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Ci sono anche le Marche
tra le 12 tavole
del calendario dell’Arma 2024

ANCONA - Presentato anche al Comando Provinciale, dal comandante Carlo Lecca, non poteva mancare l'esempio della carabiniera osimana Martina Pigliapoco, ricordato nel mese di luglio dalla penna di Gramellini e l'illustrazione dello studio di design Pininfarina

Il comandante Provinciale dei carabinieri, colonnello Carlo Lecca, con il calendario dell’Arma 2024

 

Il comandante Provinciale dei carabinieri, colonnello Carlo Lecca con la tavola dedicata alla carabiniera Martina. A sinistra, il colonnello Emanuele Fanara

di Alberto Bignami

Ci sono anche le Marche nel calendario dell’Arma 2024, presentato questa mattina al Comando Provinciale di Ancona dal comandante, colonnello Carlo Lecca, affiancato dal colonnello Emanuele Fanara, comandante del Reparto Operativo del Comando Provinciale.
Un calendario che questa volta nasce da una collaborazione dello studio di design Pininfarina, che ha curato la veste grafica, con i testi del giornalista Massimo Gramellini.
Si tratta di 12 tavole nelle quali «Vengono rivissuti 12 episodi di vita reale dei carabinieri – ha commentato Lecca -. Il tema è: “Il carabiniere e la comunità”; testimonianza – ha spiegato – di presenza costante dei carabinieri in tutti i territori, anche nella più piccola realtà e comunità».
E in una di queste magnifiche tavole, è in quella del mese di luglio che viene ricordato l’esempio della carabiniera osimana, Martina Pigliapoco che, nell’ottobre del 2021, sul ponte tibetano a Perarolo, nel Bellunese, dopo quasi quattro ore di trattativa, salvò una donna dal tentativo di suicidio.
Martina, senza riportare il cognome sul calendario perché «si trovano i nomi – ha ricordato il comandante – ma non i cognomi dei carabinieri coinvolti. Il nome – ha aggiunto -, perché è giusto che ci sia; ma non si vuole esaltare il singolo carabiniere, ma il gesto: l’Arma in generale, dunque, che agisce. Un bell’esempio il suo – riferendosi alla militare – che salvò la vita di una professoressa che perse il lavoro, sfiduciata perché non riusciva a portare avanti la famiglia. Disperata, cercò di suicidarsi mettendosi a penzoloni su questo ponte. La carabiniera è arrivata sul posto e ha cercate di attirare la fiducia della donna facendo domande e raccontando poi della propria vita, spiegando che alla fine anche lei era riuscita a realizzarsi, perseverando. Così facendo – ha concluso -, entrò in empatia con la donna al punto che si abbracciarono e lei fu salvata».

La tavola in questione ha il titolo: “Fidati di me. Il potere delle parole”.
«Ci sono due donne su un ponte tibetano del Cadore – racconta la penna di Gramellini – che dondola nel vuoto a ottanta metri da terra. Della prima sappiamo solo che ha perso il lavoro e che è a tal punto convinta di avere deluso i suoi cari da voler togliere il disturbo per sempre. La seconda si chiama Martina e sta seduta davanti all’altra con le gambe distese e le mani ben visibili, come a dire: fidati di me.
Due donne e due stati d’animo opposti: Martina ha realizzato i suoi sogni: diventare carabiniere e sposare il ragazzo che ama. L’altra li ha visti evaporare uno ad uno. Martina le chiede come si chiama, ma non ottiene risposta.
Allora le domanda se le piacciono gli animali, e lì qualcosa succede, perché la donna sull’orlo dell’abisso sussurra finalmente il suo nome e dice alla ragazza in divisa: “Parlami di te”.
Martina lo fa. Le racconta delle sue sconfitte, dei quattro concorsi in cui non è riuscita a entrare nei Carabinieri, e poi del quinto in cui ce l’ha fatta.
Domanda all’aspirante suicida se ha dei figli e lei le risponde: tre. Poi pronuncia la frase che ripetono spesso i depressi gravi: “Non sono più alla loro altezza”. “Immagina sia io la tua quarta figlia”, dice Martina. Credi che preferirei una mamma morta a una mamma con dei problemi?”. La carabiniera di figli non ne ha, al marito ha detto che non si sente pronta, che deve ancora crescere, e forse sta succedendo proprio adesso. Adesso che l’altra si alza lentamente e allunga le braccia verso di lei. Martina racconterà che per un lungo istante le è sembrato di vedere il volto di sua madre»

Il “filo conduttore” che attraversa l’intera narrazione di questo calendario 2024, è una banda rossa creata dalla matita dello Studio di Pininfarina che «parte dalla Fiamma, emblema dell’Arma, e avvolge l’intera opera attraverso uno dei segni distintivi più significativi e storici dell’uniforme dell’Arma, che caratterizza i pantaloni del carabiniere. Una banda che, nell’immaginario delle italiane e degli italiani, è diventata simbolo di una forza amica, sempre presente nei momenti e nei luoghi delle nostre vite. Il rosso che, a fine calendario, si ricongiunge con quello rappresentato nel Tricolore».
Altre due opere completano l’offerta editoriale dell’anno 2024: il calendario da tavolo, dedicato anche quest’anno al tema “i Carabinieri nei Borghi più Belli d’Italia”, il cui ricavato andrà all’Opera Nazionale di Assistenza per gli Orfani dei Militari dell’Arma dei carabinieri; e il planning da tavolo, in scia con le altre opere, che è incentrato anch’esso sul tema del “controllo del territorio”. Anche stavolta il ricavato sarà devoluto ad un reparto pediatrico, individuato quest’anno nel Grande Ospedale Metropolitano “Bianchi Melacrino Morelli” di Reggio Calabria.

Minaccia di gettarsi nel vuoto, carabiniera osimana la salva: «Non vado via, sono qui per aiutarti»

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