«Non è il momento delle polemiche quando ci sono persone che hanno perso la vita: come cittadino e come uomo desidero esprimere prima di tutto la mia vicinanza alle famiglie che hanno perso i loro cari. Ma come presidente di Confindustria non posso esimermi dal manifestare uguale vicinanza ai nostri associati, agli imprenditori che si trovano a dover affrontare l’ennesima prova che li sta mettendo, ancora una volta, in ginocchio. Stabilimenti allagati, macchinari distrutti, interruzione della corrente elettrica, fabbriche che dovranno affrontare chiusure di giorni e giorni per ripristinare i danni causati dall’acqua e dal fango» così Pierluigi Bocchini, presidente di Confindustria Ancona il giorno dopo la bomba d’acqua che ha devastato molte parti della provincia di Ancona.
«Gli imprenditori non sono abituati a lamentarsi – continua – e si sono sempre rimboccati le maniche, come hanno fatto negli ultimi anni, superando difficoltà enormi, a partire dalla pandemia per arrivare alla crisi energetica di questi mesi». Una crisi dietro l’altra dunque, che hanno portato le aziende ad affrontare grosse perdite economiche che si sommano adesso a ulteriori disagi. «Non ce la facciamo più, troppe crisi, troppo ravvicinate, che si sommano una sull’altra: siamo resilienti sì, ma non invincibili» è l’amara constatazione. Per non parlare di quello che Bocchini stigmatizza come un doloroso declassamento del nostro territorio: «Quando eventi simili si ripetono a distanza così ravvicinata – si domanda Bocchini – come possiamo pensare ad attirare nuove aziende? Per non parlare di quelle che già sono insediate e che si trovano per l’ennesima volta a dover fare i conti con un territorio che sta diventando inospitale per le attività economiche».
Cosa serve dunque? «Oggi servono misure urgenti che vanno attuate immediatamente, ma non basta – conclude il presidente degli industriali della provincia – Servono interventi strutturali che vanno programmati seriamente e con finanziamenti certi. Combattiamo da anni sulle carenze infrastrutturali del nostro territorio, questa è l’ennesima riprova che non possiamo perdere altro tempo, dobbiamo avere la certezza che eventi simili non si ripetano più in futuro, per evitare il rischio di deindustrializzazione di questo territorio».
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