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«Il mare smuove miliardi ogni anno,
siamo la quinta regione in Italia»

L'EVENTO - Ieri pomeriggio ad Ancona l'incontro clou della decima edizione di 'Tipicità in Blu', dove i massimi esperti del settore hanno spiegato come per la nostra regione le acque dell'Adriatico uniscano le coste all'entroterra attraverso la filiera

Gli esperti di Blue Economy a dibattito

 

di Antonio Bomba (Foto di Giusy Marinelli)

Un incontro per meglio capire cos’è e dove va la Blue Economy. Questo è stato The Blue Way, evento clou della 4 giorni di Tipicità in Blu, tenuto ieri pomeriggio alla sala Tabacchi della mole Vanvitelliana. Un modo pratico per rendere noto a tutti in una maniera rapida, facile e comprensibile, ma allo stesso tempo ricca estensiva nei contenuti, quanto sia importante per la nostra regione l’economia del mare.

È dunque emerso che la Blue Economy è indispensabile per il volume d’affari che produce, la gente che vi lavora ma anche per la sostenibilità e la preservazione dell’ambiente. Il tutto tenendo presente che essa favorisce una miglior compattezza tra costa e entroterra grazie alle filiere. Nel mezzo è stata rimarcata l’importanza dell’Univpm per ricerca e formazione di manager sempre più preparati, senza dimenticare quanto sia indispensabile per gli imprenditori del settore avere un facile accesso al credito e ‘l’arrendersi’ al progresso tecnologico che va visto come un’opportunità di crescita e non un costo in più da sostenere. Tra il pubblico tante personalità della politica e dell’economia marchigiane.

A presentare gli esperti e le autorità dei vari settori il dottor Michele Romano che ha tenuto ha ricordare come «L’economia del mare smuove 150miliardi di euro l’anno. 56 diretti e 95 con il resto dell’economia. L’Italia occupa il terzo posto europeo dietro a Spagna e Germania. In totale sono 208mila le imprese collegate. È pertanto riduttivo parlare solo di coste. Riguarda anche l’interno della Regione e porta pertanto ad unire tessuti imprenditoriali differenti. Occorre aprire la visione a nuovi orizzonti».

«Da anni – ha esordito così Gino Sabatini presidente di camera di Commercio Marche – studiamo la Blue Economy assieme all’Università Politecnica delle Marche. Parliamo di cantieristica, turismo, ristorazione, formazione e le loro relative filiere. Solo per fare qualche esempio». Il risultato di queste ricerche non è scontato come appare «Occorre valorizzare ciò che l’economia del mare può dare senza dimenticare la sostenibilità E, nel ribadire la centralità dell’Univpm, anche le scuole devono essere coinvolte per sensibilizzare i ragazzi sin da subito».

Angelo Serri

E dopo i saluti del direttore di Tipicità in Blu Angelo Serri «Siamo alla decima edizione. Siamo in crescita di anno in anno. Faccio pertanto i complimenti a tutti perché questo è un evento di squadra» ha preso parola il direttore del Banco Marchigiano Massimo Tombolini: «Sono anche io marchigiano e credo molto nel fare squadra. Sarà indispensabile per la crescita di tutto il territorio. Un obiettivo coerente con il nostro, e cioè quello di incrementare le nostre quote di mercato». Il vicedirettore Marco Bindelli invece ha posto l’accento sul fatto che il Banco Marchigiano «È una banca di prossimità al servizio del territorio. Pertanto essere project partner di questa iniziativa per noi è naturale. Anche se lo so che le banche non sono viste di buon occhio».

Per la regione Marche è stato ospite Goffredo Brandoni, assessore con delega alle politiche comunitarie: «Le Marche hanno ‘mondi’ ed eccellenze straordinarie. Basti pensare che siamo secondi al mondo per la nautica da diporto fino ai 25metri. E la situazione migliorerà grazie ai fondi Pnrr, Feampa, Fse+ e Fers. Attraverso di loro si garantirà uno sviluppo migliore dell’economia blu. Sono stati intercettati 1,036miliardi di euro e la regione Marche in parte vi contribuirà. A breve usciranno i relativi bandi, tutti a misura d’impresa» E dopo aver dimostrato con numeri e percentuali quanti sia importante l’economia del mare per le Marche «Siamo la quinta regione in Italia» nonostante il calo dovuto agli anni di Covid la certezza dell’assessore è che «La Blue Economy deve guidare il processo di transizione sostenibile migliorando l’economia circolare, riducendo sprechi, favorendo il riciclo. Arrivando così all’azzeramento dell’inquinamento».

