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M5S, anche un anconetano
nella ‘giovanile’ lanciata
dal presidente Giuseppe Conte

RILANCIO - È Federico Giampieri e parteciperà al confronto della prossima settimana con l'ex premier stesso. L'obiettivo è puntare sui giovani per rilanciare il Movimento nei territori. Nel mentre il gruppo di Ancona critica pesantemente le politiche del governo Meloni

Giuseppe Conte nell’ultima visita ad Ancona

di Antonio Bomba

Giuseppe Conte lancia la ‘giovanile’ del Movimento 5 Stelle. A farne parte anche un anconetano ma la speranza del gruppo locale è che il numero cresca in tempi brevi.

Ad annunciarlo ai parlamentari mercoledì scorso, è stato lo stesso ex premier. Per adesso non esiste un nome ufficiale a questo progetto e pertanto ancora per un po’ si andrà avanti con questa dicitura calcistico-sportiva di ‘giovanile’.

Il tutto dovrebbe partire ufficialmente in autunno, ma già venerdì 16 giugno a Roma, Conte si confronterà con 150 ragazzi provenienti da tutta Italia e denominato ‘Network giovani, officina del futuro’. Parteciperà anche l’anconetano Federico Giampieri, candidato consigliere alle comunali da poco conclusesi. Nelle intenzioni del Presidente c’è quella di rilanciare il M5S nei territori partendo da lontano, vale a dire da giovani e ragazzi. Anche perché, sempre nell’incontro di mercoledì, Conte ha spiegato bene che, dopo l’ultima tornata di amministrative, il Movimento si presenterà solo a determinate condizioni. Pertanto, anche ad Ancona, dove dopo anni il M5S non sarà rappresentato in consiglio comunale, l’occasione è vista positivamente per un pronto rilancio in termini di iscritti e consensi.

Il candidato sindaco M5S alle ultime comunali Enrico Sparapani e la portavoce locale Lorella Schiavoni

Nel frattempo, proprio il Movimento 5 Stelle di Ancona, mediante comunicato, si schiera a fianco dei meno abbienti e di chi è in difficoltà, criticando apertamente le politiche sociali del governo Meloni: «Questo Governo una caratteristica ce l’ha, mai così chiara e così evidente, ovvero quella di privilegiare i ricchi e di affossare i poveri. Senza tentennamenti, senza dubbi, senza alcuna incertezza o indecisione. Il suo mantra è: se sei povero è solo colpa tua ed in qualche modo te lo sarai meritato. Tutta l’azione politica ruota, a ben vedere, attorno a questo concetto, declinato in più forme ed in più modi. Ruota attorno a questo concetto – entrano adesso nel dettaglio – il taglio al reddito di cittadinanza, nella cui narrazione percettore è divenuto sinonimo di nullafacente, di tossicodipendente a cui lo Stato non darà più il metadone. “È finita la pacchia”, dicono loro. È finita per la sanità pubblica e per la Costituzione che la garantisce, s’intende».

Il M5S Ancona, in tema di salute e imprenditoria, fa poi notare che secondo loro «Se vuoi un esame specialistico tocca che te lo paghi, sennò vale meglio la pena che aspetti e che speri ti vada bene. È finita per chi sperava nel salario minimo, perché la ricchezza la creano gli imprenditori ‘Briatore style’: chili di polvere sotto al tappeto, ma immagine da self made man e pizza per pochi. Sono loro gli artefici del plusvalore. Ai restanti due euro all’ora, lavorare e soprattutto tacere».

Il comunicato prosegue toccando altri punti, tra cui «Si chiama capitalismo quel gioco in cui le regole le fanno loro, punto. È finita per l’uguaglianza di tutti i cittadini e per l’uguaglianza delle condizioni di partenza, perché è uguale solo chi produce e chi produce di più deve avere di più. Ai restanti le briciole, perché è zavorra. Dunque la fine della pacchia per qualcuno significa inevitabilmente una pacchia più grande per qualcun altro: e questa è la scelta politica di questo Governo. Continua invece la pacchia per i presidenti delle squadre di calcio, liberi dall’oppressione di un fisco iniquo, continua per le banche, per le aziende farmaceutiche, per l’industria degli armamenti, con tutto il gigantesco conflitto di interessi nell’esecutivo. Liberi tutti, di inquinare, di decidere chi vive e chi muore, di armare popoli. Tutto contro il dettato della Costituzione, meglio che lo precisiamo ancora. Chi non vede il marcio che pervade ogni atto di questa politica è miope o è in malafede Tertiumnon datur».

Infine l’appello: «Il 17 giugno, a Roma, i sommersi potranno dire finalmente, e tutti insieme, basta vite precarie».

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