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Rifiuti, bivacchi e incuria:
al Parco del Pincio vince il degrado (Foto)

ANCONA - Non è un bel biglietto da visita per la bella stagione ormai alle porte, quando l'area verde, con un panorama mozzafiato e frequentata da persone di tutte le età, tornerà a ripopolarsi

Degrado nel parco del Pincio di Ancona

 

 

di Francesca Pasquali

Parco del Pincio, «il più antico parco pubblico della città», come si legge nel sito del Comune. Arrivi in cima e Ancona ti si presenta davanti. Il mare, in lontananza. Il verde, attorno. E i rifiuti. L’abbandono. Il degrado. Il prato costellato di bottiglie, lattine e cartacce. Resti di spuntini e bagordi imbrattano il verde. La parte che dà su via Circonvallazione è quella per i più piccoli. C’è un parco giochi conciato male. L’erba alta la fa da padrona. Una panchina quasi non si vede più, coperta dagli steli. La plastica arancione che circonda le mura è lì da anni. Abbraccia tutto il tratto, ferri arrugginiti a vista. Salendo, abbandonato in un angolo c’è un nastro di quelli che si usano per le cerimonie. È giallo e rosso. Sopra, col pennarello nero, c’è scritto ‘Comune di Ancona’. Poco sotto, un pozzetto non ha più la copertura. È aperto, cavi a vista. A metterci un piede dentro e a farsi male ci vuole poco.

Dietro al monumento alla Resistenza c’è una corona d’alloro avvizzita. Sta lì da chissà quanto. Ma la parte messa peggio è quella dei bagni pubblici. O, meglio, di quel che ne resta. Due latrine maleodoranti e inutilizzabili. A terra, sopra una melma nerastra, ciotole di cibo per gatti e sacchi di plastica. Arrivando dall’altra lato, però, da via Vittorio Veneto, la scenario cambia. C’è un murales colorato, con casette, spaventapasseri, elfi e animali. C’è anche Pinocchio che spunta da dietro una specie di torre. E una strega che vola su una scopa. È stato fatto su un muretto posticcio che, con i bagni pubblici, crea un angolo riparato. Un giaciglio per senzatetto, coperto da teli di plastica per non far entrare la pioggia. Dentro, bottiglie di birra vuote, ammucchiate in modo ordinato, scatoloni e coperte. A terra, un paio di ciabatte di plastica. A un filo, è appeso un paio di pantaloncini blu. Sembrano messi ad asciugare. Forse, è proprio così. Disegni colorati fuori, sporcizia e degrado dentro. In mezzo, un allegro separé di cemento che sembra dire «occhio non vede, cuore non duole».

Incuria e menefreghismo, in un parco frequentato da persone di tutte le età. Da chi porta a passeggio il cane. Da chi si stende su una panchina al sole con un libro in mano. Da chi vuole riconciliarsi col mondo davanti a un panorama mozzafiato. Un degrado che si protrae da anni, diventato oggetto di proteste e segnalazioni da parte degli abitanti della zona. Senza che, finora, niente sia cambiato. Non un bel biglietto da visita per la bella stagione ormai alle porte, quando il Pincio tornerà a ripopolarsi. Ma non tutto è perduto. Un anno fa, il Comune ha partecipato a un bando del Ministero dei beni culturali per la riqualificazione di parchi e giardini storici. Nel progetto, che tutto insieme vale 5,6 milioni, oltre al parco del Cardeto e a quello di villa Beer, c’è anche il Pincio. Due milioni di Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) per riqualificare l’area, se il progetto sarà approvato.

 

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