«Il mosciolo, prodotto naturale identitario della nostra città, sta attraversando difficoltà che richiedono l’attenzione di tutti».
A dirlo è la Condotta Slow Food Ancona e Conero.
«Nel 2004 spiegano questa Condotta, in accordo con Slow Food nazionale, istituì il presidio del mosciolo selvatico di Portonovo approvando un Disciplinare che stabilisce i criteri per il prelievo e per la distribuzione; la “chiocciolina”, simbolo di Slow Food in tutto il mondo, caratterizza da allora il nostro mosciolo».
Alcune frasi del Disciplinare spiegavano alcuni dei principi quali: «Salvaguardare e valorizzare la pesca del mosciolo di Portonovo»; «attività di pesca che è opportuno salvaguardare per mantenere una tradizione che ha profondi legami con il territorio»; «occorre impedire che si vada ad un significativo aumento della produzione, pena la scomparsa in breve tempo dei moscioli».
In sostanza, offrire agli anconetani il prodotto di una pesca professionale sostenibile salvaguardando la presenza dei moscioli per il futuro.
«Slow Food – prosegue – ha seguito continuamente le vicende del mosciolo, coinvolgendo gli operatori di Portonovo, le istituzioni e gli istituti scientifici, cercando di garantire il rispetto dell’ambiente e l’equilibrio tra quantitativo di pescato e capacità di riproduzione naturale. Il presidio ha avuto però un successo molto superiore alle aspettative – aggiunge -, da un lato contribuendo alla crescente notorietà del mosciolo e di Portonovo (ormai conosciuti in tutta Italia e non solo), dall’altro cogliendo tutti un po’ alla sprovvista e rendendo forse insufficiente l’attenzione da noi posta. La richiesta di moscioli – spiega – è andata crescendo continuamente, e con essa la produzione: questa Condotta – sottolinea – ha fatto il possibile, sia presso le istituzioni che presso gli operatori, affinché i principi del Disciplinare venissero rispettati, avanzando proposte concrete, purtroppo raramente accolte, e promuovendo convegni scientifici nell’ambito di Mosciolando (la ormai nota manifestazione annuale)».
Eppure «Nonostante ciò – riprende -, vari indizi, prima tra cui la frequente scarsità del prodotto, ci fanno ritenere probabile l’esistenza di rischi per la conservazione futura del mosciolo: previsioni certe non sono possibili, ma certamente la situazione richiede molta prudenza. Ovviamente, la conservazione del mosciolo è il presupposto indispensabile per tutti gli altri obbiettivi del Presidio, oltre che desiderio di tutti gli anconetani».
La Condotta Slow Food Ancona e Conero ritiene quindi di «porre l’argomento all’attenzione di tutti, con l’invito ad adottare, ciascuno per quanto di competenza, comportamenti cautelativi. Segnaliamo in particolare – dicono – la pesca delle vongolare che con le turbosoffianti sollevano sabbia e fango che poi si depositano sugli scogli danneggiando la crescita e la riproduzione del mosciolo, e invitiamo i pescatori sportivi ad evitare modalità di pesca tali da danneggiare i banchi dei molluschi e quantità di pescato superiori a quelle consentite; inoltre richiediamo che da parte degli Enti preposti siano effettuati puntuali controlli. L’istituzione dell’Area marina protetta – ricordano -, da tempo caldeggiata da questa Condotta Slow Food, è certamente importante anche per la conservazione futura del mosciolo selvatico di Portonovo. Oltre a ciò – vanno concludendo -, intendiamo prendere quanto prima contatti diretti con i soggetti maggiormente interessati: istituzioni, operatori, istituti scientifici, rappresentanti di categorie private; per approfondire la situazione e concordare le possibili azioni concrete».
Nel convegno di Mosciolando 2022 alcuni pescatori hanno segnalato le gravi difficoltà in cui versa la piccola pesca, «dovute a comportamenti sconsiderati tenuti in passato; dobbiamo evitare che ciò si verifichi anche per il mosciolo, senza dover arrivare a proporre severe limitazioni della pesca».
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