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Natalità in calo, esodo pazienti e rifiuti:
impariamo guardando dai “giganti”

L'ANALISI di Ugo Bellesi - Crescere aiutandosi con chi ha già trovato le soluzioni. Tra i problemi anche i bassi redditi, la fuga dei giovani verso l’estero, la mobilità passiva. Nel frattempo gli animali selvatici si insediano lungo la costa

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Ugo Bellesi

 

di Ugo Bellesi

Dice un vecchio (ma poco noto) proverbio “Se vuoi crescere, sali in groppa ad un gigante e guarda più lontano che puoi…” che calza a pennello per molte delle nostre situazioni più intricate. Ma chi sono i “giganti”? Sono quelli che hanno risolto i tanti problemi della vita molto meglio di noi e dai quali abbiamo molto da imparare.
Così se si vuole apprendere come risolvere il problema dei parcheggi basta andare in Svizzera, dove hanno costruito parcheggi sotterranei nei centri storici. Se invece si deve risolvere il problema dei rifiuti basta recarsi in Germania e vedere come hanno fatto i tedeschi, cioè costruendo i termovalorizzatori (non sono l’ideale ma ci stanno lavorando). Noi non siamo riusciti a realizzare altro sistema che mettere i rifiuti sotto terra. Con il risultato che oggi non li vuole più nessuno nel proprio territorio. Comunque non dimentichiamoci mai del problema di disinquinare il basso bacino del Chienti: non possiamo e non dobbiamo lasciarlo in eredità ai nostri figli e nipoti con i conseguenti gravi rischi per la salute di chi vive in quelle zone.

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Una discarica

Dobbiamo eliminare anche il problema della denatalità in Italia, un fenomeno che colpisce pure le Marche. Intanto rendiamoci conto di come ha fatto la Francia, anche se si tratta di una soluzione un po’ onerosa per le casse dello stato. Infatti nella vicina repubblica si garantisce il mantenimento dei figli fino alla maggiore età. E questo si concretizza in forti riduzioni di imposte sul reddito, aiuti per pagare la babysitter ma anche per gli studi scolastici fino all’Università e ovviamente assistenza medica specializzata. Invece in Svezia si concede il congedo parentale ad entrambi i genitori addirittura per la durata di quindici mesi.

D’altra parte la denatalità significa avere meno giovani da avviare al lavoro, quindi meno contributi, meno tasse in favore dello Stato, Pil in flessione e pertanto meno risorse per pagare le pensioni, per le spese sanitarie e per garantire adeguate condizioni di vita per i non autosufficienti.

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Culle vuote

Mantenere un figlio minorenne significa al nord spendere almeno 820 euro al mese tra pannolini, cibo e istruzione. Nel centro Italia questa cifra si riduce a 810 euro e nel sud addirittura a 580 euro. E il reddito medio per le Marche (in base alle dichiarazioni fiscali del 2021) risulta pari a 21.620 euro, mentre in Lombardia è 26.620 euro e in Calabria 16.300 euro. D’altra parte è noto che gli stipendi in Italia sono fermi da tempo su livelli che compromettono il potere d’acquisto delle famiglie. E che ci siano per contratto ancora compensi di appena 3,96 euro l’ora è dimostrato da una recente sentenza del Tribunale di Milano il quale ha giudicato incostituzionale tale paga in quanto “pone il lavoratore sotto la soglia della povertà” e con ciò si viola l’art.36 della Costituzione che sancisce il diritto ad avere una retribuzione sufficiente ad assicurare un’esistenza libera e dignitosa al dipendente e alla famiglia.

Altro grosso problema è costituito dalla “fuga” dei nostri giovani verso l’estero. Non si tratta soltanto di laureati ma anche di giovani disposti ad iniziare come camerieri innanzitutto per imparare la lingua e poi per cercare un lavoro più redditizio o comunque più consono al titolo di studio raggiunto. Questo lo si potrebbe fare anche in Italia è ovvio. Ma da noi le retribuzioni sono più basse che in Inghilterra o in Francia. Inoltre le possibilità di carriera – ci dicono molti che hanno fatto esperienze all’estero – sono molto più ampie negli altri paesi europei. Infatti nelle aziende private quando si scopre che c’è qualche elemento emergente subito si cerca di valorizzare il suo talento per migliorare la produttività o per introdurre innovazioni anche sotto l’aspetto pubblicitario o per la conquista di nuovi mercati. E questo accade anche nelle pubbliche amministrazioni. Da noi invece – ci dicono – se c’è qualcuno che emerge sugli altri subito lo si vede come un “rivale” in carriera da ostacolare ad ogni costo anziché valorizzarlo per migliorare il servizio, per accelerare le pratiche e per servire meglio i cittadini o per risolvere qualche problema.

