di Alberto Bignami
«Se sono vivo e sto qui a parlare, lo devo solo a mia moglie», così Alfredo Cicchetti, che si è salvato dalla furia dell’acqua. L’uomo vive lungo lo Stradone Misa, a Senigallia, in quella zona l’acqua della piena ha raggiunto il metro e mezzo.
«Mi ero messo a letto – dice -. Erano da poco passate le 23,30. E’ stata lei, insistendo davvero ripetutamente e con una caparbietà unica, a costringermi ad alzarmi e ad andare via. “Il Misa strariperà” diceva, ma io non pensavo che sarebbe potuto riaccadere. Alla fine l’ho ascoltata e, ora, devo solo ringraziarla».
Dell’abitazione di Cicchetti non c’è più nulla. Il fiume Misa si trova a pochi metri dalla loro casa «e, mi creda, è tutto da buttare – aggiunge -. In casa non c’è più nulla: solo fango e oggetti o mobili che sto gettando. Tutta piena di melma, è stata interamente riempita. Potrei dire che non abbiamo più una casa. Tutto, ma proprio tutto, è da buttare». Un incubo tornato a distanza di otto anni «ma in quell’occasione, nel 2014 – ricorda –, l’acqua riempì solo la cantina.
Questa volta ha devastato ogni cosa. Quando siamo usciti – aggiunge – è stata l’apocalisse. Ci siamo messi in salvo per poco. Tutto è accaduto in un attimo. Non ci si rende quasi conto di come tutto possa cambiare nel giro di pochi istanti, ‘esplodere’ con quella violenza in una manciata di secondi e cambiare tutto».
Usciti di casa, l’acqua ha iniziato a invadere la strada.
«Abbiamo visto i lampeggianti della polizia poi i vigili del fuoco e così via. Adesso – dice – rimane solo da lavorare ma se pensiamo alle persone che sono morte, io posso considerarmi solamente fortunato. Di fronte a situazioni simili, anche se si ha tutto distrutto, si ringrazia di essere vivi».
Alfredo Cicchetti è stato subito raggiunto dai fratelli, partiti da Reggio Emilia e Fabriano, che ora lo stanno aiutando «perché per un fratello – dicono – si fa tutto; ancor di più se ha tre figli e una moglie che l’ha salvato».
Tutti insieme, anche loro hanno trovato ospitalità al Seminario Arcivescovile della Caritas «per avere da mangiare. Al momento ci hanno invece sistemato all’Hotel Atlantic».
Al seminario Vescovile di via Mercantini a Senigallia sono presenti anche i volontari della Croce Rossa, Croce Gialla di Camerano e di Ancona che si danno da fare per aiutare a spalare chi ne ha bisogno perché «qui non diamo solo un letto e dei pasti – spiega Giovanni Bomprezzi, direttore Fondazione Caritas Senigallia, che gestice l’accoglienza nel seminario – ma tramite il numero della sala operativa 353.4205466, raccogliamo le esigenze e richieste di tutti: anche di chi ha bisogno di un aiuto per liberare la casa da acqua e fango. Siamo sempre aperti, pronti ad aiutare».
E proprio in mattinata, quando è tornato a piovere e a tirare un vento oltre i 70 chilometri l’ora «un’anziana, in vestaglia e pantofole – spiega – è venuta a bussare, terrorizzata, accompagnata dalla polizia. L’abbiamo subito asciugata, aveva i piedi zuppi, per poi fornirle un cambio vestiti. Abbiamo quindi provveduto a contattare una nipote che poi è venuta a prenderla». A far paura, in questi giorni, è anche la forte pioggia.
Il centro di accoglienza, durante la prima notte, ha accolto «oltre 90 sfollati che nella giornata di ieri si sono ricollocati presso famigliari o presso le proprie abitazioni o in hotel poiché questo è un luogo di primissima accoglienza» dove si possono trovare però abiti di ricambio, prodotti per l’igiene e altro. Questo, è possibile grazie anche a una raccolta fondi «alla quale stanno aderendo tantissime persone, contattando sempre il numero della nostra sala operativa o l’email emergenzaalluvione@caritassenigallia.it e all’altruismo di moltissime persone che stanno portando cuscini, asciugamani, ciabatte ed altro di utile in queste giornate».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati