di Antonio Bomba
Da Andrea Raschia, ex sindacalista e tra gli intellettuali firmatari dell’appello all’unità tra centrosinistra e sinistra delle recenti comunali per battere il centrodestra, arriva un appello-invito in una lettera aperta indirizzata al nuovo sindaco di Ancona, Daniele Silvetti.
«Non trovate singolare che tra le ultime decisioni della Giunta ‘uscita’ dal Comune di Ancona la più controversa abbia raddoppiato lo stipendio per i nuovi amministratori? Deliberata tra le bordate dell’allora opposizione che tuonava: “Avreste potuto rinunciare all’aumento di stipendio come hanno fatto altri comuni italiani. 10 anni senza visione”. Sarebbe adesso auspicabile che come primo atto il nuovo sindaco cancelli quella delibera legittima, ma fuori dal tempo. Non fosse altro che per coerenza. Si riporti, dunque, l’indennità ad una misura già dignitosa, equa, decisamente più compatibile con la politica fatta di passioni, disinteresse e senso civico, amore per il prossimo ed il Bene comune».
La lettera di Raschia prosegue ponendo lo sguardo sulla sindaca uscente: «Difficile credere che, in cuor suo, Valeria Mancinelli non sapesse dell’incombente debacle elettorale. Certificata, ancor prima delle urne, da severi giudizi di una crescente moltitudine di cittadini giunti a livelli critici di sopportazione nei confronti di un’esperienza amministrativa che richiedeva netta discontinuità. Occorreva ben altro che una ‘delfina’ per fronteggiare un quadro purtroppo compromesso. Al netto, peraltro, di un bilancio di attività non certo deludente. Non avrebbero guastato giuste dosi di spirito critico e capacità di vero ascolto. Doti, a dire il vero, decisamente rare di questi tempi specie in organizzazioni politiche e di rappresentanza sociale che per definizione dovrebbero invece promuoverle. Ma, ahinoi, classi dirigenti mediocri e autoreferenziali preferiscono ‘yesman’. Valeria Mancinelli non poteva non sapere, lei, che nel 2018 aveva saputo veleggiare controvento ottenendo rielezione e indiscutibile successo personale tanto da essere incensata e portata ad esempio nel Pd di allora per reagire al declino».
La missiva di Andrea Raschia si avvia alla sua conclusione «Ha però ragione Falà, segretario provinciale dimissionario del Pd, a suggerire di non scaricare responsabilità soltanto su di lei. Un partito serio, ha il dovere di interrogarsi e comprendere. E, quando serve, assumere decisioni coraggiose. E questo vale anche per la nuova giunta».
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