di Antonio Bomba (foto Giusy Marinelli)
Dichiarazioni e controdichiarazioni. Accuse e risposte. Tutti convinti che l’altra parte stia facendo mera propaganda elettorale con mesi e mesi di anticipo sulle elezioni comunali del 2023.
È stato un autentico consiglio comunale quello andato in “onda” oggi su facebook, in particolar modo nella bacheca dell’assessore alla cultura Paolo Marasca. Tutto è però partito dal comunicato stampa (ma anch’esso pubblicato sulla propria bacheca) di Francesco Rubini, leader di Aic, il quale ha attaccato il sindaco sostenendo, in un rapido riassunto che «É troppo facile dire “Ora ci penso io” al parco del Cardeto quando in 9 anni non è stato fatto nulla, nemmeno far sopravvivere i progetti già avviati».
L’assessore Marasca ha ribattuto punto per punto alle accuse che riguardano la propria competenza amministrativa e decisionale, sostenendo che tanti bei progetti già avviati o pronti a partire sono bloccati causa mancanza di finanziamenti, mentre altri partiranno non appena arriveranno i soldi. Il fulcro di tutta la polemica è però caduto su una frase specifica di Rubini: «… ha tentato (la giunta, n.d.r.) di privatizzare i pezzi pregiati del Cardeto, compreso il vecchio faro dove voleva realizzare un ristorante di lusso». Qua Marasca ha specificato che ciò è impossibile in quanto: «Il faro è di proprietà dello Stato, e il Ministero lo ha inserito in un “bando fari” per proporlo ad attività private. Quando sono venuti a dircelo noi abbiamo detto: “la decisione è vostra, ma sappiate che in ogni caso il Comune non indietreggerà mai rispetto al traffico veicolare. Non cambieremo idea e le auto non potranno andarci”. Il bando è andato avanti, c’è stato un vincitore ma pare che non se ne sia fatto nulla».
A metterci il carico a difesa dell’operato suo e dei suoi colleghi , ci ha pensato, sempre rispondendo al post di Marasca, l’assessore al bilancio Ida Simonella: «Nei doveri di precisazione ribadirei la roboante dichiarazione che “il sindaco ha tentato di vendere il vecchio faro per farci un ristorante di lusso”. Che fa tanto campagna elettorale, ma poca serietà professionale di chi lo dice visto il mestiere che fa. Il faro non è del Comune….il bando lo aveva fatto il demanio, proprietario del bene».
Sentitosi attaccato sul profilo professionale (è avvocato, n.d.r.) Francesco Rubini ha così ribattuto sottolinando come «per l’ennesima volta, attaccate la mia professione in maniera molto poco corretta ed elegante, ma, del resto, questo è il vostro stile. So bene che un bene demaniale non può essere venduto da un Comune. So altrettanto bene però che su quel bene il Comune può e dovrebbe svolgere un ruolo politico, sia in senso positivo che negativo, qualora servisse opporsi in ogni modo ad una soluzione dannosa. A fronte della possibilità di vendere il faro vecchio per farci un ristorante voi non avete detto nulla ma, anzi, come sempre in questi casi, avete fatto spallucce dicendo al demanio “fate pure tanto è vostro”. Questo non significa fare politica per il bene comune, ma subire le altrui decisioni. Questo era il senso del mio post».
Lo scambio sul punto è andato avanti, sempre tra Rubini e Simonella, con accuse e specifiche varie sul significante ed il significato di parole, frasi e termini vari finchè non è intervenuto ancora Marasca per precisare ancora una volta che «non era un bando per la vendita. Era un bando per la concessione… …Uno che non sa ciò di cui stiamo parlando e lo legge interpreta che il sindaco vende il faro a privati, dunque si configura semplicemente come un fake. Voluto o non voluto». Al che Rubini ha concluso stizzito con un «Paolo Marasca ho già spiegato sopra. Se poi intendi fare la lezioncina di italiano come se fossimo a scuola lascio perdere. Qui siamo tutti grandi e vaccinati, facciamo politica e ci conosciamo bene. Io ho detto la mia. Voi avete risposto. I cittadini si faranno un’idea senza bisogno di tirate fuori sempre questa fastidiosa favola delle fake news». Tutto qui? Macchè. Anche Daniele Berardinelli, capogruppo di Fi, sul proprio profilo facebook, e con toni ironici ha tenuto a ribadire che «la Mancinelli prima prova a far finta di nulla, poi quando legge l’intervista fatta a Daniele Silvetti, possibile candidato sindaco concorrente, viene presa dal panico… …come se in questi 9 anni non fosse stata sua la responsabilità del degrado del Cardeto».
