«Ancora una volta la pezza è peggiore del buco. Provo imbarazzo per le stucchevoli giustificazioni del vicesindaco Pizzi sulla mancata candidatura di Senigallia a Capitale della Cultura italiana. E probabilmente lo prova anche il sindaco Olivetti, visto che lo scorso luglio si era mostrato estremamente fiducioso sulla possibilità che Senigallia potesse concorrere con chance di successo al prestigioso riconoscimento, mentre adesso è costretto a trincerarsi dietro un assordante silenzio. Sarebbe invece opportuno che Olivetti chiarisse pubblicamente per quale motivo in estate è stata presentata la candidatura di Senigallia se, come sostiene oggi il suo vice, non c’erano possibilità di successo a causa della nomina di Pesaro, avvenuta ben due anni fa». A dirlo è il capogruppo regionale del Partito Democratico Maurizio Mangialardi.
«Si capisce chiaramente – afferma l’ex sindaco – che siamo di fronte all’ennesimo pasticcio amministrativo, inevitabile frutto di quel mix di incompetenza e mancanza di visione che caratterizza l’attuale Amministrazione comunale, capace solo di fare annunci senza mai concretizzare proposte utili alla città e lasciandola così sprofondare nella mediocrità. Ma mistificare la realtà non serve a mascherare gli errori che si susseguono ormai da tre anni e che tanti danni hanno arrecato e continuano ad arrecare a Senigallia. La verità è che dopo aver presentato la candidatura, nessuno della giunta comunale ha lavorato alla costruzione del dossier che sarebbe dovuto essere trasmesso al Ministero. E’ mancata la capacità di progettazione, ma soprattutto non c’è stato il fondamentale coinvolgimento del tessuto vivo della città e delle comunità vicine, dalle organizzazioni culturali alle associazioni di categoria fino ai Comuni delle vallate. Purtroppo il risultato non poteva essere che questo. Probabilmente, visto che di meglio non sono riusciti a fare, la giunta comunale, anziché rammaricarsi della nomina di Pesaro, avrebbe fatto bene a cogliere l’invito a fare rete avanzato dal sindaco Ricci, così da arricchire il valore di quella designazione e beneficiare a sua volta degli effetti».
«In ogni caso – conclude Mangialardi – è falso dire che Senigallia non avrebbe avuto carte da giocarsi. Certo, la destra che governa ora il Comune non ha fatto nulla per dare seguito al grande lavoro svolto dalle Amministrazioni del centrosinistra. Eppure la città è ancora dotata degli strumenti che abbiamo lasciato in eredità a chi ci ha seguito. Penso in particolare a una realtà come il Musinf, che oggi può giovarsi anche dei fondi previsti dalla legge regionale sulla Città della Fotografia, attraverso cui Senigallia ha iniziato a dialogare con le più importanti realtà museali del mondo: il Moma di New York, il Mam di Mosca, l’Orangerie di Parigi. Penso al nostro prezioso patrimonio artistico, sia civile che ecclesiastico, valorizzato prima dell’arrivo della destra da un intenso lavoro di recupero filologico e rigenerazione urbana del nostro centro storico. Penso alla nostra raffinata tradizione culinaria, costruita intorno a due chef stellati come Mauro Uliassi e Moreno Cedroni, che non a caso, ai tempi in cui ricoprivo la carica di sindaco, avevano permesso a Senigallia di rientrare nel ristretto novero delle Città del Gusto riconosciuto dall’Unesco. Sono solo alcuni dei fattori che avrebbero giustificato la candidatura di Senigallia a Capitale della Cultura italiana. Ma il punto è che per valorizzare questi e molti altri punti di forza che la nostra città possiede, occorre impegno e visione. Qualità che, purtroppo, sono largamente assenti nell’Amministrazione Olivetti».
«Perché non è stato presentato il dossier per Senigallia Capitale della Cultura 2026?»
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