Dalla pittrice Renata Rapposelli di Ancona, strangolata, alla barista Maria Bianchi di San Severino, finita a colpi di forbici l’altro giorno. Con loro altre 13 donne, uccise nelle Marche dal 2017 a oggi: quattro solo quest’anno. I nomi delle 15 donne vittime di femminicidio sono stati letti in aula del Consiglio regionale dalla presidente della Commissione Pari opportunità, Maria Lina Vitturini, nella seduta dedicata al fenomeno della violenza contro le donne e alla presentazione del Rapporto annuale 2021.
L’intera Assemblea e gli altri presenti in aula, comprese una quinta liceo Giovanni Paolo II di Fermo e una squadra di calcio femminile Figc Marche, hanno seguito in piedi il lungo elenco di vittime. Storie di soprusi, sopraffazione, maltrattamenti e violenze tra le mura domestiche: femminicidi che, ha sottolineato Vitturini, «sono solo la punta dell’iceberg di un fenomeno più ampio». Un «cimitero di donne, un massacro senza fine, donne brutalmente uccise – ha osservato Vitturini – l’ultima avrei voluto dire Anastasiia Alashri, 23enne ucraina, madre di un bimbo, uccisa dal marito, ma ce n’è stata un’altra, Maria Bianchi, uccisa dal figlio in maniera brutale». L’11 ottobre a Osimo è morta anche Ilaria Maiorano, sul marito pesa l’accusa di omicidio volontario aggravato. La presidente della Commissione Pari Opportunità ha voluto ricordare una ‘nota positiva’ nella vicenda: il figlioletto di Anastasiia è stato temporaneamente affidato alla famiglia dell’ex assessore Mirco Carloni, ora deputato, socio del ristorante dove la giovane lavorava dopo essere scappata dall’Ucraina per la guerra con il marito poi arrestato poi per l’omicidio.
E’ stato il presidente Francesco Acquaroli invece a parlare del Rapporto annuale 2021 sulla violenza di genere. «Il Rapporto annuale sulla violenza di genere – ha detto – rappresenta uno strumento necessario dal quale partire per affrontare un fenomeno sempre più complesso. I numeri sono il primo strumento per comprendere la portata di un fenomeno che, purtroppo, non accenna a rallentare». Dopo aver espresso la sua vicinanza e «il cordoglio per le quattro vittime che, nel corso del 2022, hanno perso efferatamente la vita nelle Marche», il presidente Acquaroli ha ricordato che «l’ultimo tragico episodio (quello di Maria Bianchi, ndr) risale a 48 ore fa e si aggiunge al bilancio già drammatico registrato nell’anno in corso in Italia. Sono 104 le vittime nel 2022. Numeri spaventosi di vite spezzate, che coinvolgono anche il presente e il futuro di centinaia di minori. In due anni, si contano infatti 169 orfani per femminicidio, un terzo dei quali rimasto orfano anche del padre». Un fenomeno, ha sottolineato il governatore, che non accenna a rallentare e che si manifesta «sotto moltissime forme, di cui l’omicidio resta la più ingiustificabile e orrenda punta dell’iceberg. Violenza fisica, violenza psicologica, violenza sessuale, violenza economica, molestie e stalking, revenge porn, fino ad arrivare alle violenze legate a tratta e sfruttamento, stupro di guerra, mutilazioni».
Il presidente ha citato due dati essenziali: l’anno scorso, nelle Marche, si sono rivolte ai Centri Anti-Violenza 663 persone. Ben 180 in più dell’anno precedente. Nel 2020 infatti erano 483. Nel 2019 erano 471. Un aumento significativo di richieste d’aiuto registrato nel 2021, il 91% delle quali risulta essere un nuovo accesso. «Dobbiamo leggere questi numeri – ha evidenziato – con assoluta preoccupazione e profonda consapevolezza. Ma anche con la speranza che l’aumento del numero di richieste di aiuto corrisponda all’aumento delle donne che decidono di denunciare. Per questo l’attenzione delle istituzioni deve essere sempre maggiore, per isolare un dramma che ancora troppo spesso condiziona le vite di tante persone e l’intera società. Le istituzioni devono continuare ad investire in questa direzione, indagarne le cause, implementare le norme e gli strumenti di prevenzione, proteggere e sostenere le donne che denunciano, sensibilizzare profondamente, affinché mai più nessuna donna possa subire alcuna forma di violenza, di discriminazione, di ricatto». Infine Acquaroli ha voluto concludere il suo intervento citando le parole del Presidente del Senato, Ignazio La Russa, che in occasione della giornata del 25 novembre con un gesto simbolico compiuto a Fano, ha voluto esprimere il profondo rifiuto nei confronti di qualsiasi violenza compiuta nei confronti di una donna: «Per arginare questo fenomeno serve un atto culturale. La società veramente pretende che il rispetto di una donna non abbia eccezioni. Un reato commesso nei confronti di una donna, perché ella è una donna, è un abominio nel senso vero del termine. Non bisogna offrire alibi, non bisogna mai offrire vie di fuga. Quando si uccide una donna, bisogna dire è stata uccisa senza ragione una donna, cominciamo a dire questo e avremo fatto un passo avanti».
L’aula ha poi approvato all’unanimità una risoluzione che esprime «sdegno e ferma condanna verso ogni azione di violenza fisica, verbale e psicologica nei confronti delle donne». L’atto impegna il presidente e la giunta regionale ad attivarsi e a sollecitare tutti i livelli istituzionali per potenziare la presenza sul territorio marchigiano di una rete omogenea dei centri antiviolenza e delle case rifugio, con adeguate risorse economiche, anche per continuare garantire personale adeguatamente formato. Inoltre, si chiede di individuare iniziative di sostegno ai minori vittime di violenza assistita e agli orfani che perdono la madre a seguito di un femminicidio; di potenziare i servizi di trattamento e recupero per gli uomini maltrattanti e abusanti; di continuare a promuovere percorsi di educazione all’affettività nelle scuole di ogni ordine e grado, con particolare riferimento alla parità tra i sessi, nonché alla prevenzione della violenza di genere.
Tra le richieste formulate un aumento del raccordo fra scuola, servizi territoriali e consultori familiari per intervenire più efficacemente rispetto alle politiche educative sull’uguaglianza e sulla parità di genere e iniziative per supportare l’occupazione e l’autosufficienza delle donne al fine di ridurre la dipendenza economica del partner.
Da ultimo, l’attivazione o l’implementazione di forme d’inserimento lavorativo agevolate in favore delle donne vittime di violenza, nonché politiche di prevenzione, mediazione e composizione dei conflitti, con particolare riferimento all’ambito familiare.
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