di Francesca Pasquali
Pericolo scampato. O, forse, no. A Falconara, da qualche mese, delle barriere antirumore che Rfi (Rete ferroviaria italiana) avrebbe voluto costruire lungo la costa marchigiana non si sente più parlare.
Precisamente, dall’8 novembre scorso, quando sui tavoli del Comune è arrivata la nota del Mit (Ministero delle infrastrutture e dei trasporti) che ha affossato il progetto delle Ferrovie. «Si ritiene concluso “senza esito” il procedimento avviato (…) e si invita pertanto la società proponente a ritirare il progetto», scriveva il Mit. E i falconaresi hanno tirato un sospiro di sollievo. Almeno, per un po’. Perché invito non vuol dire obbligo. Così, in vista delle elezioni amministrative, il comitato “No al muro, sì al mare” ha chiesto di incontrare i quattro candidati per sondare le loro intenzioni nel caso Rfi tornasse alla carica.
Anna Grasso è stata la prima a incontrarli, ieri pomeriggio. Alla fine, la candidata di Falconara Libertas ha sottoscritto una «lettera di impegno contro le barriere antirumore». «L’ipotesi di realizzare barriere antirumore, alte fino a otto metri, direttamente nel tessuto cittadino e, spesso, a fare da pareti tra città e spiaggia è una soluzione tecnica incompatibile con le caratteristiche di Falconara e di tutte le città costiere delle Marche», fa sapere Grasso. Per la quale l’unico modo per scongiurare definitivamente il pericolo è la modifica del Decreto ministeriale del 29 novembre 2000 (“Criteri per la predisposizione da parte delle società e degli enti gestori dei servizi pubblici di trasporto o delle relative infrastrutture dei piani degli interventi di contenimento del rumore”).
La norma – spiega Grasso – «pur considerando responsabile del problema la fonte del rumore, ovvero i binari e i vagoni che vi transitano, permette nella sua attuazione solo la riduzione del trasferimento del rumore, ovvero le barriere, rendendo irricevibili quelle novità tecnologiche che potrebbero essere causa dell’abbattimento dell’inquinamento acustico, come ad esempio la sostituzione dei freni dei vagoni e la sostituzione dei binari con nuovi impianti a bassa emissione rumorosa». Modificando la legge, insomma – per la candidata – il problema si potrebbe risolvere ammodernando infrastrutture e mezzi, senza dover aspettare i tempi tecnici di un’eventuale arretramento della ferrovia.
Che è, invece, la soluzione preferita da Stefania Signorini, candidata del centrodestra. Sul fronte barriere antirumore, la sindaca uscente in cerca di conferma si dice tranquilla. E fiduciosa che la lettera del Mit equivalga a uno stop definitivo del progetto di Rfi. «La comunicazione è chiara. È questo che fa fede», dice, riferendosi alla missiva dell’8 novembre scorso. La battaglia contro il muro antirumore, a Falconara, è cominciata nel 2018, appena furono note le intenzioni di Rfi. A febbraio 2019, fu convocato un Consiglio comunale aperto al quale presero parte anche alcuni sindaci della costa marchigiana. A giugno dello stesso anno, sulla spiaggia, fu realizzata una catena umana lunga quattro chilometri e mezzo. Le istanze dei Comuni costieri compatti contro il muro arrivarono a Roma, al ministero. Che, tre anni dopo, inviò la lettera. «Siamo stati il primo Comune a riceverla. L’epilogo di un percorso unitario che ci ha visti vincitori», dice Signorini. Per la quale, «la vera soluzione è l’arretramento della ferrovia: un’altra battaglia che intendiamo portare avanti».
I candidati sindaco Marco Baldassini (due liste civiche e riformisti) e Annavittoria Banzi (centrosinistra) incontreranno il comitato contro le barriere antirumore nei prossimi giorni.
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