Non è stata di certo a guardare Fratelli d’Italia che mediante comunicato congiunto del gruppo consiliare fa sapere che «dopo quasi dieci anni di amministrazione comunale Mancinelli, suonano come una beffa le parole del sindaco che oggi afferma: “Adesso ci pensiamo noi”. Una discesa in campo tardiva e vaga, che non tiene conto delle sue responsabilità per la mancata gestione del Parco. Come in tutte le cose, servono visione, determinazione e risorse per valorizzare questo prezioso tesoro della nostra città e restituirlo agli anconetani. Riteniamo quindi che gli investitori e i gruppi cittadini possano e debbano essere attratti, anziché allontanati come accaduto finora, riteniamo che bisogna migliorare l’accessibilità del Parco, il suo collocamento tra Parco del Conero e città, il tutto mobilitando risorse anche in sinergia con Regione e nuovo Governo».
Perplessità alle quale fanno eco quelle di Arnaldo Ippoliti, consigliere comunale dell’Udc, che rileva come «turisticamente parlando il Cardeto non è mai stato messo al centro di alcun progetto che lo valorizzasse. Ciò detto, visti i 10 anni passati (anche se prima c’erano sempre loro…. ) direi che è l’ora scossa di far intervenire il Parco del Conero che certamente ha idee più chiare e progetti concreti che possono valorizzare questo polmone verde al centro del capoluogo». In maniera più composta e lasciando il commento ai propri utenti esprime parere negativo su sindaco e giunta anche Daniela Diomedi del M5S.
E a metà pomeriggio tramite comunicato stampa del comune di Ancona Paolo Marasca ha ribadito quanto già aveva scritto ore prima sul proprio social network utilizzando le stesse parole. Mentre il collega assessore alle manutenzioni e al verde Stefano Foresi ha specificato che «facendo presente l’attenzione e le cure di cui è costantemente oggetto il parco, non meno di 5 volte l’anno viene eseguito lo sfalcio dell’ erba, sono stati realizzati 400 metri di staccionata lato mare per la sicurezza della rupe, è stata eseguita la posa in opera di punti luce dall’ingresso di via Cardeto fino a dopo la Polveriera, realizzato il nuovo parco giochi, rifatto il “pedanone” e il parapetto nel punto panoramico “Pablo Neruda”. É stata inoltre effettuata la manutenzione del percorso pedonale per il faro». Foresi ha poi ricordato come siano tante le classi di ogni istituto e grado a visitare costantemente il parco, così come molte sono le attività culturali e sportive che vi si svolgono, da “Cinematica” all’Orienteering.
Infine, l’annuncio del sindaco Valeria Mancinelli: «A breve il Comune illustrerà la proposta per il rilancio del Cardeto». E, testuale, «sarà una proposta concreta, fattibile e sostenibile dal punto di vista economico». Perché: «La questione che stiamo affrontando è essenzialmente come e dove reperire le risorse per gli interventi necessari, che abbiamo ben presenti». La polemica sul parco del Cardeto, da sempre più croce che delizia di ogni amministrazione cittadina dalla notte dei tempi, si è riaccesa nei giorni scorsi quando Daniele Silvetti, presidente dell’Ente Parco del Conero, ha ufficialmente chiesto che l’area del Cardeto venga inglobata nel Conero al fine di tutelarla, valorizzarla e rilanciarla. Una proposta rifiutata immediatamente dal sindaco.
Ricordiamo infine che Valeria Mancinelli sostiene apertamente Ida Simonella alle primarie di Progetto Ancona, mentre Silvetti stando ai bene informati è tra coloro in pole position per rappresentare il centrodestra. Francesco Rubini è invece il candidato sindaco di tutte le forze di sinistra. Ma su questa vicenda ha espresso indirettamente solidarietà a Silvetti per come è stato trattato dalla Mancinelli. Mancano mesi e mesi, ma la partita dialettica è già iniziata in un triello dalle imprevedibili convergenze tra centrodestra, centrosinistra e sinistra in cui mancano ancora 5 Stelle e, forse, qualcun altro.
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