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Dalla pittura alla videoarte:
il mondo della cultura
perde il genio di Mario Sasso

L'ARTISTA è venuto a mancare a Roma. Aveva 89 anni. Originario di Staffolo, aveva vissuto a Jesi

Mario Sasso

E’ morto ieri a Roma, all’età di 89 anni, Mario Sasso.
Nato a Staffolo e vissuto a Jesi, sua fu l’idea di quella che è diventata la videoarte.
Il suo percorso formativo iniziò negli anni Cinquanta quando, a Torino, seguì i corsi di Armando Testa alla Scuola di Grafica e Pubblicità per poi firmare, nel 1960, la prima sigla televisiva per il programma “Non è mai troppo tardi” di Alberto Manzi.
Con il trascorrere degli anni, avrà quell’intuizione che lo porterà a combinare insieme qualcosa mai fatto prima: pittura, cinema, televisione, video e computer.
Nel 1982 realizza la sigla del Tg2 e nel 1984 quella del Tg3 fino a quando l’allora direttore di Rai Due, Luigi Locatelli, lo incarica di curare la nuova immagine di rete.
Tante le firme lasciate al punto che nel 1995 vince il Premio Lombardia al Festival d’Arte Elettronica di Locarno.
Successivamente, nel 1998, con la Torre delle Trilogie commissionata da IGuzzini, composta da 60 monitor e con musiche di Nicola Sani, vince il Premio Guggenheim.

L’opera di Mario Sasso custodita a palazzo Pianetti (Comune di Jesi – Ph. Valerio Lancioni)

«Avere quell’intuizione capace di anticipare il presente, facendo emozionare, è una delle doti da riconoscere ai grandi artisti – ha ricordato il Comune di Jesi – L’arte di Mario Sasso ha saputo fare proprio questo, proporci una visione innovativa del reale sollecitando una riflessione sull’attualità. L’artista è portatore di un impegno civile e sociale, Mario Sasso ce lo ha sempre dimostrato con un sorriso infinito e una grande umiltà. Per questo vogliamo salutarlo con un’immagine della sua opera custodita a palazzo Pianetti dove un crocevia di tangenziali, vie, nomi e segni ci ricordano che nei ritmi sempre più incalzanti del contemporaneo è necessario fermarsi e accorgersi di quelle “virgole e punti dorati” che incontriamo nella narrazione della nostra vita.
I punti alla fine servono solo per iniziare una nuova frase. La tua Jesi – conclude – ti ringrazia, Mario: ti aspettiamo per una nuova storia».

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