di Francesca Pasquali
Sono 17.549 le imprese perse in dieci anni, 5.543 solo nell’ultimo. Sono sconfortanti i dati dell’imprenditoria marchigiana. Quelli prodotti da TrendMarche, l’osservatorio di Cna Marche, Confartigianato Marche e Intesa Sanpaolo, in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche e l’Università degli Studi di Urbino, sono stati presentati stamattina e parlano di una regione in forte affanno sul fronte imprenditoriale. La crisi riguarda soprattutto le realtà piccole e medie, l’1,1% delle quali, tra il 2012 e il 2022, ha chiuso definitivamente i battenti. Particolarmente nero l’anno scorso, quando si è perso il 3,8% delle imprese marchigiane, passate dalle 145.609 del 2021 alle 140.066 del 2022 (-5.543), 1.519 delle quali (4,3%) della zona del cratere.
In generale, in quasi la metà dei casi, ad abbassare per sempre le serrande sono state aziende artigiane: 2.054 nel 2022 quelle che hanno cessato l’attività e che hanno fatto scendere il totale dalle 42.711 del 2021 alle 40.657 dell’anno scorso (-4,8%). Un altro dato emerso dalla ricerca congiunta riguarda le iscrizioni al registro delle imprese. Nel 2022 i nuovi ingressi sono stati 7.193, a fronte di 8.122 cancellazioni. Il triste primato delle chiusure appartiene al commercio che l’anno scorso ha perso 2.186 imprese. Male anche il settore agricolo, con 1.152 imprese in meno. 902 le imprese edili chiuse nel 2022, 764 quelle manifatturiere, di cui 305 calzaturiere e 139 dell’abbigliamento. A riprova che la crisi colpisce in particolare le piccole realtà imprenditoriali il dato sulla forma giuridica delle imprese cessate. Di quelle chiuse l’anno scorso 5.662 erano individuali.
La buona notizia riguarda i ricavi delle attività che resistono, cresciuti del 20,1% nel terzo trimestre del 2022. Brindano soprattutto le aziende edili che, tra Superbonus e ricostruzione, registrano un +25,8%. Ricavi aumentati, anche se in modo meno accentuato, pure per manifattura (+10,5%) e servizi (+8,5%). Sul fronte investimenti, crescono quelli nei settori costruzioni e servizi. In forte calo, invece, quelli del manifatturiero (-35%). Numeri che Vincenzo De Marino legge, tutto sommato, in maniera positiva. Per il direttore commerciale retail Emilia-Romagna e Marche Intesa Sanpaolo, «il 2022 è stato un anno complesso e nelle Marche il tessuto imprenditoriale ha dimostrato resilienza e capacità di reggere l’urto». A delineare gli scenari futuri è stato Giovanni Foresti, della Direzione studi e ricerche di Impresa Sanpaolo. «Per il 2023 – ha spiegato – si prospetta una crescita per le imprese di medie e grandi dimensioni e di contrazione per le micro-imprese. Le aspettative sono favorevoli soprattutto per la filiera metalmeccanica, mentre il sistema moda soffrirà di più per le contrazioni dei consumi».
Alla presentazione hanno partecipato il presidente di Cna Marche, Paolo Silenzi, e quello di Confartigianato Marche Emanuele Pepa, il rettore dell’Università Politecnica delle Marche, Gian Lica Gregori, il prof Ilario Favaretto dell’Università degli Studi di Urbino e il consigliere regionale Carlo Ciccioli.
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