di Claudio Maria Maffei*
Sono stati pubblicati questi giorni i dati della cosiddetta sorveglianza Passi 2020-2021 sulla diagnosi precoce dei tumori in Italia. E’ una sorveglianza che fanno i nostri Dipartimenti di prevenzione con interviste a un campione della popolazione. La diagnosi precoce dei tumori, ricordiamolo, si fa con specifici esami che vengono offerti dall’Asur a tutti i cittadini a seconda del sesso e dell’età. In particolare viene offerto lo screening mammografico per il tumore della mammella alle donne fra i 50 e i 69 anni, lo screening cervicale per il tumore della cervice uterina alle donne fra i 25 e i 64 anni di età e lo screening dei tumori colorettali con la ricerca del sangue occulto nelle feci a tutte le persone tra i 50 e i 69 anni.
Vediamo uno ad uno i dati di questi screening aiutandoci con le tre tabelle. In queste tabelle sono riportati sia i dati dello screening organizzato (nelle Marche quello dell’Asur) che di quello spontaneo (gli esami che le persone si fanno di propria iniziativa). Va sostenuto quanto più possibile lo screening organizzato perché viene fatto con metodi standardizzati e con percorsi di approfondimento predefiniti. Per quanto riguarda lo screening dei tumori colorettali la copertura in Italia resta ancora piuttosto bassa: nel biennio 2020-2021 il 44% degli intervistati nella fascia di età 50-69 anni riferisce di aver eseguito uno degli esami per la diagnosi precoce dei tumori colorettali a scopo preventivo nei tempi e modi raccomandati (ricerca del sangue occulto fecale negli ultimi due anni oppure colonscopia/rettosigmoidoscopia negli ultimi cinque anni). Questa percentuale nelle Marche sale al 56,6% con una prevalenza dello screening organizzato (44,6% contro l’11,2% di quello spontaneo).
Per quanto riguarda lo screening mammografico, i dati Passi- 2020-2021 mostrano che in Italia il 70% delle donne fra i 50 e i 69 anni si è sottoposto allo screening mammografico a scopo preventivo secondo quanto raccomandato dalle linee guida nazionali e internazionali (che suggeriscono alle donne di questa classe di età di sottoporsi a mammografia ogni due anni per la diagnosi precoce del tumore al seno). Nelle Marche questa percentuale sale all’82.3 % con una importante partecipazione di tipo “spontaneo” (36,3% contro il 45,6% di quello organizzato). Per quanto riguarda infine lo screening dei tumori della cervice uterina, dai dati Passi 2020-2021 risulta che in Italia il 77% delle donne fra i 25 e i 64 anni di età si sottopone allo screening cervicale (Pap-test o Hpv test) a scopo preventivo secondo quanto raccomandato dalle linee guida nazionali (ossia che le donne di 25-64 anni effettuino lo screening per la diagnosi precoce del tumore della cervice uterina ogni tre anni). Nelle Marche questa percentuale sale all’85.3% con un importante contributo dello screening spontaneo (30.8%).
Per tutti e tre i tipi di tumore le Marche vanno meglio della media nazionale, ma ci sono ancora importanti margini di miglioramento. I due anni 2020-2021 sono stati anni difficili anche per gli screening dei tumori, anni in cui i programmi organizzati dell’Asur hanno avuto meno adesioni rispetto agli anni precedenti. L’Asur ce la sta mettendo tutta per recuperare più partecipazione agli screening e per migliorare sia gli aspetti tecnici che organizzativi, ma occorre anche la collaborazione dei cittadini e dei loro medici di famiglia per raggiungere livelli di copertura ancora maggiori. E, ricordiamolo ancora, in questi programmi di diagnosi precoce il “fai da te” va bene, ma il “fai fare all’Asur” va ancora meglio.
*Medico e dirigente sanitario in pensione
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