di Francesca Pasquali (foto Giusy Marinelli)
«I “no” a prescindere rischiano di creare danni incalcolabili che poi si calcolano in termini di mancato sviluppo e di fuga di lavoratori e di giovani». I problemi che affliggono le Marche, regione “collo di bottiglia” sul fronte delle infrastrutture viarie, stanno racchiusi in questa frase di Edoardo Rixi. Il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ieri pomeriggio, era al teatro delle Muse per i 120 anni della Frittelli Maritime Group e ha partecipato a una tavola rotonda assieme al presidente della Regione, Francesco Acquaroli, al presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centrale, Vincenzo Garofalo, e al presidente di Confindustria Ancona, Pierluigi Bocchini, sul porto di Ancona.
Questo nelle premesse. Perché, poi, si è finiti a parlare dei mali di una regione con «un ritardo infrastrutturale secolare», dove, «se escludiamo la Quadrilatero, l’ultima opera realizzata è stata l’autostrada, attorno alla quale è nato un sistema produttivo molto forte che adesso è penalizzato». Parole di Acquaroli per il quale, per salvare il salvabile, «la sfida è completare le incompiute». Ha raccolto l’assist Rixi. «Il governo – ha detto il viceministro – si deve impegnare a concludere le opere non concluse, per eliminare i colli di bottiglia».
Tra porto, aeroporto, interporto, ferrovia e autostrada, le vie di comunicazione nelle Marche non mancano. Il problema è che queste vie vanno ammodernate, manutenute e potenziate. Se no si resta indietro. Gli investimenti non arrivano e giovani e lavoratori se ne vanno altrove. «Negli ultimi 40-50 anni, la regione è vissuta in un letargo infrastrutturale che oggi misuriamo in termini di attrattività», ha spiegato Bocchini. Per il quale, se la rotta non sarà presto invertita, il rischio è di «restare a lungo una regione in transizione».
Secondo Garofalo, le Marche hanno tutte le carte in regola per uscire dallo stallo. Il porto – ha spiegato – è un valore aggiunto per qualunque territorio. Qui, si aggiunge ad aeroporto, interporto e ferrovie, con le quali dobbiamo realizzare quel plusvalore per chi ha investito e per chi vuole investire e creare un circolo virtuoso che modernizza un territorio e lo rende attrattivo». Per farlo – ha proseguito Garofalo – serve «il coraggio di fare scelte, applicare le leggi in maniera rigida e avere fantasia».
Il presidente dell’Autorità del Sistema portuale, poi, si è concentrato sul capoluogo. «Ancona – ha detto – deve avere maggiore consapevolezza delle sue potenzialità, deve osare di più e deve stare sul mercato. Invece, è prudente nelle sfide. Ma se non sfidi il mercato, nessuno ti viene a cercare». Gli ha fatto eco Acquaroli: «Avere un capoluogo forte significa avere un punto di riferimento in una terra che, altrimenti, rischia di sgretolarsi». L’ultimo pensiero, il presidente della Regione, l’ha dedicato al rapporto tra pubblico e privato, con il primo che «ha il dovere di costruire i binari» su cui il secondo «rende competitivo il sistema economico» e «di favorire dialogo e concertazione». «Riuscire a far dialogare le infrastrutture e renderle competitive e moderne – ha concluso Acquaroli – può aiutare gli imprenditori ed essere volano per lo sviluppo».
Alla seconda tavola rotonda, moderata dal caporedattore Economia del Corriere della Sera, Nicola Saldutti, hanno preso parte il segretario generale del Censis, Giorgio De Rita, la direttrice generale di Arpa Marche, Rossana Cintoli, il direttore generale di Srm, Centro studi collegato a Impresa Sanpaolo, Massimo Deandreis, Silvia Paparella, membro dell’Accademia Pontificia, e il rettore dell’Università Politecnica delle Marche, Gian Luca Gregori. Quest’ultimo si è detto preoccupato per la perdita di appeal della regione e per il suo impoverimento economico e anagrafico. Gregori ha, poi, invitato le istituzioni a «tutelare le imprese che rispettano le norme e che fanno della sostenibilità un elemento dominante del futuro».
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