E arriviamo al problema sanità. Sappiamo tutti che nelle Marche (come in altre regioni) c’è carenza dei medici di emergenza-urgenza e dei medici di base. E addirittura i circa 12mila infermieri che lavorano nella nostra regione sono carenti di almeno altre duecento unità. Ad aggravare la situazione c’è la circostanza che per quasi 700 infermieri il contratto è in scadenza. La Giunta regionale è impegnata a prorogare il rapporto di lavoro ma sarebbe più opportuno che questo personale venisse stabilizzato. Complessivamente, secondo uno studio della Fp Cisl, tra infermieri, operatori socio sanitari e tecnici, nelle Marche ci sono oltre mille precari, di cui 150 nell’Ast 3 di Macerata.
medici-infermieri-ospedali-ospedaleTutto ciò favorisce la mobilità passiva, cioè il trasferimento di non pochi pazienti marchigiani verso altre regioni. Infatti si calcola che la mobilità passiva sanitaria in generale comporta per la regione Marche una spesa di circa 152 milioni di euro l’anno. E’ la regione Emilia che attrae maggiormente per le sue strutture ospedaliere, in particolare il Rizzoli, e circa il 50% dei ricoveri riguardano proprio i marchigiani. La Lombardia attrae soprattutto per la cardiologia interventistica. Seguono a ruota altre regioni come l’Umbria e il Lazio. Nel 2021 i maceratesi che si sono fatti curare in ospedali di altre regioni sono stati 4.148.
Nella sanità comunque c’è anche un altro problema da non sottovalutare. E’ costituito dai pazienti che rinunciano a curarsi. L’ultimo dato si riferisce al 2021 e risulta pari all’11,3% dei cittadini. La barriera all’accesso ai servizi sanitari è costituita dalle lunghe liste di attesa (nel 2022 per il 4,2% della popolazione) ma anche da motivi economici (4,9% nel 2019 e 3,2% nel 2022). Si tenga conto che per una mammografia il tempo medio di attesa è di 228 giorni mentre per un test cardiovascolare da sforzo 288 giorni. Di conseguenza nella sanità marchigiana si è registrata una riduzione della percentuale di persone che ha richiesto visite specialistiche e accertamenti diagnostici.

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Lupo nelle campagne

Ultimo problema in ordine di tempo ma non per importanza è quello della presenza sempre più massiccia nei nostri territori, e specialmente lungo la costa, di animali selvatici. Un problema che preoccupa da sempre i pastori e gli allevatori di montagna a causa delle incursioni dei lupi, ma anche gli agricoltori che vedono devastati i loro campi dai cinghiali.

Nelle ultime settimane la presenza dei lupi è stata segnalata in contrada San Domenico di Civitanova dove sono stati sbranati un agnello e una capretta. Ma sono stati visti anche più frequentemente alla foce del Chienti e in contrada San Savino.

I primi avvistamenti risalgono anche a più di un anno fa ma negli ultimi tempi sono stati sempre più frequenti a dimostrazione che sia i lupi che i cinghiali si stiano trasferendo dalle zone montane verso la costa. E il fenomeno non riguarda soltanto Civitanova ma anche Porto Potenza Picena e Porto Recanati (dove sono sparite le nutrie, pasto preferito dei lupi). Questi animali sono stati avvistati soprattutto nelle zone di campagna e la loro presenza è confermata dalle aggressioni ad animali domestici e prendono soprattutto di mira i pollai, le pecore e le capre.
Si suppone che i lupi abbiano abbandonato la montagna per seguire i branchi di cinghiali che da tempo si erano fatti vedere in pianura e verso la costa. Quindi vivono momenti di preoccupazione le persone che abitano in campagna e quindi debbono proteggere gli animali da cortile ma anche i loro cani. Il fenomeno preoccupa soprattutto perché, se si crea un qualche allarme tra i villeggianti, il turismo della costa potrebbe anche essere messo in crisi.

 

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