di Antonio Bomba
«La crisi di Conerobus è dovuta a un’amministrazione approssimativa. E adesso è a rischio il trasporto pubblico locale».
Ad affermarlo è il candidato sindaco per la sinistra Francesco Rubini, supportato dalle liste Altra Idea di Città, di cui è anche il capo politico, e dalla neonata lista civica Ancona Città Aperta.
«Conerobus – è l’inizio del suo comunicato – attraversa una crisi molto grave, questo lo afferma la stessa amministrazione comunale. La situazione debitoria è molto pesante, con un debito finanziario di 14milioni di euro. Tant’è che il Comune ha deciso di anticipare 2,5milioni che dovrebbero arrivare dallo Stato nei prossimi mesi, ma questo anticipo non risolve i problemi ma semplicemente sposta la questione di qualche mese, cioè ad elezioni finite. Gli anni di Covid, gli aumenti dei carburanti, hanno messo in estrema difficoltà tutto il trasporto pubblico nazionale, ma la Conerobus ne esce ancor peggio delle altre, perché dietro a questa situazione si vogliono nascondere i gravi errori di gestione della dirigenza Conerobus e delle scelte sbagliate dell’amministrazione comunale».
Rubini prosegue puntando sempre il dito verso chi in questi anni ha amministrato la società di trasporto pubblico locale: «La direzione di Conerobus in questi ultimi anni ha preferito implementare le assunzioni negli uffici anche con parametri molto alti come gli ingegneri. Siamo alla soglia dei 50 impiegati. Basti pensare che la vecchia Atma prima della fusione ne aveva 9 ed erano considerati troppi. A ciò si è però unita una costante diminuzione degli autisti. Nonostante un incremento di amministrativi – continua sciorinando dati – la direzione Conerobus ha costantemente fatto ricorso a consulenze esterne che nel 2010 avevano un costo di 187mila euro, arrivando nel 2021 a 360mila. Per recuperare produttività si punta solo ed esclusivamente sul personale viaggiante, a cui nel corso degli anni sono stati tolte giornate di riposo e sono scomparsi tutti i premi dati dall’aumento dei carichi di lavoro».
«Va considerato poi – pone l’accento su un altro punto il candidato sindaco alle elezioni del 14 e 15 maggio prossimi – che durante il Covid gli autisti hanno dato la massima disponibilità e flessibilità per lo svolgimento del servizio. La maggior parte delle aziende ha dato un premio economico ai loro dipendenti, la Conerobus invece nulla. Solo preoccupazioni per il futuro dell’azienda».
«Le officine – Rubini sposta adesso l’attenzione su un’altra categoria di lavoratori ex Atma – hanno subito fortissime riduzioni dell’organico a fronte di un parco mezzi vetusto che invece richiede interventi sempre più frequenti. Per far fronte a questa necessità la direzione Conerobus preferisce conferire i lavori di manutenzione dei mezzi a ditte esterne con costi elevatissimi per le casse aziendali e lunghi fermi macchina. Questi ultimi poi causano disservizi perché poi non ci sono i mezzi per effettuare corse e ad oggi capita sempre più spesso che non si garantiscono tratte a causa della mancanza di bus. Va ricordata poi la recente gara di appalto delle pulizie che ha determinato un cambio della ditta e le condizioni igieniche dei bus sono nettamente peggiorate».
«La Conerobus – cambia ancora argomento Rubini affrontando adesso il lato commerciale – nel corso degli ultimi 7 anni ha speso più di 140mila euro per comunicazione e pubblicità, come se non sapesse che per attirare passeggeri servono politiche che permettano ai bus di essere competitivi rispetto ai mezzi privati, invece le scelte del comune di Ancona vanno esattamente nel senso opposto, si tolgono corsie preferenziali e quelle esistenti sono continuamente bloccate dai mezzi privati, si incentiva la sosta privata in centro, si realizzano parcheggi come il nuovo San Martino. Si è creato traffico dove una volta non esisteva, la corsia ciclabile in via Marconi è fatta male e in alcuni orari costringe il bus a lunghissime attese tanto che occorrono fino a 15 minuti per percorrere quel tratto».
«Dunque, a fronte di scelte sconsiderate – è la conclusione di Francesco Rubini – dell’amministrazione comunale e della direzione aziendale, i lavoratori sono fortemente preoccupati e lo spettro della privatizzazione riemerge sotto forma di incubo».
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