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Operata da sveglia
per asportare un tumore cerebrale:
neomamma può allattare il suo bebè

ANCONA - Innovativo intervento neurochirurgico effettuato oggi dall'equipe della Divisione di Neurochirurgia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria delle Marche, diretta da Roberto Trignani, su una paziente che prima del parto, avvenuto 2 mesi fa, aveva scoperto di essere affetta da un glioma. Dopo l'operazione e per tutta la degenza ospedaliera potrà avere il suo bambino accanto

La culla del neonato allestita nella stanza di degenza della mamma operata questa mattina

 

La Divisione di Neurochirurgia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria delle Marche ha portato a termine oggi un intervento neurochirurgico innovativo da sveglia su una neomamma. All’occorrenza  la paziente potrà allattare il suo bambino di due mesi, con la culla sistemata nella stanza d’ospedale, nella fase perioperatoria e per tutto il periodo di degenza. E’ stato effettuata questa mattina l’operazione chirurgica di asportazione in “awake” di un glioma in sede frontale nella giovane mamma. La donna, una 30enne, aveva presentato durante la gestazione un episodio di crisi comiziali che ha portato alla diagnosi di un tumore cerebrale in area eloquente: appena due mesi fa la paziente ha dato alla luce un bimbo che ora viene regolarmente allattato. Il dottor Roberto Trignani, responsabile della Sosd, e una equipe multidisciplinare di cui fanno parte i neurochirurghi dottor Stefano Vecchioni e Michele Luzi, il neuroanestesista Edoardo Barboni e la neuropsicologa Silvia Bonifazi, tutti noti per l’utilizzo delle procedure neurochirurgiche in “awake”, dopo una valutazione collegiale hanno optato per questa tipologia di trattamento chirurgico col duplice obiettivo di ottimizzare la preservazione delle aree funzionali cerebrali ed evitare il carico di farmaci anestesiologici di un’eventuale anestesia generale che impedirebbe di proseguire con l’allattamento del piccolino.

«Ad un’analisi delle procedure neurochirurgiche in “awake” realizzate in questi anni presso la nostra struttura si apprezza un’implemetazione crescente di tecniche e tecnologie evolute intraoperatorie ma anche un progressivo “empowerment” del paziente nel percorso di cura.  E’ stato quasi un movimento naturale quello di far muovere parallelamente alla crescita di utilizzo di tecnologie la crescita della forza del paziente. – spiega in una nota il dottor Roberto Trignani– L’energia dell’uomo è potenzialmente infinita ed anche in un momento di difficoltà come la malattia non riuscirà mai a farsi sopraffare e dominare dalla tecnologia. Le procedure chirurgiche in awake hanno proprio questa caratteristica di consentire un’alleanza strategica tra uomo e tecnica, anzi è l’uomo che guida la tecnica ad esprimere il suo potenziale curativo. L’uomo partecipa, mette a disposizione le sue energie meccaniche, le sue energie mentali, le sue emozioni, le sue abitudini ed anche con i suoi affetti per guidare un bisturi estremamente tecnologico a realizzare una ferita che non lasci cicatrici funzionali; anzi partecipare attivamente al suo percorso di cura potenzia le energie di “resilienza” ma anche di guarigione del paziente».

Nella chirurgia in awake l’uomo, «presente in modo attivo con le sue energie migliori – aggiunge il dottor Trignani – diventa una sorta di servo-meccanismo che sa controllare fin dove può spingersi in modo sicuro la tecnologia. L’atto chirurgico diventa quasi un atto naturale, “normalizzato” nell’ambito delle attività che riempiono la vita di un individuo. La tecnologia, anche la più evoluta compresa l’intelligenza artificiale, rimarrà sempre al servizio dell’uomo, soprattutto quando l’uomo è sveglio».

 

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