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Le marinerie protestano
contro il piano Ue e la limitazione
della pesca a strascico

ANCONA - I pescatori si sono mobilitati questa mattina al porto pescherecci del Mandracchio. Il settore coinvolge nelle Marche 150 imbarcazioni per un fatturato complessivo di 150 milioni di euro. La solidarietà di Ciccioli e De Poli

La manifestazione dei pescatori questa mattina al Madracchio di Ancona

 

Mobilitazione della marinerie delle Marche, questa mattina al Mandracchio di Ancona, per ribadire il proprio no al Piano d’azione Ue che impone misure dirompenti per l’assetto del settore. L’appuntamento di oggi ha previsto una serie di iniziative promosse in tutta Italia dal mondo della rappresentanza di cooperative, imprese e lavoratori Agci Agrital. Confcooperative FedAgriPesca, Legacoop Agroalimentare, Coldiretti Impresapesca, Federpesca, Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila Pesca. Le associazioni di categoria e sindacati si sono riuniti al porto pescherecci di Ancona, al Mandracchio.

«Il Piano, promosso dal Commissario alla Pesca e all’Ambiente Virginijus Sinkevicius, prevede una forte limitazione della pesca a strascico in tutta Europa entro il 2030 e propone la creazione di ulteriori aree marine protette, senza considerare l’impatto sociale ed economico su imprese, lavoratori, territori e basandosi su dati scientifici non aggiornati e accurati. – denunciano in un comunicati le associazioni sindacali di settore -Un Piano che ci porterà alla totale dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di prodotti ittici. L’obiettivo è la salvaguardia di un settore che garantisce sicurezza alimentare e un approvvigionamento equo, salutare e sostenibile di prodotti ittici freschi e con alti standard di qualità, che rispettano le regole di tracciabilità e certificazione europea. Ma con la mobilitazione si punta anche ad assicurare un futuro a migliaia di lavoratori, cooperative, imprese, famiglie e territori».

«Lo smantellamento della pesca a strascico causerebbe peraltro – sottolineano le varie sigle – un aumento delle importazioni da Paesi in cui la pesca non rispetta la nostra legislazione in materia di ambiente, sicurezza e lavoro. In Italia la pesca a strascico rappresenta il 20% della flotta totale peschereccia – concludono Agci Agrital, Confcooperative FedAgriPesca, Legacoop Agroalimentare, Coldiretti Impresapesca, Federpesca, Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila Pesca – con 2.088 unità, circa 7.000 lavoratori, il 30% degli sbarchi ed il 50% dei ricavi. Un settore che in Europa rappresenta il 25% degli sbarchi totali di prodotti ittici e il 38% dei ricavi, con oltre 7.000 imbarcazioni». Nelle Marche coinvolge 150 imbarcazioni per un fatturato complessivo di 150 milioni di euro.

Una protesta ritenuta giusta dal capogruppo di Fratelli d’Italia al Consiglio regionale, Carlo Ciccioli. «Ancora una volta si rischia di dar vita a una concorrenza sleale per i nostri pescatori, visto che i Paesi extra-europei proseguiranno con questa tecnica. E noi che ci affacciamo nell’Adriatico ne risentiremo molto. – sottolinea Ciccioli – Come ribadiscono i rappresentanti dei pescatori i dati scientifici aggiornati e accurati sottolineano che non si crea un danno all’eco-sistema marino, anzi si contribuisce con la tecnica a strascico a pulire i fondali. Nell’immediato presente, occorre che si costituisca un fronte comune per cambiare queste nuove regole. Nel prossimo futuro, tra un anno alle elezioni europee, fare il possibile per cambiare gli attuali equilibri e dar vita a una nuova maggioranza con l’Italia, grazie all’azione di FdI, possa ritrovare la centralità che la Premier Meloni sta contribuendo a riformare dal primo giorno dell’insediamento del Governo di centrodestra».

Anche il senatore Antonio De Poli (Udc) si schiera dalla parte degli operatori ittici. «Esprimiamo la nostra contrarietà al nuovo piano sulla pesca proposto dalla Commissione Ue che, in nome di un ambientalismo ideologico, rischia di tagliare le gambe ad un intero comparto economico.- scrive in un comunicato il parlamentare – Dobbiamo restare uniti per chiedere alle istituzioni competenti di Bruxelles di fare un passo indietro per salvaguarda il futuro di imprese, lavoratori e famiglie. Il nuovo Piano, infatti, rischia di condannare il nostro Paese a dipendere dalle importazioni dei prodotti ittici. E’ una questione che il Governo sta seguendo con la massima attenzione, ascoltando le istanze delle associazioni del settore pesca. Ciò che noi chiediamo e’ di considerare l’impatto economico e sociale di questo Piano».

 

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