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Cannabis terapeutica, la Regione apre:
sì bipartisan al rispetto della legge nazionale

APPROVATA all'unanimità in Consiglio regionale la mozione presentata dalla grillina Marta Ruggeri, che impegna giunta e presidente a osservare in toto la normativa del 2017. Polemiche e tensioni tra maggioranza e opposizione sulla riforma sanitaria

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Il consiglio regionale

 

di Francesca Pasquali

Medici poco propensi a prescrivere farmaci a base di cannabinoidi. Farmacie autorizzate che si contano sulle dita di una mano, o poco più. Pazienti costretti a “migrare” fuori provincia per rifornirsi. I problemi dei malati che soffrono di patologie croniche o in fase terminale e che, per alleviare le sofferenze, ricorrono a prodotti a base di cannabis potrebbero avere le ore contate. Nel primo pomeriggio di oggi, il Consiglio regionale ha approvato una mozione che impegna presidente e giunta a rispettare “in toto” la legge 7 del 2017. Quella che regolamenta l’uso terapeutico della cannabis nelle Marche. Un via libera bipartisan, con la mozione relazionata dalla consigliera 5 Stelle, Marta Ruggeri, votata all’unanimità. Tre gli articoli della legge attenzionati: il 7 che “prescrive che la Regione promuova corsi di formazione e aggiornamento periodici per gli operatori sanitari”; l’8 che “prevede che si assicuri l’applicazione omogenea sul territorio regionale della legge, si monitori periodicamente il consumo dei medicinali cannabinoidi e si attui la promozione di accordi con i ministeri competenti”; il 5 che prevede di “avviare azioni sperimentali o specifici progetti pilota”.

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Marta Ruggeri

«A cinque anni dall’emanazione della legge – ha spiegato Ruggeri – sono stata informata di numerosissime difficoltà che attanagliano le persone che, per migliorare il proprio stato di salute, hanno bisogno di ricorrere alle cure con cannabis terapeutica, tra cui anche bambini». Ruggeri ha elencato le difficoltà che i malati devono affrontare: medici contrari alla prescrizione di farmaci a base di cannabinoidi, poche farmacie autorizzate a vendere i prodotti, continuità terapeutica non garantita, eccessiva burocrazia per ottenere i medicinali. Un ok unanime quello arrivato dal Consiglio regionale, appunto. Con il capogruppo di Fratelli d’Italia, Carlo Ciccioli, che, seppur favorevole in linea di principio, nel suo intervento ha rimarcato la necessità di «tenere alta la vigilanza dal punto di vista sanitario e della distribuzione».

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Carlo Ciccioli

Tanta sanità nei 26 punti all’ordine del giorno del Consiglio di oggi, alcuni dei quali rinviati per l’assenza del consigliere pd Antonio Mastrovincenzo, primo firmatario di diverse mozioni. Ad animare la discussione ci ha pensato quella per il ritiro della legge sulla riforma della rete ospedaliera, un «errore clamoroso», per il capogruppo dem Maurizio Mangialardi che l’ha relazionata. Divisi su tutto maggioranza e opposizione, tranne che sulla volontà di mettere un freno al dilagare del privato nella sanità marchigiana. «Non possiamo condividere questa deriva. Dobbiamo essere noi a disegnarne gli obiettivi», dice Ciccioli. Per il capogruppo di FdI «c’è stata collusione eccessiva tra pubblico e privato», perciò ha auspicato «una sanità policentrica con più ospedali, il superamento del tetto del personale e la revisione della quota parte della spesa pubblica sul bilancio dello Stato».

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Andrea Biancani

«Molti medici del servizio pubblico sono andati a lavorare nel privato perché c’erano migliori offerte», ha aggiunto Ciccioli. Che poi ha aperto «a una nuova visione coordinata e integrata tra plessi ospedalieri». Come a dire: nella sanità del futuro i medici migliori faranno la spola tra un ospedale l’altro. Apriti cielo. Andrea Biancani, vicepresidente del Consiglio in quota Pd: «Avete chiuso l’azienda ospedaliera più efficiente delle Marche per accontentare Ancona e fare in modo che potesse avere l’unica azienda di alta specialità». Si riferisce a Marche Nord, l’azienda ospedaliera “cancellata” dalla riforma del sistema sanitario. Quella che, per Biancani, «livellerà verso il basso la sanità delle Marche».

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