di Alberto Bignami (Video di Giusy Marinelli)
«Vieni qua, perché mi sembra che c’è qualcosa di brutto. E quando sono arrivato, ho dovuto constatare che purtroppo era così».
Il corpo del piccolo Mattia Luconi, 8 anni, è stato trovato così, nel pomeriggio, con questa drammatica telefonata durata pochi istanti fatta dalla presidente di un’Associazione Culturale al proprietario del campo. Dopo 8 giorni di ricerche incessanti da parte dei soccorritori che hanno battuto chilometri di aree devastate dal fango, il drammatico cerchio delle ricerche si chiude nella maniera più triste e tragica che poteva esserci.
Ricerche avviate battendo zone più vaste perché proprio oggi si era deciso di setacciare tutta la zona da Barbara fino a Castelleone di Suasa. I dieci chilometri già battuti minuziosamente, non erano infatti bastati nonostante fossero stati già trovati lo zainetto e un lembo della felpina che Mattia portava quel giovedì sera.
Poco dopo le 15, ecco l’allarme. La presidente di un’associazione culturale di Trecastelli, ha notato qualcosa in un campo chiamando immediatamente il proprietario e spiegando che «C’è qualcosa nel tuo campo. Vieni», lasciando intendere che con tutta probabilità si trattava proprio del corpo del bimbo di 8 anni, strappato dalla furia del fiume Nevole, mentre era tenuto stretto tra le braccia della propria mamma Silvia Mereu in quella maledetta notte di giovedì 15 settembre, portandolo a 19 chilometri di distanza da dove era stato rapito da quell’ondata di piena del Nevola.
«L’ho visto da lontano – ha detto la moglie del proprietario del campo, accorsa anche lei sul posto -. Non si capiva bene, perché era difficile riconoscerlo da lontano. Non sono potuta andare oltre, perché c’era fango ovunque».
Sul luogo, un posto così lontano da far immaginare la violenza con la quale l’acqua ha trascinato via Mattia, sono subito arrivati i carabinieri che, una volta raggiunto, lo hanno estratto per poi subito riconoscerlo per la felpa che indossava e che è stata riconosciuta anche da mamma Silvia e papà Tiziano, che in quel momento si trovavano con i soccorritori, a battere anche loro il territorio di Barbara. Il corpicino era infatti in stato di avanzata decomposizione dopo essere stato per tutti questi giorni inghiottito da una montagna di fango che via via, asciugandosi e appiattendosi, lo ha restituito almeno in modo tale che la famiglia possa dargli una degna sepoltura nonostante la speranza di trovarlo vivo non si sia mai abbandonata. In questi giorni, a cercarlo vicino al proprio terreno a Trecastelli, era stato anche il proprietario del fondo che però non poteva «immaginare fosse stato trascinato fino a qua – ha detto -. Le ricerche erano concentrate infatti in un’altra zona. Si pensava che potesse essere più a valle. Poi – prosegue – oggi pomeriggio la chiamata da parte della presidente dell’Associazione Culturale e quindi la mia, fatta ai carabinieri una volta arrivato e capito che probabilmente si trattava del bimbo».
Il corpicino di Mattia Luconi è stato portato all’obitorio di Senigallia. Per l’assoluta certezza che si tratti proprio di lui, non essendo riconoscibile, verrà effettuato l’esame del Dna dopodiché, effettuata anche l’autopsia che sarebbe stata disposta in queste ore, si potranno celebrare i funerali di questo piccolo angelo che ha già un posto nel cuore di tutti, insieme alle altre 11 vittime, arrivate ora al triste bilancio di 12.
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