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Gli affascinanti e importanti viaggi
della Beccaccia e migratori sul Conero
per studiare i cambiamenti climatici

CLIMA - Il direttore del Parco, Marco Zannini: «I dati raccolti comprovano che anche la specie è condizionata dal ‘global-warming'». Il presidente Daniele Silvetti: «E' attivo un progetto che permette di ottemperare alla richiesta di monitoraggio delle specie migratrici» e il racconto di un volo lungo 1.200 chilometri, effettuato da un esemplare catturato a Sirolo

Una Beccaccia

Per gli uccelli migratori che percorrono la rotta adriatica verso i Balcani, è il Conero ad essere un sito di migrazione fondamentale, sosta e svernamento.
Per questi motivi, oltre al Falco Pellegrino, anche la Beccaccia o Scolopax rusticola è una specie per la quale vi è molta attenzione; e le motivazioni sono molteplici.
A spiegarle è Marco Zannini, direttore del Parco del Conero. «I tempi di migrazione, le rotte, l’alimentazione – dice – forniscono utili indicazioni circa i cambiamenti climatici e le sue conseguenze. Per questo – prosegue – abbiamo attivato un progetto in collaborazione con l’Università di Milano per monitorare il ciclo di vita di questi animali catturandone alcuni e dotandoli di un radiotrasmettitore satellitare».
Le zone di osservazione e di cattura sono quelle a nord nella ‘valle del fosso Boranico’, caratterizzata da vigneti, aree ad incolto e coltivi e a sud ‘Zona fosso Betelico-Monte Colombo’, caratterizzata da vigneti, pascoli e area del ‘Conero golf’.
Il Parco Regionale del Conero inoltre, grazie all’attività degli inanellatori autorizzati, coordinati da Pierfrancesco Gambelli con 160 esemplari monitorati, circa il 10% della popolazione di beccacce osservate complessivamente, resta la più importante stazione di cattura italiana insieme alla tenuta Presidenziale di Castelporziano.
«I dati raccolti – insiste Zannini – comprovano che anche la specie Beccaccia è condizionata dal ‘global-warming’, che induce la specie a utilizzare aree di svernamento più settentrionali».
Il progetto è stato presentato dall’associazione Acma (Associazioni Cacciatori Migratori Acquatici), basato sulla telemetria satellitare utilizzata e Gps. A seguito di questi rilevamenti e dei risultati scientifici significativi, il consiglio direttivo dell’Ente parco ha autorizzato la realizzazione nel Parco del Conero di un osservatorio per la fauna migratoria di interesse venatorio.
Daniele Silvetti, presidente dell’Ente Parco, aggiunge che «E’ attivo un Progetto Nazionale Beccaccia promosso dal Ministero Ambiente che permette di ottemperare alla richiesta di monitoraggio delle specie migratrici e per questo – prosegue – l’Ente Parco del Conero e Ispra hanno attivato una collaborazione per la creazione di una rete di stazioni di inanellamento per lo studio della fenologia, uso dell’habitat e tassi di sopravvivenza di questi animali».
Il progetto riguarda altri uccelli migratori oltre alla beccaccia come i colombacci e il tordo bottaccio. «Sotto l’aspetto scientifico – chiosa Zannini – fare del Parco del Conero un centro studi di questi migratori è molto importante. Le caratteristiche del Conero si prestano a queste osservazioni e approfondimenti e possono riguardare gli studiosi di tutto il mondo».
Secondo i dati raccolti, è molto interessante la storia di uno di questi esemplari di beccaccia tra quelli monitorati. «Catturata in inverno a Sirolo nell’area del Conero Golf Club e rilasciata con l’anellino identificativo dopo aver raccolto i dati biometrici secondo il protocollo Euring – racconta l’Ente Parco -, nella primavera ha attraversato il mare Adriatico nel suo tratto più stretto per poi sorvolare la Croazia e proseguire verso le sue zone di riproduzione nel Nord est dell’Europa. Quindi, all’arrivo del freddo l’istinto le ha riproposto il viaggio inverso. E’ accertato che in poco più di un anno abbia percorso non meno di 1.200 chilometri».

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