La Presidenza della Conferenza Episcopale Marchigiana (Cem) ha redatto una prima raccolta della stima dei danni che il recente terremoto del 9 novembre ha prodotto nelle diocesi di Pesaro, Fano, Ancona, Senigallia, Fabriano in riferimento alle chiese e ad altri edifici per l’attività pastorale. I dati sono stati comunicati nel dettaglio alla Cei che sta monitorando la situazione.
Per la Diocesi di Fabriano risultano danni alla Cattedrale di San Venanzio che è stata chiusa e ad altre 3 chiese. Per la diocesi di Fano: 4 chiese risultano danneggiate seriamente e sono state chiuse. In altre 5 chiese e nell’Episcopio ci sono danni significativi. Per la diocesi di Pesaro ci sono danni significativi nella Cattedrale e nell’Episcopio. Altre 4 Chiese sono danneggiate e chiuse, mentre ulteriori 6 presentano danni diffusi pur essendo ancora aperte. Per la Diocesi di Senigallia 7 chiese che presentano danni, tra cui la Cattedrale di San Pietro Apostolo, sono state chiuse, mentre si sta meglio verificando l’entità dei problemi riscontrati. Per la Diocesi di Ancona 11 chiese sono state chiuse dopo un primo sopralluogo mentre sono in corso verifiche più dettagliate. Tra questi la chiesa di san Domenico ad Ancona, il Duomo di Osimo e il santuario di Campocavallo.
«Come appare evidente, i danni prodotti dal sisma a tutti questi edifici storici di particolare pregio e di conseguente fragilità sono significativi. – si legge nella nota della Cem – Un quadro più chiaro potrà delinearsi una volta completata la compilazione delle schede tecniche di segnalazione inviate dal Segretariato Regionale del Ministero della Cultura per le Marche (Uccr). La Presidenza della Cem invita a mantenere alta l’attenzione sugli effetti sicuramente negativi e forse più pesanti di quanto apparso in un primo tempo. L’emergenza riguarda certo le abitazioni ed in particolare le famiglie che hanno dovuto lasciare la propria casa, ma anche gli edifici sacri, soprattutto quelli di alto valore artistico, sono un elemento fondamentale del nostro sistema sociale e turistico e vanno perciò difesi e restaurati nell’interesse del bene comune».
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