La giornalista e opinionista tv Selvaggia Lucarelli condannata a risarcire la giornalista fermana Sandra Amurri, che le ha fatto causa ritenendo di essere stata diffamata via social. Oggi è arrivata la sentenza di un processo incardinato al tribunale civile di Fermo un anno fa e che ha richiamato le attenzioni mediatiche di mezza Italia.
Accogliendo la domanda di Sandra Amurri (nota in particolare per essere stata ospite fissa della trasmissione ‘Non è l’Arena’ di Massimo Giletti), assistita dall’avvocato Francesco De Minicis e dall’avvocato Simona Cardinali, il giudice Maura Iodato ha accertato che Lucarelli, difesa dagli avvocati Lorenzo Puglisi e Francesca Paglialunga, è responsabile di diffamazione a mezzo Facebook nei confronti della Amurri. E quindi dovrà versare in suo favore una cospicua cifra a titolo di risarcimento danni oltre a rimborsarle le “spese di lite”.
«Verificare le notizie prime di scriverle è sempre cosa buona e giusta» è stato il commento di Sandra Amurri non appena appreso l’esito della causa.
Tutto parte nell’agosto di tre anni fa quando Sandra Amurri aveva scritto a Selvaggia Lucarelli una promessa, poi mantenuta: «Ne risponderai nelle sedi competenti». Infatti, dopo lo scambio di frecciatine al veleno sui social, la lite lo scorso 23 giugno si era spostata in un’aula del tribunale di Fermo.
Ricostruendo i fatti, tutto era partito da un articolo con cui la giornalista fermana aveva commentato lo scoop della relazione tra due personaggi famosi. «Satira convergente da “Novella 3000”. Trionfo dell’eleganza. Povero il “mio” ex giornale» aveva scritto Amurri sui social. E ovviamente non si era fatta attendere la replica di Selvaggia Lucarelli: «I licenziati livorosi, che triste categoria. Peggio però sono quelli che fingono di non capire una battuta e strumentalizzano il femminismo e la solidarietà femminile per attaccare qualcuno (la Mannoia che è parecchio più intelligente di te l’ha capita senz’altro). Peggio ancora sono quelli che se ne stanno zitti finché prendono il loro stipendio in un giornale, poi quando vengono mandati via si scoprono improvvisamente coraggiosi e sputano veleno su ex colleghi. Amurri, fatti una vita».
La risposta dell’opinionista tv si era rivelata piuttosto pesante. E infatti la contro-replica piccata della Amurri non si è fatta attendere: «Selvaggia Lucarelli ciò che scrivi, nel tono e nella sostanza ti racconta perfettamente. Per tua informazione io non sono stata licenziata, me ne sono andata da un giornale che esiste, anche grazie a me e permette a te di scrivere ciò che scrivi. Ma non rivelerò altro perché, a differenza di te, il mio stile mi vieta di pubblicare messaggi ed email, compresi quelli che invii tu su chi ti paga. Sappi che di ciò che hai scritto qui, essendo totalmente falso e diffamatorio, ne risponderai nelle sedi competenti, così avrò il piacere di conoscere le tue “autorevoli” fonti”».
E così, dallo scambio social al vetriolo, si è passati alle carte bollate e al processo civile al tribunale di Fermo. Sandra Amurri e Selvaggia Lucarelli il 23 giugno scorso sono arrivare al palazzo di giustizia di Fermo per l’udienza dedicata all’ascolto dei testimoni. Uno per parte: per Sandra Amurri era stata chiamata l’amministratrice delegata de “Il Fatto Quotidiano”, Cinzia Monteverdi. Per Selvaggia Lucarelli c’era Marco Travaglio.
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