcun motivo perché gli elettori della nostra Regione premino chi dimostra nei confronti della comunità che è stato chiamato a servire, un menefreghismo che sconfina nel disprezzo. calpestando senza scrupoli il poco che resta della dignità della politica».

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