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«Condizioni di lavoro peggiorate»
Gli oss della Residenza Dorica
scioperano tra striscioni e mimose

RABBIA - «Il tempo è diminuito e i pazienti sono sempre quelli. A queste condizioni non possiamo svolgere tutte le nostre attività come dovrebbe essere». Sono alcune delle motivazioni che i dipendenti della struttura, radunatisi davanti ai cancelli di via Primo Maggio, hanno dato nella giornata della Festa della Donna spiegando che «Andare avanti così, è impossibile»

Un momento dello sciopero dei lavoratori della Residenza Dorica

di Francesca Pasquali

Hanno scelto l’8 marzo per scioperare contro la riorganizzazione partita una settimana fa, i lavoratori della Residenza Dorica, che, per la maggior parte, sono donne. Oss, infermiere e addette alle pulizie che, da un giorno all’altro, si sono viste cambiare il piano di lavoro. Una rametto di mimosa in una mano, una bandiera o un cartello nell’altra, assieme ai colleghi uomini, stamattina alle 10 si sono ritrovate davanti ai cancelli della struttura sociosanitaria di via Primo Maggio, gestita dal Gruppo Kos Anni Azzurri. Con loro, i sindacalisti della Fp Cgil e della Fisascat Cisl, promotori dello sciopero.

Gli Oss davanti ai cancelli della struttura sociosanitaria di via Primo Maggio

Un’adesione quasi totale, «oltre il 90 percento». A chiedere di tornare agli orari di lavoro del 28 febbraio c’erano quasi tutti i dipendenti della struttura. Anche quelli che, solo poche ora prima, avevano smontato dal turno di notte e che non sono voluti mancare. «Chi non c’era ed era regolarmente al lavoro – ha spiegato il segretario generale della Fisascat Cisl Marche, Marco Paglialunga, – stava prestando un servizio essenziale che va comunque garantito».
Monica Gregori è tra quelli che hanno scioperato. Dal 2010 lavora come oss alla Residenza Dorica. «La condizione lavorativa – dice – è notevolmente peggiorata. Lavorare un’ora in meno e avere un operatore in meno, con lo stesso piano di lavoro, non ci permette più di garantire la stessa qualità di prima».

Mimose, nella giornata di sciopero indetta l’8 marzo

Il nuovo piano entrato in vigore il 1° marzo riduce da cinque a quattro il numero di oss nei turni della mattina. Mentre gli orari dei turni sono passati da otto a sette ore. Un’ora in meno e un operatore sociosanitario in meno per turno, «con la pretesa di farci svolgere le stesse mansioni di prima», spiega Erika, oss anche lei nella struttura. Che, al momento, conta circa centoventi ospiti tra Rsa, Residenza protetta, Cure intermedie dell’Inrca (gestito sempre da Kos) e la Riabilitazione del Santo Stefano. Centoventi persone bisognose di cure e una settantina tra oss e infermieri che hanno meno tempo per occuparsi di loro. «Il tempo è diminuito e i pazienti sono sempre quelli. A queste condizioni non possiamo svolgere tutte le nostre attività come dovrebbe essere», spiegano alcuni infermieri «molto delusi per come siamo trattati e soprattutto per come, da adesso in poi, potremo trattare i nostri pazienti». Come gli oss, anche gli infermieri si sono visti ridurre l’orario di lavoro di un’ora: da otto a sette per turno. «Ci sono pazienti critici – dicono – che hanno bisogno di tante cure e attenzioni che non possiamo più dare perché non abbiamo tempo. Adesso, c’è un infermiere per quaranta persone. Di notte, uno per novanta. Facendo così, ci portano allo sfinimento e una persona che non sta bene non può prendersi cura di una che ha bisogno. E, dovendo fare tutto in fretta, aumenta il rischio di sbagliare».

