facebook rss

«Il terremoto più forte
in questa zona dal 1930,
ora attesi gli “after shock”»

ANCONA - Piero Farabollini, presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche, ricorda che solo l’evento sismico al largo di Senigallia, il 30 ottobre di 92 anni fa, raggiunse magnitudo 5.8 prima del terremoto di oggi e aggiunge che «l’ipotesi che questa mattina sia stato causato dalle trivellazioni in mare alla ricerca di gas e idrocarburi è da escludere»

I vigili del fuoco in azione ad Ancona (foto Giusy Marinelli)

 

«Il terremoto avvenuto in mare questa mattina a poco più di 30 chilometri da Fano e Pesaro è uno dei più forti avvenuti in quest’area dal Novecento. Ma è anche un evento che possiamo considerare normale per la nostra regione: la fascia costiera e marina è infatti una delle tre zone sismo-tettoniche delle Marche. Queste faglie possono produrre terremoti di magnitudo massima stimata di 6 M, a differenza delle faglie appenniniche dove si possono produrre sismi fino a 7 M». Ad affermarlo è  Piero Farabollini, presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche. «Questi fatti ci dicono, quindi, che considerata la zona in cui si è prodotto, è stato un terremoto molto forte. – prosegue nella nota Farabollini – Per fare alcuni confronti, era dal 1930 che non si produceva un sisma così forte al largo della costa settentrionale marchigiana: l’evento al largo di Senigallia, il 30 ottobre 1930, raggiunse magnitudo 5.8, la stessa del terremoto al largo di Rimini nel 1916».

Piero Farabollini

«Nelle ore successive abbiamo assistito a diverse altre scosse, di intensità più contenuta, ed è probabile che ce ne saranno altre anche nel corso delle prossime settimane. – aggiunge – Sono i cosiddetti “after shock” che però non devono preoccupare perché, dalle osservazioni e dai dati storici in nostro possesso, non si tratta di eventi che possono portare a un’altra scossa forte. L’ipotesi che il sisma sia stato causato dalle trivellazioni in mare alla ricerca di gas e idrocarburi è da escludere. La trivellazione di per sé non comporta alcuno scuotimento sismico, sono semmai le attività di estrazione e stoccaggio che possono farlo. A ogni modo, i terremoti legati a queste attività sono di magnitudo più contenuta, generalmente mai oltre 4,5-5 e profondità massime di 3-4 chilometri». Lo scuotimento, in questa zona sismotettonica, porta a un accorciamento delle due falde che si trovano sul sistema di faglia, mentre nell’area appenninica si produce l’effetto opposto: essendo faglie di tipo distensivo, la scossa porta un allontanamento delle due parti. L’effetto ė comunque lo stesso, come i cittadini della nostra regione hanno, purtroppo, potuto sperimentare stamattina.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page




X