La notizia è arrivata dopo un mese di silenzio da parte dell’azienda, che il 28 settembre aveva disertato il tavolo al Mise, dove dipendenti, sindacati e governo aspettavano risposte sul piano industriale o almeno una qualche anticipazione sui programmi futuri dei siti nazionali, già allora in fibrillazione. Invece tutti sono stati liquidati con una nota che rinviava ogni comunicazione al 21 ottobre. E così è stato. Ma lo strettissimo canale di informazione aperto, si è chiuso con un’altra lapidaria certezza: i dettagli dell’eventuale vendita saranno resi noti solo a gennaio 2023.
In pratica, a trattativa conclusa, con accordi fatti e decisioni prese. Sulla pelle di 5.000 lavoratori in Italia, per non parlare dell’indotto che, in una zona come l’entroterra piceno, fa la differenza tra la “vita e la morte”, economicamente parlando.
Curti conosce bene la realtà di cui parla e sa anche cosa potrebbe accadere come conseguenza alla chiusura del sito produttivo.
Irene Manzi
In una nota sottoscritta da Curti insieme con la collega parlamentare e di partito Irene Manzi, si sollecita alla Whirlpool un confronto con i sindacati, «per avviare una indispensabile interlocuzione di merito sul futuro degli stabilimenti e la tutela dei lavoratori.
Ogni trattativa con potenziali acquirenti per le attività europee deve essere preceduta da doverose interlocuzioni e confronti con le istituzioni e le parti sociali».Ma l’azione di Curti e della Manzi non si fermerà qui. Stanno infatti preparando un’interpellanza parlamentare ed è loro intenzione coinvolgere tutti i parlamentari delle regioni italiane dove sorge uno stabilimento Whrilpool.
«La mia attenzione – afferma inoltre l’onorevole Curti – al tema Whirlpool è e sarà altissima. E non potrebbe essere altrimenti, vista l’importanza che gli stabilimenti di Comunanza e Fabriano rivestono, da anni, per i nostri Territori.
L’azienda sta alimentando quel senso di precarietà che, da troppo tempo, mina la serentià dei lavoratori di interi comprensori. Io credo, al contrario, che da Whirlpool si debba pretendere il rispetto, la trasparenza e l’osservanza degli impegni assunti. Piange il cuore nel vedere come la grande azienda nata dalla visione e dall’impegno della famiglia Merloni, venga trattata alla stregua di una preda di caccia. E’ assolutamente necessario, infatti, che l’eventuale passaggio si svolga con trasparenza sui programmi futuri e sul piano industriale. Il Ministero, inoltre, dovrà farsi carico di ottenere specifiche garanzie sulla continuità aziendale».