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Daniele Carnevali: «Conerobus non può
essere trattata come tutte le altre Tpl
presenti nella nostra regione»

LA CRISI DELLA PARTECIPATA - Il presidente della Provincia di Ancona risponde alla regione Marche sostenendo che la situazione è tale da meritare degli ampi distinguo

La sede di Conerobus

di Antonio Bomba

Crisi di Conerobus. Anche il presidente della provincia di Ancona Daniele Carnevali prende parola sull’azienda di Tpl e il suo buco di 4,5milioni di euro. Un problema per il quale il sindaco di Ancona Daniele Silvetti ha già chiesto aiuto alla regione Marche. A tal proposito l’assessore Goffredo Brandoni, che sta seguendo il problema, ha rimarcato come l’aiuto, sotto forma di anticipo del dovuto, dovrebbe essere offerto anche alle restanti Tpl operanti nelle Marche.

Daniele Carnevali, presidente della provincia di Ancona

Carnevali nel suo comunicato stampa fa subito notare come «Non si può dire che in merito alla situazione, pur evidentemente critica di Conerobus, le società provinciali di trasporti debbano per forza essere tutte uguali e che quindi non possono esserci distingui». Carnevali prosegue facendo notare come «Seguendo un atto previsto e dovuto il Comune di Ancona (per la precisione la vecchia giunta Mancinelli, ndr) ha già stanziato, anticipandole, risorse importanti, chiediamo quindi un’assunzione di responsabilità politica anche alla Regione – chiede espressamente Carnevali – come lo stanziamento, che per l’ente Regione sarebbe un atto dovuto e solo un anticipo di quello che spetta a Conerobus».

Il presidente della Provincia fa poi notare perché, a suo modo di vedere, Conerobus non è identica alle altre aziende di trasporto pubblico locale: «Basti ricordare come con una decisione coraggiosa e fortemente legata alla sostenibilità, questa società vanti il 40% circa dei mezzi a metano e sappiamo quanto abbia pesato in termini di costi il carburante negli ultimi anni, il metano in modo particolare. Non solo – prosegue – Ancona in qualità di città capoluogo di regione ha conosciuto, proprio per la notevole presenza di uffici, anche regionali, un utilizzo molto vasto dello smart working che ha inevitabilmente fatto calare abbonamenti e biglietti dei bus. Ecco perché occorre riconoscere una diversità a questa società nel concreto, che va sostenuta ed aiutata e non fatta soccombere nel nome di una parità di trattamento che non può essere accettata. È poi ovviamente giusto approfondire tutti i bilanci, ma dai loro elaborati è evidente – conclude Carnevali – come il deficit sia sostanzialmente dovuto alle due voci sopra descritte, il caro carburante e la riduzione dei biglietti venduti».

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