di Antonio Bomba
«Acquaroli si opponga alla creazione di un centro di permanenza per il rimpatrio nelle Marche e dica no al Governo di Roma». Questa è la richiesta ufficiale che Antonio Mastrovincenzo ha fatto questa mattina al presidente della Regione Marche, attraverso un’interrogazione presentata dal consigliere del Partito Democratico e sottoscritta dal resto del gruppo consiliare.
Nello specifico Mastrovincenzo chiede: «Quale posizione ufficiale assumerà la Regione Marche nei confronti del Governo sulla possibile istituzione di un Centro di permanenza per i rimpatri sul nostro territorio? Lunedi scorso il Governo Meloni ha deliberato di estendere fino a 18 mesi il tempo massimo di trattenimento nei Cpr, Centri di permanenza per i rimpatri, degli stranieri non richiedenti asilo. Inoltre ha previsto l’approvazione di un piano, proposto dal Ministero della Difesa entro 2 mesi, per la costruzione di ulteriori Cpr, uno per Regione), in zone scarsamente popolate e facilmente sorvegliabili».
Mastrovincenzo passa poi attraverso dei dati a descrivere quella che a lui risulta essere la situazione attuale: «Attualmente i centri sono 10, di cui 9 attivi, distribuiti in 7 regioni: Puglia, Sicilia, Lazio, Basilicata, Friuli Venezia-Giulia, Sardegna e Lombardia. Ospitano 592 persone. Altre 12 Regioni, tra cui le Marche, saranno quindi coinvolte nelle prossime settimane».
Il consigliere Dem porta a sostegno della sua tesi anche il parere di alcuni esperti di diritto: «L’attuale modello, come sostenuto da molti giuristi, ha però caratteristiche di tipo detentivo: una detenzione ‘amministrativa’ in condizioni molto precarie, in strutture che spesso diventano luoghi di risse, violenze, dove l’uso di psicofarmaci è molto diffuso. A maggio scorso, la trasmissione televisiva Piazza Pulita ha trasmesso immagini sconvolgenti sulle condizioni di vita dei migranti nei Cpr, in particolare in quello di Gradisca, in Friuli. I rappresentanti – Mastrovincenzo prosegue nella sua analisi – dell’associazione Antigone, che si occupa di tutela dei diritti umani nel sistema penale e penitenziario, in visita alla struttura di Trapani hanno parlato di ‘condizioni invivibili’ e della ‘sensazione di essere in un canile più che in un Centro di permanenza’».
Il comunicato prosegue: «Nei 9 centri esistenti, come dichiarato anche da addetti ai lavori e da sindacati di polizia ci sono scontri, problemi di gestione con rischio di incolumità per poliziotti e migranti. Ampliare il numero dei Cpr allungando la durata di permanenza rischia di creare vere e proprie bombe sociali. Per la costruzione dei nuovi Cpr si prevede tra l’altro un costo di circa 100milioni di euro e per la loro gestione un impiego massiccio di risorse economiche e di personale delle forze dell’ordine, già carente anche per assicurare la sicurezza sul territorio».
La cosa, come riportato dall’Ansa, ha trovato il parere contrario di amministratori locali e presidenti di regione di centrosinistra come di centrodestra. E infatti Mastrovincenzo pone l’accento anche su questa cosa: «Diversi Presidenti di Regione si sono giustamente espressi contro l’ipotesi di costruzione di queste strutture sul loro territorio con affermazioni chiare: da Giani della Toscana, a quello del Veneto Zaia, fino a Bonaccini dell’Emilia Romagna. Nei giorni scorsi anche il Vicepresidente della Regione Marche Filippo Saltamartini ha dichiarato che in questo momento non abbiamo l’afflusso di migranti che hanno le altre regioni, quindi per le Marche non c’è l’esigenza di avere questo centro».
Dulcis in fundo, la domanda oggetto dell’interrogazione: «Ora vorremmo però capire cosa ne pensa il presidente Acquaroli: mi auguro, con poche speranze, che per una volta dica no al Governo Meloni che su un tema così complesso ha messo in campo interventi ideologici, vessatori oltreché inutili, ai limiti dell’incostituzionalità. Per affrontare il fenomeno dell’immigrazione servirebbe invece tutt’altro: promuovere corridoi umanitari, lavorare per una redistribuzione dei migranti in tutti gli Stati europei abbattendo i veti dei Paesi sovranisti a cui il Governo Meloni invece strizza l’occhio continuamente, riformare i meccanismi che riguardano il diritto d’asilo, operare per un modello di accoglienza diffusa sul territorio con il coinvolgimento – è la conclusione del pensiero di Antonio Mastrovincenzo – di tutti gli amministratori locali».
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