Valerio Temperini

È stato poi il turno di Valerio Temperini, docente di marketing dell’Università Politecnica delle Marche il quale, dopo aver portato a tutti i circa 100 presenti i saluti del rettore Gian Luca Gregori si è soffermato a far notare come: «La Blue Economy è un tema molto complesso e spesso le definizioni a essa attribuite nemmeno convergono. Tuttavia tra gli elementi comuni a tutte vi sono l’economia e l’utilizzo del territorio tenendo ben presente la sostenibilità. Sempre più sono i contributi scientifici in merito così come materie e discipline atte a formare i futuri lavoratori del settore». Per Temperini inoltre «Il mare unisce e non divide. L’approccio che va utilizzato è quello integrato e l’entroterra non può esserne escluso per uno sviluppo continuo e coeso che riguardi strutture, infrastrutture, competenze e capacità. Noi Università, da parte nostra, offriamo anche analisi, sviluppo di modelli e progetti e innovazioni risolutive dei problemi. Su tutti cito come riutilizzare la plastica ‘pescata’ in mare». Tra le chiavi del successo il professore individua anche «La valorizzazione del patrimonio storico e culturale dei vari porti. Questo (il porto, ndr) è dimostrato quanto sia indispensabile per portare identità al brand. Con tutte le sue storie e le sue vicissitudini. Insomma, la Blue Economy innalza l’identità di un brand». In conclusione «Adesso attendiamo dal ministero la certificazione della filiera dei molluschi che ci avvantaggerebbe non poco nel mercato internazionale».

Dopo il professore Temperini è salito sul palco Alessandro Panico, coordinatore di Svem: «Il nostro obiettivo -ha sintetizzato – è sviluppare i piccoli porti perché sono un vettore socio-economico per tutta la nostra terra. Abbiamo anche creato un modello strategico di efficientamento energetico dei porti. A Numana, poi, si è sperimentato su nostra iniziativa un servizio di e-bike».

Marco Carassai

Interessante il punto di vista di Marco Carassai, presidente di Studio Impresa: «Gli imprenditori devono tenere bene a mente che la strategia è importante. Va sviluppata e rispettata. E l’advisor, il consulente, è ormai una figura indispensabile a cui occorre aprirsi. Pertanto – conclude – la governance aziendale va condivisa con un comitato di direzione, così come gli obiettivi van condivisi con la squadra di lavoratori».

Franco Scolari del Parco tecnologico dell’Adriatico, dopo aver ribadito di essere un grande amico dell’Univpm ha spiegato la sua strategia: «Da anni lavoro solo con i giovani. E intendo giovani di testa, di mentalità. Come dico sempre il nostro slogan è ‘Noi facciamo le navi in un campo di granoturco’. Dalla collaborazione nasce l’ecosistema ideale per l’economia blue e la tecnologia è e sarà sempre più essenziale per svilupparsi e raggiungere la massima sostenibilità».

E sempre in tema di sostenibilità ha chiuso la serie di interventi Giacomo Ciacci presidente di Inergia: «Ci sono così tanti progetti di energia alternativa fermi in Italia che se fossero tutti operativi non saremmo stati dipendenti dal gas di Putin. Noi, dal canto nostro abbiamo in mare gigantesche turbine larghe quanto 2-3 campi di calcio. Ma impattano zero essendo distanti chilometri l’una dall’altra. Pertanto – chiude – facciamoci aiutare dalla tecnologia o ne pagheremo tutto il conto come sta accadendo in questi giorni in Emilia, visto il circolo vizioso che si innesca di volta in volta».

 

Gino Sabatini

 

Angelo Serri

 

Massimo Tombolini

 

Marco Bindelli

 

Goffredo Brandoni

 

Alessandro Panico

 

Franco Scolari

 

Giacomo Ciacci

 

 

 

 

 

 

 

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