«Maddalena Urbani poteva salvarsi,
soccorsi chiamati dopo 17 ore»
Chiesti 21 anni per il pusher e 14 per l’amica

Maddalena Urbani

Sono due le condanne chieste dalla Procura di Roma per la morte di Maddalena Urbani, la 20enne morta il 27 marzo 2021 per un mix letale di droghe e farmaci.
La giovane era la figlia del medico originario di Castelplanio, Carlo Urbani, il primo a isolare il virus della Sars, deceduto nel 2003 e al quale venne intitolato l’ospedale di Jesi.
Il pm Pietro Polidoro ha chiesto 21 anni per lo spacciatore 64enne siriano Abdulaziz Rajab, attualmente in carcere e accusato di omicidio volontario con dolo eventuale, e 14 anni per la 23enne Kaoula El Haouzi, amica di Maddalena (per lei il pm ha chiesto che vengano riconosciute le attenuanti generiche).
Maddalena Urbani era stata ospite, nel marzo dello scorso anno, a casa dal 64enne proprio la sera prima che avvenisse la tragedia. L’uomo, all’epoca, si trovava agli arresti domiciliari. La giovane morì poi al mattino dopo, nonostante avesse già accusato malori la sera del 26 e la successiva autopsia confermò un decesso avvenuto per un arresto cardiaco come conseguenza di un’intossicazione acuta di metadone e benzodiazepine. Sotto accusa è finita anche l’amica di Maddalena, che lavorava con lei a Perugia: c’era anche lei quella notte nell’abitazione di via Vibio Mariano nel quartiere Cassia a Roma. L’allarme venne dato intorno alle 13, a ben 17 ore di distanza dal malore di Maddalena (secondo quanto ricostruito dagli inquirenti aveva avuto un malore alle 20 del giorno precedente), non permettendole, secondo l’accusa, di potersi salvare. Le indagini vennero immediatamente avviate dalla Squadra Mobile della Capitale, giunta sul posto con il 118.

(redazione CA)

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