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Covid e bollette, 5 euro in più al giorno
alle strutture per gli anziani
Scoppia la polemica in Consiglio regionale

SANITA' - Botta e risposta tra maggioranza e opposizione, in particolare tra l'assessore Saltamartini e il consigliere Carancini, sull'accordo raggiunto con gli enti gestori per quanto riguarda i ristori

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Filippo Saltamartini oggi in aula

di Francesca Pasquali

Circa cinque euro in più. Da 33,51 a 38 e qualcosa al giorno per posto letto. È quanto riceveranno le strutture sociosanitarie per anziani marchigiane dalla Regione a ristoro del Covid e del caro-bollette. Uno spaccato che, nelle Marche, riguarda «160 strutture», con «14mila posti letto e 16mila dipendenti». Il tavolo permanente tra enti gestori e Regione è arrivato a un accordo. Che, secondo la maggioranza, soddisfa le strutture, ma che per l’opposizione porterà solo briciole. Dopo quasi un mese (l’ultima seduta c’era stata il 19 aprile), stamattina, il Consiglio regionale è tornato a riunirsi.

Un ordine del giorno soporifero quello discusso dall’assise. In cui gli unici guizzi – al solito – li hanno forniti le scaramucce tra il consigliere del Pd, Romano Carancini, e l’assessore alla Sanità, Filippo Saltamartini. Che oggi hanno battibeccato sui ristori per le strutture sociosanitarie che si prendono cura degli anziani, tema di una mozione del gruppo dem, alla fine bocciata. Una mozione che si trascinava da un anno e mezzo e che chiedeva di portare da 33,51 a 45 euro al giorno il rimborso per posto letto alle strutture residenziali per anziani, per coprire le spese lievitate per via del Covid e le perdite di entrate legate alla pandemia. «I nostri gestori rischiano di chiudere e sappiano quanto sono importanti le loro prestazioni per le nostre famiglie», ha detto il capogruppo del Pd, Maurizio Mangialardi, presentando la mozione. Il problema – è intervenuto l’assessore alla Sanità, Filippo Saltamartini, è che i marchigiani stanno invecchiando e che oggi gli over 65 «sono 400mila». Ma l’invecchiamento della popolazione non riguarda solo le Marche. Tanto che «l’Unione Europea sta traghettando l’assistenza per queste fasce di popolazione verso l’assistenza domiciliare». Secondo il ragionamento di Saltamartini, quindi, le strutture socioresidenziali perderanno via via peso. Intanto, però, ci sono. E soffrono. In questi due anni e mezzo la Regione si è data da fare, «nel 2021, mettendo a disposizione, 14 milioni, di cui due del fondo regionale e oltre 4,7 del fondo sanitario regionale».

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Maurizio Mangialardi

L’anno scorso, ha spiegato Saltamartini, lo stanziamento è stato di «11 milioni 55mila euro, di cui un milione di fondo regionale, 4 milioni di fondo sanitario regionale e oltre 6 milioni 550mila euro di fondi europei». Interventi che, ha proseguito l’assessore, hanno tranquillizzato gli enti gestori. Tanto che, «nel tavolo permanente c’è già un accordo che impegna la Regione a riconoscere un finanziamento di 8 milioni per rimborsarli». I cinque euro in più al giorno, che fanno 150 euro al mese per posto letto. Troppo poco per la minoranza. «Altre Regioni si mosse con piglio diverso. Due mesi fa, la Toscana ha adottato due provvedimenti: 4,5 milioni con fondi di bilancio regionale per spese del Covid e l’aumento della quota sanitaria a 54 euro al giorno, rispetto ai 53,32 attuali», ha detto Mangialardi. A rincarare la dose ci ha pensato Carancini. «(Nelle Marche, ndr), le tariffe sono ferme dal 2005 a 66 euro. Il rapporto con le altre regioni è impietoso: in Umbria sono a 87 euro, in Toscana a 105, in Emilia-Romagna a 115, in Liguria a 88, in Veneto a 106, in Puglia a 93», ha attaccato il consigliere dem. Per il quale, «con un’inflazione che viaggia tra il 10 e il 12%, quelle risorse non riusciranno a coprire la situazione drammatica delle strutture socioresidenziali».

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Romano Carancini

«La tesi di Saltamartini – la stoccata di Carancini – è che le nostre famiglie verranno curate tutte all’interno delle nostre case. Solo un ignorante tecnicamente dice una cosa del genere, perché l’assistenza domiciliare è una cosa ben diversa dalla funzione delle residenze sociosanitarie. Saltamartini – ha concluso il consigliere dem – ha aumentato di cento milioni il fondo di riequilibrio, risorse tolte anche alle strutture socioresidenziali, per poter coprire i buchi di bilancio, disinteressandosi delle famiglie, dei nostri anziani e delle strutture che oggi vivono in maniera disperata i loro bilanci». Nel primo pomeriggio, il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità una risoluzione per attivare la Lis, la lingua italiana dei segni, nelle scuole marchigiane. Il provvedimento, partito da una mozione del Pd, impegna presidente e giunta «ad assumere, di concerto con l’Ufficio scolastico regionale e l’Ente nazionale sordi, iniziative finalizzate a promuovere l’utilizzo della Lis, dando pieno accesso ai saperi anche alle persone sorde, sordocieche e con disabilità uditiva e a prevedere l’incremento di iniziative che possano garantire la formazione di professionalità coinvolte nell’insegnamento della Lis». Un po’ di confusione in aula l’ha, infine, creata la discussione delle mozioni sulla stabilizzazione dei precari della sanità. Tema al centro di due testi, uno della maggioranza l’altro dell’opposizione, che i consiglieri avrebbero voluto accorpare in una risoluzione. Solo che oggi non c’erano Jessica Marcozzi e Gianluca Pasqui, firmatari di una delle due mozioni. E il presidente del Consiglio, Dino Latini, ha proposto di rinviare la discussione alla prossima seduta. Ma Carlo Ciccioli ha detto di no. Per il capogruppo di Fratelli d’Italia, la questione era «incombente», vista «la scadenza del 30 maggio per centinaia di persone» e i testi si potevano, comunque, discutere, per poi rinviare il voto della risoluzione alla prossima seduta. Così è stato.

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