Il corteo

Con le nuove condizioni, per i lavoratori diventa difficile mantenere gli standard di prima. E stanno arrivando le prime lamentale. Parenti degli ospiti che hanno da ridire sulla qualità del servizio offerto dalla struttura. «Abbiamo un ottimo rapporto con i parenti degli ospiti che ci chiamano, anche privatamente, per sapere come stanno i loro cari. Ma, da quando si è verificata questa situazione, si lamentano e noi siamo diventati dei pungiball. Mentre chi dovrebbe rispondere resta in silenzio», dice Silvio Manni che fa l’oss.
Per la verità, l’azienda ha parlato. L’ha fatto con un comunicato stampa diramato stamattina, nel quale si sottolinea che «la riorganizzazione del lavoro e della turnistica è pienamente rispettosa degli standard qualitativi regionali e in linea con quelli di molte strutture del territorio». Ci sarebbero le bollette da pagare e l’inflazione («la spesa giornaliera per ogni ospite è cresciuta di ben 15 euro negli ultimi quattro anni») dietro il nuovo piano di lavoro. Kos fa sapere di voler tendere una mano alle lavoratrici della struttura, che sono il 73 percento del totale, «compensando le cinque giornate di riposo che verranno effettivamente perse, con venti notti di lavoro in meno all’anno e orari di ingresso e uscita più favorevoli, con l’ingresso un’ora più tardi e l’uscita un’ora prima». L’azienda si dice anche disposta «a promuovere eventuali iniziative di riconoscimento economico». Con l’aiuto delle istituzioni.

Un momento dello sciopero

Il riassetto organizzativo riguarda tutti i lavoratori della Residenza Dorica, addetti alle pulizie compresi. «Prima, questa era una struttura di eccellenza sia nell’assistenza sia nella pulizia. Ora, non lo può più essere», spiega Silvia Nicoletti. «Di mattina, eravamo in cinque. Ora, siamo in due, per quattro piani. Di pomeriggio, solo uno. Una collega si è licenziata e non verrà sostituita. È impossibile andare avanti così», aggiunge l’addetta alle pulizie.
Se le cose non cambieranno, se cioè Kos non tornerà sui suoi passi, ripristinando il vecchio piano di lavoro, i dipendenti sono pronti a dare battaglia. «Abbiamo atteso invano una controproposta datoriale che non è arrivata. Se non arriverà, saremo costretti a proseguire la mobilitazione», dice Giorgio Paterna, segretario della Fp Cgil Ancona. Megafono in mano, spiega come saranno riorganizzate le giornate di lavoro dei dipendenti della Residenza Dorica: «cinque turni di riduzione dei riposi, sedici di smonto notte e cinque di debito orario. Quasi un mese di turni di servizio in più e di andirivieni, invece di un orario più lungo, con un conseguente peggioramento della conciliazione dei tempi di vita-lavoro».

Lo sciopero davanti alla residenza

E non è l’unico problema. C’è anche quello degli stipendi, fermi a più di quindici anni fa. «In busta paga, gli infermieri risultato impiegati e gli oss operai. Gli stipendi sono sempre gli stessi, ma le richieste che ci vengono fatte aumentano», fanno sapere i lavoratori in sciopero. Una situazione che, nel complesso, per il segretario generale della Fisascat Cisl Marche, Marco Paglialunga, «fa deflagrare il rapporto di lavoro».
Della questione è stata informata la politica regionale che «non può rimanere indifferente». «Abbiamo fatto un patto con l’assessore (Saltamartini) e speriamo che sia mantenuto», fa sapere il segretario regionale della Fp Cgil Marche, Matteo Pintucci. Il «patto» in questione riguarda le condizioni lavorative e gli stipendi degli oss del settore privato, che «non devono essere così diversi da quelli degli oss del pubblico». «Abbiamo chiesto un incontro alla Regione – conclude Pintucci – che deve aver chiaro che il risparmio che si consegue applicando un contratto scaduto e con un contenuto economico più basso è tutto guadagno del padrone».

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