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Proposta di legge la caccia al lupo,
«Odio e paura sono ingiustificati»

REGIONE - Domani in consiglio regionale la proposta di legge firmata Rossi-Bilò che vuole introdurre delle deroghe. Lega per l’abolizione della caccia sul piede di guerra: «Un'operazione volta solo a eliminare i competitor dei cacciatori ed aprire la strada all'industrializzazione della carne di selvaggina»

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Le Marche riapriranno la caccia al lupo? Il rischio sarebbe concreto, visto che domani, sui banchi del consiglio regionale, arriverà una proposta di legge, firmata dai consiglieri Giacomo Rossi (Civici Marche) e Mirko Bilò (Lega), indirizzata a introdurre un deroga al divieto destinata proprio ai “canis lupus” e ai suoi ibridi.

A lanciare l’allarme è la Lega per l’abolizione della caccia con il suo delegato per le Marche Marche Danilo Baldini. «Una proposta che arriva in perfetto sincronismo con l’approvazione da parte del ministero dell’Ambiente e di quello dell’Agricoltura del decreto “Gestione e contenimento della fauna selvatica”, che prevede un piano straordinario di abbattimenti da attuare nei prossimi cinque anni e che consentirà alle Regioni di aprire la caccia agli animali ritenuti pericolosi e alle “specie esotiche invasive” con qualsiasi tipo di arma, anche quelle finora proibite, perfino nelle aree protette, nei centri abitati e in tutti i periodi dell’anno – sottolinea Baldini – Rossi, peraltro, è pure recidivo a simili iniziative contro il lupo, visto che anche due anni fa aveva proposto di aprire la “caccia di selezione” al predatore».

La proposta attuale si ispirerebbe ad un modello di normativa recentemente introdotto in Germania, che permetterebbe l’abbattimento di determinati esemplari di lupi, in relazione alle predazioni effettivamente compiute da quei particolari individui ed alla loro reiterazione su un determinato territorio. «Tutto ciò presuppone però che le vittime delle predazioni siano sottoposte ad accurate e costose indagini genetiche per risalire al dna del predatore, in modo tale che si possa dimostrare che ad uccidere sia stato proprio quel determinato lupo, piuttosto che un altro – evidenzia il rappresentante della Lac – le giustificazioni addotte per far riaprire la caccia al lupo sono prive di qualsiasi fondamento scientifico e servono solo a fomentare un clima di odio e di paura nella popolazione, specie quando si afferma che «il lupo entra nei giardini delle case, sbrana i cani e gli animali domestici nei cortili e rappresenta ormai un pericolo anche per l’uomo stesso». Tutto ciò è smentito dai dati reali, perché in tutto il pianeta, negli ultimi 150 anni, non sono mai stati registrati casi di attacchi all’uomo da parte di lupi, inoltre è dimostrato, dall’esame delle loro feci, che le loro prede preferite non sono i bambini o i cagnolini, bensì i cinghiali ed i caprioli. In realtà quindi, questa proposta di legge, con la scusa di tutelare gli allevatori, costituisce invece l’ennesimo regalo dei politici ai cacciatori, in quanto il lupo rappresenta ormai il loro maggiore competitor».

Secondo Baldini, quello della creazione di una “filiera delle carni di selvaggina” sarebbe un vecchio pallino della Coldiretti e del Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida. «Difatti è riportato chiaramente anche nel decreto di “Gestione e contenimento della fauna selvatica”, recentemente approvato dal governo Meloni, che in realtà ha solo finalità industriali, ovvero la commercializzazione su vasta scala della carne di selvaggina, da conferire poi in appositi centri di lavorazione – finisce l’esponente della Lac – l’esperienza pluridecennale ed i dati scientifici dimostrano invece che l’unica soluzione valida ed efficace per ridurre o annullare le predazioni, non è quella di riaprire la caccia al lupo, ma quella di adottare misure di prevenzione e di custodia responsabile degli animali, utilizzando adeguate recinzioni e difese, soprattutto con l’ausilio di cani pastori abruzzesi. Riaprire la caccia al lupo farebbe solo ritornare in serio pericolo di estinzione questo stupendo animale, già decimato dal bracconaggio, dagli incidenti stradali e dalla selezione naturale e priverebbe la biodiversità del predatore al vertice della catena biologica, che ricopre in natura un ruolo fondamentale nel contenimento di specie invasive ed aliene introdotte dai cacciatori».

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