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Diva, dall’infanzia a Chiaravalle
al viaggio in nave a Buenos Aires
«Indietro non si può andare»

EMIGRATA in Argentina, prima di morire a 90 anni a Rosario, ha raccontato la sua storia a Michele Monti, anche lui emigrato

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La copertina del libro

L’infanzia a Chiaravalle, nel periodo fascista, i primi ricordi, gli orrori della guerra, l’amore che alla fine trionfa su tutto e ha la meglio anche sulle macerie delle bombe, la voglia di rinascita poi il viaggio, nel 1950, su quella grande nave verso Buenos Aires, con un nodo alla gola e nel cuore la speranza di un futuro migliore. Tutto questo in una sola vita. Quella di Diva, raccontata nel libro “Diva! Con forza dall’Italia all’Argentina-Storia di un’emigrazione” da Michele Romoli, anche lui emigrato. 

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Diva

«Nel libro ho raccontato anche il lavoro, il sacrificio, i lutti ma sempre una grande forza per andare avanti, perché come mi ripeteva più volte la stessa Diva, scherzando in maniera un po’ amara , “non c’è alternativa, indietro non si può andare”». Per Monti scrivere la storia di Diva è stata una esperienza profonda: «Nel 2016 purtroppo, lei, Diva, donna forte e coraggiosa, marchigiana di Chiaravalle, ha concluso qui a Rosario la sua esperienza terrena cominciata 90 anni prima. Ma nel 2014, davanti a un mate argentino ed un caffè italiano, si è raccontata in una serie di incontri pieni di dettagli ed emozioni, che ho potuto racchiudere nella biografia che racconta così la sua vita.

È una storia in cui molti si possono rispecchiare, ma i fatti narrati sono unici nel loro genere, come unica è la storia personale di ognuno di noi. Attraverso suo figlio Javier Lucca, che ha ha partecipato in maniera determinante alla realizzazione del libro, la Femacel che mi ha fatto da ponte con la Regione Marche, è stata resa possibile la chiusura di un cerchio immaginario che comincia in Italia, passa dall’Argentina e termina idealmente di nuovo in Italia nelle righe scritte da me, un suo conterraneo che ha avuto il privilegio di ascoltare i suoi racconti».

Il libro è scritto in lingua italiana ed ha avuto grande successo tra i lettori, sia argentini che italiani, molti dei quali hanno rivisto nella storia descritta, quella raccontata dai loro nonni, dai loro genitori, o addirittura vissuta da loro stessi.

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Diva e Dina

«Sono state realizzate varie presentazioni, nella Famiglia Marchigiana di Rosario, al Comites di Rosario, alla scuola Dante Alighieri di Rosario, alla Famiglia Marchigiana di Ramallo, ecc… patrocinate dalla Regione Marche che, attraverso la Femacel, non ha fatto mancare il suo appoggio alla partenza del progetto.

Anche io sono un emigrante, italiano di Ancona. Vivo in Argentina dal 2012 e conosco la sensazione dello stare lontani dalla propria Terra amata; una sensazione di asfissìa, alleviata però dai confort della moderna tecnologia che per nostra fortuna accorcia le distanze altrimenti enormi e difficili da colmare. Questa mia condizione mi permette di analizzare la situazione dell’emigrare e di fare un parallelismo tra le varie epoche. Nel libro non mancano dati e descrizioni, ma il concetto su cui si basa l’opera è senza dubbio l’emozione: quella sensazione di vuoto che ha un italiano lontano dalla sua Terra, dal suo mare, dalla sua mamma».

La grande lucidità nell’analisi della sua propria vita passa attraverso le personali valutazioni dell’autore in questo libro di sicuro impatto emotivo che racconta un po’ la storia d’Italia e dell’Argentina: due Paesi legati da un vincolo culturale indissolubile. «Un collega e amico editore, regalandomi la prefazione per il libro, ha citato la poesia di Gianni Rodari “La valigia dell’emigrante” che rispecchia perfettamente i sentimenti di un emigrante e che riporto per intero:

“Non è grossa, non è pesante
la valigia dell’emigrante…
C’è un po’ di terra del mio villaggio
per non restare solo in viaggio…
Un vestito, un pane, un frutto,
e questo è tutto.
Ma il cuore no, non l’ho portato:
nella valigia non c’è entrato.
Troppa pena aveva a partire,
oltre il mare non vuol venire.
Lui resta, fedele come un cane,
nella terra che non mi dà pane:
un piccolo campo, proprio lassù…
ma il treno corre: non si vede più.”

La storia di Diva è la storia dell’umanità. Di quell’umanità che in ogni tempo storico è stata spinta verso l’ignoto, dalle necessità, dall’amore, dalla sua stessa natura… Fu così che popolammo ogni angolo di mondo e sarà così che, con lo stesso spirito, un giorno ancora lontano, popoleremo ogni angolo dell’universo».

 

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