Gentile direttore Matteo Zallocco,
nei giorni scorsi la stampa ha dato notizia circa la dinamica demografica delle nostre Città. Alcune in crescita, con incrementi di nascite, famiglie, e saldi migratori largamente positivi. Città attrattive, potremmo dire. E i numeri non fanno che confermare. A differenza di quanto sembra accadere nella nostra di Città. La foto scattata nel 2021 dal Comune evidenziava già criticità, forte diminuzione di famiglie e natalità. Tanto da far parlare i giornali di crollo: “Ancona non è una città per giovani”. Con l’assessore ai servizi sociali che dichiarava: “Occorre promuovere e sostenere concretamente il progetto di vita delle persone, altrimenti rimarremo ancora troppo indietro”. Oggi il dato sulla popolazione residente avvalora purtroppo il trend negativo. Il numero scende ulteriormente: da 99 mila 600 a poco più di 98 mila abitanti.
Insomma, materie su cui riflettere affinché la politica tragga indicazioni utili a sostegno di scelte ponderate, coerenti e adeguate; con il coinvolgento attivo della cittadinanza. Percorso auspicabile, consiglia il buon senso, da avviare quanto prima anche in ragione della prossima tornata elettorale convocata per scegliere nuovo Sindaco e rinnovare il Consiglio Comunale. Appuntamento quanto mai atteso e delicato, specie dopo l’esito della consultazione politica che ha consegnato il Paese ad uno schieramento fortemente orientato a destra, già al governo in Regione, deciso a conquistare anche il Capoluogo. Non a caso, nei giorni scorsi, importanti testate nazionali si son occupate di Ancona “città rossa che prova a resistere agli attacchi della destra”. Ma resisterà?
Non mancano, infatti, quanti sollevano dubbi, anche sul fatto che vi sia piena consapevolezza, tra lo schieramento chiamato a resistere, in ordine alla reale posta in gioco. Alcuni, imperterriti, sembrano perseverare crogiolandosi in una condizione di splendido autoisolamento: duri, puri… e condannati ad essere ininfluenti! Mentri altri non sembrano dar evidenza di una crisi tutt’altro che messa alle spalle.
Anzi, le Primarie svolte nei mesi scorsi hanno consegnato, col pugno di voti che ha separato di fatto i contendenti, nuove preoccupazioni legate ad un esito vissuto da molti come occasione perduta per avviare un vero e profondo rinnovamento della politica. Un sentimento diffuso che purtroppo è andato oltre i meriti stessi del candidato pur risultato vincente. Guai se forze, movimenti, partiti che non intendono arrendersi e presentare solidi progetti per la città, con proposte adeguate ed efficaci, non valutino il contesto con senso di responsabilità e umiltà. Senza escludere il coinvolgimento di personalità autorevoli, e con la volontà di mettere in campo volti di alto profilo in grado di ribaltare pronostici che sembrano scontati. Per questo occorre soprattutto capacità di unire. Serve un compromesso democratico che, con le idee, rimetta in moto passione, partecipazione, energia indispensabile per battere rassegnazione e assicurare il buon governo per la Città.
Il tempo trascorso si è incaricato già di mettere in evidenza le reali aspirazioni dei nuovi governanti: tanta improvvisazione e inesperienza, sopratutto tanta bramosia di potere, spartizioni di incarichi; e disegni non sempre coincidenti con interessi e aspettative delle classi più deboli e della parte più povera del Paese. Misure che minacciano ancor più coesione sociale; tagli a sanità, pensioni; favori a piccole corporazioni, sanatorie, colpi di spugna e… poteva mancare un tentativo per imbavagliare stampa e intercettazioni? Insomma, niente di nuovo sotto il sole, con buona pace delle istanze di cambiamento. Problemi, certo, trasversali all’attuale classe dirigente e che, proprio per questo, necessita di profondo rinnovamento.
Dobbiamo partire dalla nostra Città per riprendere un cammino di lunga lena, riaffermando il valore della politica quale strumento indispensabile per realizzare il Bene comune.
Andrea Raschia
– ex sindacalista Fp Cgil –
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