di Giorgio Fedeli
Sono in arrivo al porto di Ancona le imbarcazioni Geo Barents e Ocean Viking con 110 migranti. La prima delle due navi dovrebbe arrivare già nelle prossime ore. Ma dalla Geo Barents nei giorni scorsi è arrivato l’appello rivolto al Governo a dare disponibilità di sbarco in un approdo più vicino. Per il momento, però, da Palazzo Chigi la destinazione era e resta quella del porto dorico in cui è già tutto un gran fermento per predisporre lo sbarco dei migranti. «Diciamoci la verità, il tema dei flussi migratori non è mai stato affrontato, e non lo è nemmeno ora, con puntualità – il punto di don Vinicio Albanesi, dalla comunità di Capodarco – questa storia del porto di Ancona non si capisce bene se sia la punta di un’operazione di dissuasione al soccorso in mare o se serva per redistribuire organicamente i migranti, alleggerendo la Sicilia».
Uno sbarco, comunque, è stato assegnato: «Si, vero ma nel parlare di flussi migratori non si può ragionare di volta in volta sul caso specifico. Da oltre 20 anni operiamo in emergenza quando questo fenomeno è ormai strutturale – replica don Vinicio – e dire che queste navi che soccorrono esseri umani in mare aperto favoriscono l’emigrazione è falso. I flussi migratori, nel nostro paese, sono iniziati nel 1999 con gli albanesi. Poi gli afghani, gli egiziani, i tunisini, i marocchini, i popoli dell’Est Europa. Stiamo parlando di migranti economici. Prima di allora eravamo noi ad emigrare. I popoli si sono sempre mossi. La verità è che il fenomeno non si vuole affrontare con un approccio strutturato. Poi diciamo che in Italia siamo tutti vecchi. I migranti, molti dei quali sono giovani, sono destinati a mestieri e lavori umili anche se hanno un’istruzione che consentirebbe loro di fare altro. E’ un problema storico, storicizzato. Cambiano i governi ma continuiamo ad affrontare il tema come se fosse un’emergenza. Non vedo un approccio come si deve, la linea di difesa non regge e restiamo passivi dinanzi alla questione. Anche dall’Europa non vedo una riflessione profonda e quelli che ci troviamo dinanzi sono solo palliativi».
Ma le navi con i profughi continuano ad arrivare. «Guardate che i dati ci dicono che solo il 10% dei profughi viene salvato dalle navi. Ditemi come arriva l’altro 90%, da dove passa? La verità è che il problema è serio ma le risposte sono leggere e non adeguate. Faccio un altro esempio? Restiamo silenti sul milione di badanti che sono in Italia, circa il 90% è fatto di straniere. Forse perché servono per la tenuta del sistema assistenziale?».
C’è chi sostiene che flussi migratori così consistenti alimentano il sottobosco criminoso con immigrati che finiscono nella rete della criminalità che spesso offre facili guadagni. «Non è così – replica don Vinicio Albanesi – i profughi, gli immigrati, se non trovano un meccanismo falso, se rifiutano l’accoglienza ricevono un foglio di via. Ma da quel momento ne perdiamo le tracce. Non c’è una gestione strutturata degli irregolari che, se non vengono fermati dalle forze dell’ordine, possono circolare all’infinito. Non c’è attenzione nel verificare chi è irregolare. In questo quadro complessivo c’è una fascia di stranieri che si sistema, penso a tutti quelli dell’Est Europa che fanno i muratori, o agli indiani che si adoperano a fare i lavapiatti. E poi ci sono i disgraziati che sono persone semplici e che finiscono in giri fasulli per sopravvivere. Questo sì, è possibile. Ma domandiamoci perché nessuno in Italia sa quanti irregolari ci sono, e perché nessuno se ne occupa. Ci si limita ad affrontare all’occorrenza il fenomeno. Il fatto è che la politica è assente, anzi parlerei di non-politica».
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