Moto da enduro e pezzi di ricambio acquistati e rivenduti per oltre 10 milioni di ricavi non dichiarati e oltre 5 milioni di Iva evasa. La maxi evasione è stata scoperta dai finanzieri di Porto Recanati in seguito ad una complessa indagine coordinata dalla procura di Ancona.
Nel mirino un’impresa operante nella commercializzazione di moto “off road” su internet. Tre le persone denunciate per reati fiscali, un senegalese sulla sessantina residente all’Hotel House ritenuto il prestanome, un giovane motociclista italiano, meno che trentenne e residente nell’Anconetano, considerato il vero dominus del sistema e la sorella di quest’ultimo, anche lei utilizzata come prestanome. Sanzioni amministrative per altre otto persone per aver trasferito somme superiori alle soglie consentite per complessivi 110mila euro. Sequestrati più di 56mila euro in contanti, in banconote di vario taglio, divise in mazzette incellofanate e nascoste nella casa del motociclista, in parte sotto la cappa della cucina. Fondamentale anche l’impiego del cane specializzato nel trovare denaro nascosto.
Ad insospettire i militari, la crescita esponenziale del volume d’affari dell’impresa con operazioni commerciali compiute in diversi paesi d’Europa (Belgio, Spagna, Germania, Olanda, Inghilterra, San Marino) e in Italia, promosse e pubblicizzate anche attraverso siti internet e profili Facebook e Instagram. In particolare, i finanzieri hanno scoperto la l’assenza totale di dichiarazioni fiscali. L’azienda aveva la sua base operativa e logistica in un locale adibito a magazzino e ufficio, non dichiarato all’erario, nella campagna anconetana. A gestirlo il motociclista che è risultato l’effettivo titolare dell’attività d’impresa e ideatore della frode fiscale alla quale hanno partecipato anche due imprese che avevano ruolo di interposizione fittizia.
Il sistema evasivo consisteva nell’utilizzo della partite Iva due due prestanome, la sorella del motociclista in un primo momento e il senegalese poi, per acquistare moto e pezzi di ricambio da fornitori comunitari, che venivano poi rivenduti a privati e a imprese nazionali con prezzi particolarmente vantaggiosi in quanto l’Iva, indicata nelle fatture emesse, veniva incassata ma non non veniva poi versata all’Erario e costituiva di fatto il guadagno.
Nel corso delle perquisizioni sono stati acquisiti dispositivi informatici e telefonici, dai quali i militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Macerata, qualificati “Computer Forensics & Data Analysis”, e un consulente tecnico, nominato ed incaricato dalla procura, hanno potuto ricostruire i movimenti. Le indagini hanno permesso di quantificare i ricavi non dichiarati in poco più di 10milioni e 150mila euro e l’Iva evasa in 5milioni e 170mila euro. In prativa l’Iva evasa viene contestata sia ai prestanome per le fatture false, sia al reale titolare dell’impresa. E qualora non riescano a pagare quanto dovuto, il Fisco potrà rivalersi sulle imprese che hanno acquistato da loro a prezzi troppo vantaggiosi, tali da alterare il mercato. Nel corso delle perquisizioni, eseguite anche un cane specializzato, sono stati sequestrati 56.905 euro in contanti, in banconote di vario taglio, divise in mazzette incellofanate e nascoste nell’abitazione del motociclista anconetano, in parte nella cappa della cucina.
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